Boom di richieste di prepensionamento all’Enel, ora tocca alle centrali

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 L’ex detentore del monopoli dell’energia elettrica in Italia, l’Enel, non sta certo vivendo un periodo sereno. La grande azienda ha dovuto rimettere mano a tutto l’impianto aziendale per cercare di ridurre il debito monster che l’attanaglia: un buco di 43 miliardi, che può essere coperto solo con un deciso taglio delle spese.

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Come solitamente accade, il primo settore al quale si mette mano è quello dei dipendenti: Enel ha proposto un piano di prepensionamenti, che è poi stato accettato, con i dovuti aggiustamenti, anche dai sindacati del settore Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiltec-Uil. Il risultato sono state oltre 5.328 domande di prepensionamento.

Le domande, che sono state effettuate come previsto dall’accordo dai dipendenti Enel ai quali mancano meno di quattro anni per il raggiungimento dei requisiti pensionistici, sono al momento al vaglio dell’Inps, che al momento pare ne abbia accolte solo 4.300.

Per sopperire alla mancanza di personale dopo questa ondata di prepensionamenti, l’Enel ha già previsto un piano per l’assunzione di 1.500 giovani (che potrebbero diventare 2.000), i quali saranno inseriti in azienda, anche se con tempistiche e modalità ancora in via di definizione, attraverso specifici percorsi formativi.

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Sulle restanti è ancora in corsa la verifica dei requisiti e delle coperture, ma Enel può iniziare a cantare vittoria: adesso il passo successivo sarà quello della dismissione delle centrali elettriche più obsolete, meno efficienti e più inquinanti, partendo dalle centrali ancora alimentate ad olio combustibile.

 

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