Borse europee in attesa del Pil Usa

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I listini mondiali sono in attesa dei dati concernenti il Prodotto interno lordo americano, che potranno variare il sentiment di Wall Street e fornire una forte indicazione alla Federal Reserve circa l’opportunità o meno di rialzare i tassi di interesse, dando così adito alla graduale stretta monetaria cominciata nel dicembre 2015 dopo otto anni di politica ultra-espansiva.


Il meeting del G7 in Giappone, che si è concluso oggi, ha preso atto del fatto che “la crescita globale resta moderata e sotto il potenziale, mentre rimangono i rischi di una dinamica economica debole”, sottolineando poi che “la crescita globale è una priorità urgente”. Nella dichiarazione finale si centrano le aspettative dei mercati quando si sostiene la necessità di usare tutti gli strumenti – monetari, fiscali e strutturali – per supportare la ripresa, anche se con i soliti toni misurati e non certo densi di ricette concrete; era però il richiamo al quale guardavano, ad esempio, gli economisti di Aberdeen nel report della vigilia del summit. Reiterato, poi, il riferimento al rischio Brexit, con una unitaria condanna come “nuovo grande rischio” che grava sulla testa dell’econonomia globale.

A corollario di questi impegni, sia la Cina che il Giappone hanno lanciato segnali che hanno sostenuto l’umore dei mercati: Pechino ha fatto sapere di avere spazio fiscale per sostenere ulteriormente la crescita domestica, mentre Tokyo ha messo in agenda il rinvio dell’innalzamento dell’Iva dall’8 al 10%, che nei prossimi mesi potrebbe deprimere i consumi. Se il petrolio ha preso poi una pausa nel recente percorso di consolidamento, il dollaro ha dato segnali di stabilizzazione.

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