Cos’è la riforma Hartz, ovvero il modello a cui si ispira Matteo Renzi per la nuova riforma del lavoro

 Matteo Renzi è stato in Germania per un incontro bilaterale con la cancelliera tedesca Angela Merkel, un incontro in cui tanto l’uno che l’altro hanno avuto di che complimentarsi: la cancelliera ha speso parole di lode per le riforme che sta mettendo in atto il giovane premier, mentre Renzi non ha avuto timore nel dire apertamente che per la sua riforma del mondo del lavoro e del welfare ha studiato e preso spunto dalla riforma Hartz, ovvero la riforma messa in atto tra il 2003 e il 2005 dal governo Schroeder.

Cerchiamo di capire, quindi, di cosa si tratta e perché questa riforma potrebbe essere utile anche in Italia.

I paesi dove le donne lavorano come gli uomini

 Da sempre e ovunque le donne hanno avuto delle difficoltà oggettive di inserimento e di carriera nel mondo del lavoro che i loro colleghi maschi non hanno mai dovuto affrontare.

Negli ultimi tempi la situazione sta migliorando, ma si è ancora ben lontani dall’avere una vera e propria parità dei sessi nel mondo del lavoro in quanto a possibilità di fare carriera e di retribuzione.

Ci sono però alcuni paesi dove le donne hanno ormai raggiunto questa agognata parità, vediamo quali sono.

► Le donne italiane oberate dalle faccende domestiche

La classifica dei paesi in cui le donne sono considerate al pari dell’uomo è stata stilata dal The Economist, che ha redatto la classifica in base ai seguenti parametri: istruzione, partecipazione in termini di forza lavoro, salario, costo degli asili, regolamentazione della maternità, numero di iscrizioni nelle business school e rappresentatività tra le posizioni senior.

La classifica dell’Economist sulle possibilità lavorative delle donne

I paesi del Nord Europa sono quelli in cui le donne sembrano avere delle maggiori possibilità di essere al pari dei colleghi uomini almeno per quanto riguarda i livelli di istruzione raggiunti e le partecipazione alla forza lavoro, anche se la retribuzione continua ad essere inferiore rispetto a quella degli uomini.

Nella parte bassa della classifica troviamo paesi come la Corea del Sud e il Giappone che hanno un tasso scarsissimo di inclusione al lavoro delle donne: qui, infatti, non ci sono donne tra i quadri e i manager aziendali e le retribuzioni sono anche del 37% più basse di quelle degli uomini.

► Le dieci migliori aziende per le donne in carriera

Anche l’Italia si trova nella parte bassa della classifica, posizione dovuta soprattutto alla scarsa presenza delle donne nel mercato del lavoro.

Quanto guadagnano i laureati italiani?

 E’ stato pubblicato in queste ore l’annuale rapporto di Almalaurea, consorzio che riunisce più di 60 atenei italiani, sulle condizioni dei neolaureati italiani.

L’immagine che emerge non è certo rosea: gli stipendi dei laureati italiani sono sotto la media europea e internazionale, inoltre, il numero dei ragazzi che decide di intraprendere un percorso di studi accademico continua a scendere.

Le dieci migliori aziende per le donne in carriera

 Le donne nel mondo del lavoro non hanno vita facile, anzi, la storia ci insegna che molto spesso, nonostante un evidente talento e una grande preparazione, le donne hanno una maggiore difficoltà degli uomini nell’ottenere il lavoro che vorrebbero.

Ma le cose stanno rapidamente cambiando e cresce costantemente il numero delle aziende che punta sul gentil sesso e sulle sue qualità, preferendole agli uomini anche nei posti di comando.

I lavori e le professioni più richieste in Europa, paese per paese

 Sono molti i giovani che in Italia stanno pensando, se non lo hanno già fatto, di andare a cercare fortuna all’estero. Prima di partire, però, bisognerebbe aver chiaro dove andare e a far cosa: per scegliere il paese migliore dove andare può risultare molto utile l’indagine pubblicata dalla Direzione Lavoro e affari sociali della Commissione europea che riporta quali sono le professione e i mestieri più ricercati in Europa.

Lavoro: urgono strategie più efficaci per i giovani

 La disoccupazione è ormai da molti anni uno dei principali tempi all’attenzione del Governo. Oggi si attesta intorno al 12,7%. Nello specifico quella giovanile ha raggiunto il 37% nella fascia che va dai 15 ai 24 anni.

Una spaventosa perdita di capitale umano con gravi e costose conseguenze economiche e sociali per il Paese. Per contrastare questo incredibile fenomeno e favorire l’inserimento dei più giovani nel mercato del lavoro le autorità di governo hanno fatto ricorso da interventi che sostanzialmente si traducono in una riduzione e, per un periodo limitato, del costo di lavoro per le nuove assunzioni a tempo determinato o per la trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato.

I dieci paesi con la più alta aspettativa di stipendio dopo la laurea

 I giovani italiani non solo non riescono a trovare lavoro, quando riescono a trovarlo, nella maggior parte dei casi, si tratta di un lavoro sotto pagato. Non per nulla in Italia si parla della generazione attuale come la “Generazione dei 1000 euro”, ovvero lo stipendio che i giovani italiani possono aspirare a percepire dopo il tanto agognato conseguimento della laurea.