Giovani e lavoro, le differenze tra l’Italia e i paesi europei dove la disoccupazione non è un problema

 In Italia non c’è lavoro per i giovani. E’ un dato di fatto che emerge dalla percentuale sempre crescente di giovani in età da lavoro che non trovano un’occupazione degna di questa nome: ormai sono poco meno della metà dei giovani in età lavorativa, il 40%, una percentuale molto simile a quella di altri paesi come il Portogallo, Cipro o Spagna, che condividono con l’Italia il perdurare della crisi economica.

I Social Network creano occupazione

 Succede sempre più di frequente che le opportunità di lavoro in Italia e in Europa passino attraverso i social network. A confermarlo è l’ultimo Kelly Global Workforce Index. Si tratta di un’analisi elaborata sul tema della ricerca del lavoro dalla società di consulenza Kelly Services, società che di preciso opera nel campo delle risorse umane.

Come rilanciare il mercato del lavoro mediante l’apprendistato

 Un maggior spazio al contratto di apprendistato, esteso magari in via provvisoria e sperimentale, porterebbe dei benefici per il mercato del lavoro? Probabilmente si. Si parla di benefici per le grandi aziende, nonché per le scuole e le università che ne uscirebbero valorizzate. Il collocamento degli apprendistati nella rete produttiva locale godrebbe da ciò.

Occorre, dunque, elevare l’istruzione tecnica e professionale, valorizzare l’orientamento e le sue attività, accrescere il placement universitario. Sarebbe, inoltre, necessario pensare a degli incentivi specifici per i tirocini, così che poi le imprese li trasformino in contratto di lavoro.

Cresce il numero degli under 35 ancora a casa con mamma e papà

 I giovani italiani sono sempre più ‘bamboccioni’, infausto termine che vuole descrivere la fascia della popolazione con età inferiore ai 35 anni che ancora vive in casa con i genitori: secondo l’ultimo Rapporto sulla coesione sociale elaborato grazie ai dati Istat, la loro percentuale è cresciuta del 2% dal 2011 al 2012.

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In totale il numero dei giovani con età compresa tra i 18 e i 34 anni non sposati che non ha ancora raggiunto l’indipendenza economica è di 6 milioni 964 mila i giovani, ovvero il 61,2% degli under 35, 31 mila in più rispetto al 2011.

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Dall’analisi dei dati dell’Istat emerge inoltre che non sono solo i più giovani a vivere ancora in famiglia: tra i 18 e i 24 anni la quota dei ‘bamboccioni’ arriva a 3 milioni 864 mila, più o meno la stessa cifra della fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni, con una maggiore concentrazione nelle regioni del Sud.

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A dimostrazione però che i ‘bamboccioni’ non vogliono essere tali arriva un sondaggio di Sanpellegrino Campus, secondo cui la maggior parte di questi giovani sono disposti anche a a fare dei lavori che non hanno nulla a che fare con il percorso di studi fatto pur di arrivare alla tanto agognata indipendenza economica: il 62% degli intervistati, infatti, ha dichiarato di essere propenso anche ad un lavoro come commerciante, il 16% come assistente socio-sanitari (16%) e promoter (16%), l’artigiano (15%), il barman (13%),il cuoco (12%), l’idraulico (6%) e l’agricoltore (2%).

Le retribuzioni salgono solo dell’1,3 per cento a novembre 2013

 L’Istat ha recentemente pubblicato i dati relativi all’andamento delle retribuzioni italiane nel mese di novembre 2013. Nel penultimo mese dell’anno le retribuzioni orarie percepite dagli italiani sono salite solo dell’1,3 per cento, un incremento piuttosto basso anche a livello storico che spiega la difficile situazione economica di fine anno. 

Retribuzioni medie in Italia diminuite di 832 euro l’anno

 La Banca d’Italia ha pubblicato il rapporto sulle economie regionali che ha messo in luce come le retribuzioni degli italiani, per quasi tutte le categorie di lavoratori dipendenti, abbiano subito un calo particolarmente consistente nel biennio 2010 – 2012.

Come si legge nel rapporto di Bankitalia, la retribuzione media di un lavoratore dipendente registrata per il 2010 era di 1.328 euro al mese, nel 2012 lo stipendio medio è arrivato a 1.264 euro. Il calcolo è stato effettuato considerando le tredici mensilità che spettano ai lavoratori dipendenti (i dodici mesi dell’anno più la tredicesima mensilità).

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Nello specifico, secondo la Banca d’Italia, dal 2010 al 2012 le retribuzioni nette dei lavoratori dipendenti sono diminuite di 64 euro al mese: in due anni, quindi, la perdita per ogni lavoratore è stata di più di 1.600 euro, considerando che mediamente in un anno i lavoratori dipendenti hanno perso 832 euro.

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Bankitalia evidenzia che non ci sono state regioni che hanno mostrato cali più o meno forti: la retribuzione media mensile persa nel biennio 2010 – 2012 al Sud e nelle Isole è stata di 62 euro al mese, al Centro di 65, nelle Regioni del Nord Est di 64 euro e in quelle del Nord Ovest di 62 euro al mese.

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La comparazione dei settori produttivi, invece, ha evidenziato una perdita più marcata per il comparto dei servizi (-70 euro i servizi di mercato e -71 euro quelli non di mercato), per il settore privato, dove sono stati persi 60 euro al mese, per le costruzioni (34 euro al mese) e per l’industria (47 euro).

Laurea e lavoro, i migliori indirizzi di studio per trovare subito lavoro

 Sono sempre di più i laureati che rimangono senza un’occupazione anche dopo un brillante percorso accademico. Il problema, da un lato, sta nella stagnazione del mercato del lavoro in Italia conseguente alla crisi economica che non lascia spazio ai giovani e alle nuove leve, e, dall’altro lato, la responsabilità sta nella scelta del percorso da affrontare.

Infatti, soprattutto in tempi di profonda crisi come quello che stiamo vivendo, l’indirizzo di studi da intraprendere all’università è condizionato dagli sbocchi professionali che questi aprono agli studenti. I tempi sono cambiati e sono cambiati anche i titoli di studio che garantiscono un lavoro dopo il conseguimento della tanto agognata laurea e una retribuzione mensile commisurata all’investimento fatto.

Quali sono le lauree più spendibili sul mercato?

E’ ormai risaputo che le lauree in materie umanistiche, almeno negli ultimi 10 anni, non garantiscono nessuna certezza per il futuro, anzi. Le lauree che aprono le migliori porte per il futuro, sia in termini di occupazione sul breve periodo sia in termini di remunerazione sul lungo periodo, sono economia e ingegneria.

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Laurearsi in economia porterà a guadagnare circa 26 mila euro in più all’anno di chi si è laureato in lettere, mentre un ingegnere avrà accesso ad uno stipendio più alto di circa 25.500 euro di quello di un letterato.

La remunerazione però, non dipende solo dal percorso di studi scelto: in Europa persiste ancora una profonda differenza tra i compensi degli uomini e delle donne: le donne guadagnano in media circa il 17% in meno rispetto agli uomini ogni ora di lavoro.

Nuovo record disoccupazione, ad ottobre sono più di 3 milioni

 Non è certo una novità parlare di disoccupazione in Italia. Il nostro paese è in questa morsa da molto tempo e la situazione politica ed economica non aiuta certo ad incamminarsi sulla via della ripresa.

Continua a crescere così anche ad ottobre 2013 il numero dei disoccupati italiani che ad ottobre 2013, secondo i dati provvisori dell’Istat, si è attestato a 3 milioni 189mila unità. Un numero che non è peggiorato di molto rispetto al mese precedente, ma che se confrontato su base annua si mostra in tutta la sua drammaticità: l’aumento tendenziale rispetto allo stesso periodo dello scorso anno è del 9,9%.

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A soffrire di più della mancanza di lavoro in Italia sono i giovani: il tasso di disoccupazione giovanile nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni ad ottobre 2013 è stato del 41,2%, una percentuale mai registrata da quando sono state avviate le registrazioni mensili e trimestrali da parte dell’Istat.

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Anche nella fascia di età tra i 18 e i 29 la situazione non è migliore, nel terzo trimestre 2013 il tasso di disoccupazione è stato del 28% (+5,2 punti su base annua), con un numero di disoccupati che arriva a toccare 1 milione 68mila unità.

L’Istat, inoltre, rimarca anche che il numero degli scoraggiati è in costante aumento. Gli scoraggiati sono coloro che, pur essendo in età lavorativa o in età di studio, non fanno né l’uno né l’altro né cercano un lavoro, convinti di non riuscire a trovarlo: il loro numero nel terzo trimestre 2013 a 1 milione 901mila, cifra mai registrata prima dall’Istat.

Spending review, tagli anche a impiegati pubblici

 Nella spending review in relazione alla Legge di Stabilità sono previste brutte notizie come licenziamenti, mobilità e turn over riguardanti i dipendenti statali e pubblici, per cui per il 2014 è stato già stabilito il blocco del contratto e dello stipendio.