Donne e lavoro, ancora troppo bassa la partecipazione femminile

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 Christine Lagarde ha pesantemente bacchettato l’Italia: nel Paese c’è un’evidente arretratezza nella partecipazione delle donne al mondo del lavoro, una mancanza che rischia di creare non pochi problemi per tutta l’economia.

Il tutto, mentre si continua a parlare della necessità di introdurre delle quote rosa al Governo.

Insomma, sembra che in Italia ci sia la necessità di imporre per legge la partecipazione delle donne nel mondo della politica e in quello del lavoro, senza che però si stia facendo nulla perché questo accada davvero. Al di là della polemica sulle quote rosa, che potrebbero sembrare alla stregua di un insulto per quelle donne che non sentono di aver bisogno di tutele in tal senso, qui si parla di un mercato del lavoro che continua a preferire l’assunzione di uomini, anche se le donne, dato che in Italia 60 laureati su 100 fanno parte del gentil sesso, non sembrano mancare in preparazione ed esperienza.

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I motivi delle poche donne al lavoro in Italia sono presto detti: le donne hanno sulle proprie spalle tutto il carico della gestione famigliare e dei figli e non hanno delle reti di protezione che permettano loro di reintegrarsi facilmente nel mondo del lavoro dopo la maternità.

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Molti paesi, sia in Europa che fuori, stanno cercando delle soluzioni al problema – In Olanda esistono dei contratti flessibili studiati ad hoc, in Giappone si stanno predisponendo centri per la cura dell’infanzia – mentre in Italia l’unico passo fatto al momento è stato quello di introdurre il concedo di paternità (che dura un solo giorno).

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La prima cosa da fare, quindi, è fare in modo che le donne abbiano un sostegno per la cura della famiglia, un cambiamento che è più che altro culturale, e, successivamente, fare in modo che le aziende abbiano la stessa convenienza nell’assunzione delle donne e degli uomini.

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