Fiat, la revisione della fusione con Chrysler, modificherebbe il prezzo di recesso

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 «Nessuna intenzione di modificare il tetto dei 500 milioni stanziati per i soci contrari. L’operazione va avanti come è stata approvata»

«Resta fermo a 500 milioni il tetto entro il quale devono rimanere i recessi Fiat per garantire la fusione con Chrysler». È proprio la Fiat, per mezzo di un portavoce, a ufficializzare le proprie finalità nel caso in cui un numero troppo alto di azionisti chieda di astenersi a prendere parte all’integrazione con Chrysler esercitando il diritto di farsi liquidare l’investimento che non è più uniforme con il cambiamento della società. La Fiat ha smentito «voci di stampa» secondo cui « la Fiat potrebbe convocare un’assemblea straordinaria per rinunciare o elevare il limite di 500 milioni cui la fusione è subordinata, se tale limite fosse superato». Se questo dovesse accadere, «l’assemblea potrebbe semplicemente approvare un nuovo progetto di fusione – viene spiegato – il che condurrebbe alla fissazione di un nuovo prezzo del recesso sulla base del più recente corso del titolo e ridurrebbe gli esborsi».

La fusione Fiat-Chrysler, potrebbe non avvenire più. I dubbi dei soci

Sembra niente più niente meno che  un avvertimento per il mercato, e gli azionisti, che riprendere in mano la fusione significherà avvantaggiare il gruppo, con un taglio al prezzo del recesso. Un azzeramento probabile, ma non tanto certo, alla luce dei tecnicismi legati a tale scelta e ai recenti movimenti del titolo. Prima di ogni altra cosa, il diritto di «tirarsi indietro» non spetta a tutti. Ma soltanto  a coloro che avevano in portafoglio le azioni Fiat al 31 luglio 2014 e, in seguito, non hanno movimentato i titoli. Oltre a ciò, aderirvi da un punto di vista prettamente pratico, non è semplice per un piccolo risparmiatore.

 

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