Istat, aumentate le retribuzioni contrattuali

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Sono aumentate le retribuzioni contrattuali: ad aprile, secondo quanto dichiarato dall’Istat, hanno fatto registrare un incremento pari allo 0,2% in confronto al mese di marzo e dell’1,2% nei confronti di aprile dello scorso anno.

Complessivamente, nei primi quattro mesi del 2015 la retribuzione oraria media è cresciuta dell’1,1% rispetto al corrispondente periodo del 2014. L’inflazione di aprile ha fatto segnare un +0,2% su base mensile, ma su base annua è calata dello 0,1%: evidente la crescita delle retribuzioni, se rapportate dunque alla dinamica dei prezzi annua.

Tornando ai dati sugli stipendi, l’Istat segnala che hanno fatto registrare un incremento tendenziale dell’1,6% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della Pubblica amministrazione, interessati dai noti blocchi. I settori che ad aprile presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: energia e petroli (3,0%), gomma, plastica e lavorazione minerali non metalliferi (2,8%) e metalmeccanica (2,7%). Si registrano variazioni nulle in tutti i comparti della pubblica amministrazione.

Torniamo a quanto dichiarato a inizio maggio dall’Istituto:

Durante il periodo della crisi, gli operai hanno perso quasi 1.700 euro di potere d’acquisto complessivo, i dirigenti – che ovviamente partono da un livello retributivo ben più alto – hanno visto andare in fumo quasi 6mila euro. Quelli che hanno tenuto meglio sono stati gli impiegati (-254 euro), mentre una forte contrazione ha coinvolto i quadri (sopra 4mila euro).

Un quadro fosco, se poi si considera che l’Italia che prova a uscire dalla crisi economica più lunga della storia con l’aiuto della Banca centrale europea e il calo dei prezzi del petrolio, ma ancora non riesce a intaccare il Moloch della disoccupazione.

Cosa sta cambiando? Alla fine del mese scorso, la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 41,8% nel totale dell’economia e del 24,8% nel settore privato. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 49,1 mesi per l’insieme dei dipendenti e di 31,6 mesi per quelli del settore privato.

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