Un italiano su quattro si affida al mercato del falso

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Mercato del falso: acquistare materiale illegale accade sempre più frequente: un italiano su quattro, stando all’ultimo rapporto della Confcommercio, ha asserito di aver acquistato prodotti falsi.

Il 27% dei consumatori ha acquistato almeno una volta nell’anno in corso un prodotto o un servizio illegale (+1,4% in confronto al 2013).

Questo è il rapporto elencato dalla Confcommercio:

Tra i prodotti contraffatti più in voga occorre menzionare l’abbigliamento (46,6% quest’anno rispetto al 41,2% del 2013, con un aumento di oltre il 5%); i prodotti alimentari (38% nel 2014 contro il 28,1% dell’anno precedente, con un aumento del 10% circa); orologi, gioielli, occhiali (33% quest’anno rispetto al 29,2% del 2013); prodotti di pelletteria (24,9% nel 2014 contro il 26,9% dello scorso anno); scarpe e calzature (23,3% quest’anno rispetto al 21% dell’anno precedente); farmaci e prodotti parafarmaceutici (21,2% contro il 15,1% del 2013). Questi i principali risultati dell’indagine sull’illegalità, la contraffazione e l’abusivismo in vista della giornata di mobilitazione nazionale “Legalità, mi piace” che si terrà il 26 novembre. Da sottolineare la crescita dell’acquisto di alimentari (+9,9%) e di farmaceutici contraffatti (+6,1%), a testimonianza di quanto la crisi stia incidendo sui bilanci delle famiglie. Per tre consumatori su quattro l’acquisto dei prodotti illegali o l’utilizzo di servizi irregolari è piuttosto normale ed è utile per chi è in difficoltà economica.

Due aziende su tre non accettano per nulla questa situazione. I motivi? Queste imprese si considerano assolutamente danneggiate dall’azione dell’illegalità (+4% rispetto al 2013). Nel contempo per oltre l’80% delle aziende la recessione economica sta avvantaggiando il mercato dei prodotti illegali e l’esercizio abusivo delle professioni. Tra gli effetti più nocivi che sono stati prodotti dalle diverse metodologie di illegalità le imprese del commercio, del turismo e dei servizi indicano principalmente la concorrenza sleale (pari al 60,8%).

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