Moda, il Sud Italia è fonte di innovazione

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La moda? Al Sud Italia è fonte di innovazione. Vestiti e calzature, il made in Italy artigianale e di qualità che piace soprattutto all’estero, portano aventi lo sviluppo e riflettono l’immagine positiva dell’intera industria manifatturiera italiana.

 

La buona notizia è che c’è un Sud che innova e produce, come confermato dal centro Studi ricerche Mezzogiorno connesso al gruppo Intesa San Paolo, il quale scandaglia con una nuova indagine il mondo della moda; tutto il glamour a colori e in bianco e nero tra tradizione, innovazione ed export.

C’è un Sud che suda a tirare il carro verso la ripresa con le sue 20 mila imprese, medie, piccole e piccolissime, che sono il 22,4% della filiera nazionale, 100 mila occupati, con 6,6 miliardi di euro di fatturato e 2,3 miliardi di euro in valore aggiunto. Una spirale virtuosa, sostengono i ricercatori di Srm, che porta a 2,2 miliardi la quota di esportazione, il 50% verso Paesi non europei, e, nonostante la crisi, la capacità di farsi strada in nuovi mercati. Un Sud che pesa sul totale della moda italiana per l’8,4% del fatturato e per l’11% del valore aggiunto.

Non zavorra, dunque, ma leva del Tac, acronimo di Tessile, abbigliamento e calzature, settore nel quale il nostro Paese, con un fatturato totale di 78,5 miliardi di euro, supera di slancio i quattro principali stati europei, Germania, Francia, Spagna e Regno Unito, che messi insieme fatturano 68,4 miliardi di euro. Con 85 mila imprese attive e 546 mila occupati, il sistema del made in Italy sul totale delle imprese manifatturiere conta per il 16,8%. Gli addetti della filiera sono il 13,3% del totale dei manifatturieri. Per far girare i prodotti, il sistema distributivo che è componente cruciale da cui possono dipendere le sorti dell’impresa stessa, l’Europa conta 750mila 506 imprese e totalizza 424 miliardi di euro di fatturato. Su questo versante, l’Italia con 62 miliardi di fatturato, è terza dopo il Regno Unito (70,5 miliardi di euro) e la Germania (70,1 miliardi).

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