Nestlè, per il gruppo ci sono troppi dipendenti full time

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 Nestlè ha annunciato ai sindacati la volontà di cambiare i contratti a tempo indeterminato e a tempo pieno in forme più flessibili, accendendo le critiche dei sindacati, che hanno immediatamente proclamato lo stato d’agitazione.

La notizia è stata diffusa dal coordinamento sindacale e dalle segreterie nazionali Fai, Flai e Uila. “Venerdì si è svolto l’incontro per il rinnovo dell’integrativo di gruppo – è stato scritto in una nota – contrariamente alle consolidate relazioni sindacali e alle esperienze del passato l’azienda ha posto come pregiudiziale la soluzione di alcune problematiche organizzative in tre siti (Perugia, Frosinone, Parma) prima di affrontare la discussione dei punti della piattaforma. La proposta dell’azienda per tre siti risulta impraticabile: trasformare il contratto di lavoro da tempo indeterminato e tempo pieno in altre forme contrattuali per centinaia di lavoratori intaccherebbe i diritti dei singoli dal punto di vista del reddito e previdenziali”.

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Sara Palazzoli, segretaria Flai dell’Umbria entra nei particolari della vertenza. “La questione – dice – è sempre quella della cosiddetta ‘curva bassa’ produttiva che riguarda sia il cioccolato prodotto nello stabilimento Nestlè Perugina di San Sisto”, dove si producono i ‘Baci’, “sia il gelato dei siti di Parma e Ferentino, in provincia di Frosinone.

Cassa integrazione per la Nestlè

Su questa problematica, da tre anni la dirigenza Nestlè torna alla carica con ricette diverse per risolvere il problema costituito, dal loro punto di vista, dall’eccesso di dipendenti full time in questa fase di calo produttivo. Prima ha cominciato proponendo il cosiddetto ‘patto generazionale’ tra padri dipendenti e figli, poi quest’anno la cassa integrazione. Ora subordina il confronto sull’integrativo alla riorganizzazione del lavoro nei tre siti italiani: una soluzione per noi inaccettabile”.

 

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