Bollo di transizioni procurerà al fisco tre miliardi di gettito

La reintroduzione dell’Imu è stata preferita di recente all’introduzione della patrimoniale. Pare che il Premier Mario Monti abbia fatto la scelta giusta, a considerare dai dati provenienti dal Ministero dell’Economia.

Scrive Mf:

“Nel computo globale delle entrate tributarie dei primi 10 mesi del 2012 l’inaspettato ruolo di star l’ha avuto persino il bollo sulle transazioni finanziarie, che ha fatto portare nelle casse dello Stato, senza colpo ferire e senza possibilita’ di scampo, la bellezza di 3 mld di euro. Se si aggiungono gli oltre 3,5 mld di euro attesi quest’anno dall’Imu sulla prima casa, reintrodotta dall’esecutivo dei tecnici, e i super-aumenti sulle seconde e terze unita’ immobiliari, il gioco e’ fatto: il salva-Italia si e’ tramutato in un tassa-Italia”.

Mf prosegue parlando delle Mosse del Governo Monti:

“Nell’ambito di una congiuntura economica gia’ molto difficile, tra gennaio e ottobre di quest’anno le entrate sono comunque aumentate del 4% (322,814 mld, 12,343 mln in piu’ rispetto a un anno prima). A tenere in piedi la baracca sono state proprio le voci delle nuove gabelle fiscali inserite nel primo decreto legge dell’esecutivo Monti. Per il Tesoro sono “in crescita significativa” l’imposta di bollo, che ha registrato un incremento del 126,6% (+3,082 mld)”.

Ecco, invece, i dati rilasciati dal Ministero dell’Economia:

“Le imposte dirette sono aumentate del 5% (+8,234 mld). Il gettito Ire ha evidenziato un lieve incremento dello 0,3% (+442 mln). Positivo il gettito dell’autoliquidazione (+1%, ossia +137 mln) e in crescita il gettito Ires, che si e’ attestato a 20,578 mld (+1,1%, pari a +231 mln). Il tutto, occorre ricordare, con un Paese in recessione e il Pil in calo quasi del 2,6%. Si e’ poi registrato un significativo incremento dell’imposta sostitutiva su ritenute, interessi e altri redditi di capitale (+2,866 mld, pari a un +53,9%). Male il gettito Iva: pur in presenza di un aumento di un punto percentuale dell’aliquota (dal 20 al 21%), gli incassi sono diminuiti di 1,7 mld”.

Lo Stato pressa per le entrate tributarie

Le entrate dello Stato sono cresciute in virtù dell’Imu, della tassa sulla benzina e dell’imposta di bollo. A discapito, ovviamente, sui piccoli risparmiatori.

Così, da gennaio ad ottobre 2012 ben 322,814 miliardi di euro sono stati messi a registro nelle entrate tributarie erariali. La crescita complessiva è di +12,343 miliardi, dunque del 4%.

Un ottimo bilancio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A rendere noti i dati è il Ministero dell’Economia:

“Ai fini di un confronto omogeneo, al netto dell’imposta sostitutiva una tantum sul leasing immobiliare registrata nel mese di aprile 2011, le entrate tributarie erariali presentano una crescita tendenziale pari al 4,4% (+13,602 miliardi). Pur in presenza di una congiuntura fortemente negativa la dinamica delle entrate tributarie conferma la tendenza alla crescita a ritmi superiori rispetto all’analogo periodo dello scorso anno per effetto delle misure correttive varate a partire dalla seconda metà del 2011. In particolare, alla variazione positiva delle entrate che affluiscono al bilancio dello stato hanno contribuito il gettito della prima rata di acconto dell’imu che è risultato in linea con le previsioni, l’imposta sostitutiva su ritenute, interessi e altri redditi di capitale, l’imposta di bollo e l’imposta di fabbricazione sugli oli minerali”.

 

Squinzi: “Aziende italiane devono puntare su import/export”

Tutti colpiti dalla crisi economica. Sia i giovani sia i pensionati. Tutti pagano a caro prezzo il disagio di questi ultimi tempi. Precariato e imprese sono due rette parallele che non si incontrano mai. Così la crisi continua a fare effetto e mietere vittime.

La notizia che molte multinazionali sono in fuga dall’Europa non è dunque la più brutta della settimana, ma le fonti ufficiali provano a cercare i rimedi. O meglio, provano a correre ai ripari. Colpa della burocrazia?

E le aziende italiane, invece, come stanno? Stanno a galla ma provando molta difficoltà ed è tempo di trovare una soluzione. A pensarci è Squinzi, Presidente di Confindustria che durante una conferenza presso l’Ambasciata italiana a Bruxelles fatta per ricevere il Premio Europa 2012 ha dichiarato:

“Resiste il ‘made in Italy’ e per questo motivo le aziende pensano a investire all’estero cercando nuove quote di mercato. Appare fondamentale accelerare il rafforzamento dell’Euro, che si basi su una Banca centrale europea con più poteri. Mi preme sottolineare l’importanza del calo dello spread, che secondo me porterà a meno manovre per raggiungere il pareggio di bilancio”.

Squinzi si è anche soffermato a discutere di diversi nodi politici che strangolano l’Italia da qualche mese.

 “Io quello che mi auguro è che esca dalle urne un governo forte con una base parlamentare solida che riesca a superare gli scogli delle navigazioni parlamentari che stiamo vedendo ad esempio con il decreto sulla crescita, sulla stabilità e sulla delega fiscale. Non so cosa riusciremo a portare a casa in questa legislatura”.

Stabilità, Berlusconi boicotta Monti

Pesante dietrofront del centro-destra. Ed ora? Il Governo Monti rischia di cadere dopo il sì del Senato alla fiducia sul maxiemendamento messa dall’esecutivo sul decreto sviluppo. Il Popolo delle Libertà, uno degli azionisti della maggioranza successiva allo scioglimento del Governo Berlusconi, si è però astenuto.

Un chiaro segnale che Berlusconi e i suoi non sostengono più l’esecutivo Monti?

Molto probabile. Tutto sarebbe successo dopo un’intervista televisiva in cui il Ministro Corrado Passera avrebbe bocciato il ritorno in politica del ‘Cavaliere’.

Così, il Popolo delle Libertà ora vuole far cadere il Governo Monti.

Nel pomeriggio lo ha confermato anche Fabrizio Cicchitto:

“Confermo il passo indietro del Pdl nel sostegno al Governo Monti, e in particolare all’atensione dal voto del gruppo per non far mancare il numero legale, elencando una serie di dati negativi (dall’aumento della pressione fiscale al rallentamento dell’economia e all’incremento della disoccupazione), ma ribadendo l’interesse comunque ad approvare la legge elettorale e il ddl Stabilità. Ogni partito fa i conti con la sua base sociale, spiega, noi la facciamo con la rivolta che é in corso da parte dei piccoli imprenditori, commercianti e artigiani che ci dicono che la misura é arrivata a un livello”.

Calcolo della propensione al rischio e allocazione finanziaria

 Quando si decide di investire un patrimonio è necessario, prima di procedere alle contrattazioni vere e proprie, capire quale sia la sua migliore allocazione possibile in base al profilo dell’investitore. In questa decisione entrano in gioco diverse variabili, come il reddito e le spese che l’investitore è chiamato a sostenere.

Un’altra variabile fondamentale per la scelta dell’allocazione del patrimonio è la propensione al rischio dell’investitore, ossia la sua capacità di tolleranza delle fluttuazioni del valore del patrimonio. Pur essendo una variabile importantissima, la propensione al rischio è molto difficile da definire con precisione, soprattutto per il fatto che gli strumenti a disposizione per il suo calcolo sono aleatori e basati su situazioni ipotetiche.

A questa difficoltà iniziale si aggiunge anche il fatto che l’individuo che vuole investire potrebbe non dare delle informazioni precise e veritiere e la sua propensione attuale potrebbe cambiare nel corso del tempo.

Per questo motivo, prima di procedere alla scelta dell’allocazione finanziaria del proprio patrimonio è necessario essere consapevoli con la maggiore precisione possibile delle conseguenze di ogni allocazione finanziaria sul patrimonio futuro, tenendo conto delle entrate e delle spese. Solo un’attenta pianificazione finanziaria, basata su calcoli specifici delle entrate e delle uscite, è in grado di orientare in maniera precisa la scelta di portafoglio.

Pronto il piano d’azione della Commissione Europea contro l’evasione

 Algirdas Semeta, commissario europeo per la fiscalità e l’unione doganale, l’audit e la lotta antifrode, non ha dubbi:

Ogni anno nell’UE si perdono mille miliardi di euro a causa dell’evasione e dell’elusione fiscali. Non si tratta soltanto di una scandalosa perdita di entrate estremamente necessarie, ma di una minaccia per la giustizia fiscale. Sebbene gli Stati membri debbano potenziare le misure nazionali per la lotta all’evasione fiscale, le soluzioni unilaterali non saranno sufficienti. In un mercato unico, nel contesto di un’economia globalizzata, le incoerenze e le lacune nazionali diventano il terreno di gioco per chi cerca di eludere la tassazione. Una posizione forte e coesa dell’Unione nei confronti degli evasori fiscali, e di coloro che li agevolano, è quindi fondamentale.

Nel piano d’azione presentato oggi in Comissione Europea, si auspica che l’Unione Europea, per mezzo delle sue istituzioni e dell’operato delle singole unità nazionali, si schieri, in maniera forte e coesa, contro i paradisi fiscali, anche attraverso misure specifiche per convincere i paesi terzi ad applicare le norme di governance dell’Unione.

In secondo luogo Semeta ha ribadito la necessità di una pianificazione fiscale aggressiva, che vada a colmare le lacune legislative e a chiarire i tecnicismi che fino ad ora hanno permesso l’evasione e l’elusione fiscale, cercando di creare le condizioni per cui la tassazione si basi sulla reale possibilità economica di ogni azienda che opera nell’Unione.

Tra le altre misure suggerite dal piano d’azione contro l’evasione ci sono: un codice dei contribuenti, un codice di identificazione fiscale dell’UE, un riesame delle disposizioni antiabuso delle principali direttive comunitarie e gli orientamenti comuni per la tracciabilità dei flussi di denaro.

Record cassa integrazione: un miliardo di ore da inizio anno

 La stima fatta dall’Inps nel mese di ottobre si è rivelata più che precisa: le ore di cassa integrazione richieste ha superato il miliardo prima della fine dell’anno.

Nel mese di novembre si è registrato un aumento delle richieste di cassa integrazione del 5,1% rispetto ad ottobre del 2012 e del 27,5% rispetto a novembre del 2011. Peggiora la situazione l’impennata delle richieste di disoccupazione, che nel mese di ottobre sembrava essersi arrestata: i datti rivelano un aumento del 12,84% su ottobre 2011 e del 47,68% rispetto a settembre 2012. Cresce anche il numero di richieste di mobilità, con un +69,47% tendenziale e un +67% sul mese precedente.

Si conferma rafforzata la tendenza all’aumento di richieste di cassa integrazione riproponendo l’andamento del 2010, quando furono autorizzate 1,2 miliardi di ore, piuttosto che quello del 2011, quando non venne raggiunto il miliardo. La difficoltà del sistema produttivo e del mercato del lavoro si misura tutta in questi dati.

Questo il commento del presidente Inps Antonio Mastrapasqua, che sottolinea anche che l’aumento tendenziale delle richieste è dovuto, in larga parte, alle autorizzazioni del settore industriale, seguito da quello edile.

Anche il commento della Cgil è dello stesso tono di quello di Mastrapasqua e evidenzia come questo aumento sia un vero allarme sociale che necessita di interventi mirati, soprattutto per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, nell’immediato.

E’ urgente  – commenta Serena Sorrentino, segretario confederale – rifinanziare adeguatamente gli ammortizzatori sociali in deroga, vista l’incidenza della crisi quanto stanziato basterà solo per i primi mesi del prossimo anno.

 

Calo repentino dell’Arabica

 E’ un momento topico per il mercato delle materie prime e si osserva quel che sta accadendo alla miscela arabica, si capisce bene anche il perché.

Le quotazioni del caffé arabica sono in fatti scese all’improvviso nella giornata di ieri. Tendenzialmente è un po’ di tempo che le quotazioni di questa materia si flettono, ma la scorsa settimana c’era stato un tentativo di ripresa che avrebbe portato un po’ di respiro alle prospettive economiche dei paesi che sono i maggiori produttori di miscela arabica.

Invece all’ICE anche la seduta del 4 dicembre si è chiusa con un ribasso del 3,1 per cento che ha portato il prezzo dell’arabica a 137,35 cents per libbra. Si tratta della quotazione minima da due anni e mezzo a questa parte. Molto è stato fatto però nel 2012.

Dall’inizio dell’anno che sta per concludersi, infatti, il prezzo dell’arabica è diminuito di oltre un terzo del suo valore e tra le materie prime si tratta della peggiore performance. Rispetto al 2011 c’è stato addirittura un calo del 50% del valore delle quotazioni che nel maggio del 2011, per esempio, avevano raggiunto i 3 dollari per libbra.

Un record positivo, in quel caso, che non si registrava da 34 anni. Tutto si spiega con la vendita dei chicchi di caffé che sono molto più a buon mercato che in passato.

Avvocati e previdenza integrativa: l’assicurazione Generali

 Hai già fatto il calcolo della pensione che otterrai nel momento in cui deciderai di appendere la tua professionalità al chiodo? Bene, nel caso in cui tu sia un avvocato o un libero professionista, ti sarai accorto che ti aspetta una scopertura previdenziale molto elevata.

Vuol dire che l’assegno pensionistico che un avvocato percepisce alla fine della sua carriera è circa il 33% dell’ultimo stipendio portato a casa. Per questa categoria di lavoratori la previdenza complementare può essere importante anche se sarà necessario pagare diverse migliaia di euro per ottenere un assegno integrativo del 7%.

La soluzione pensata dal Gruppo Generali è tra le più competitive. Il caso è quello di un avvocato di 50 anni che eserciti la professione da 20 anni. La sua pensione pubblica sarà pari al 33 per cento circa dell’ultimo reddito. Generali ha pensato anche per gli avvocati una soluzione personalizzata.

Versando una quota annuale di 5164 euro, si ottengono due vantaggi., un risparmio fiscale annuo di 2200 euro e una riduzione della scopertura previdenziale fino al raggiungimento della quota del 60 per cento. Il che vuol dire che la pensione di un avvocato a fine carriera sarà data dalla pensione pubblica pari al 33 per cento dell’ultimo stipendio e dalla pensione integrativa pari al 7 per cento di quanto dichiarato prima del pensionamento.

Generali pensa anche ai commercianti e ai dipendenti pubblici, ma se vuoi approfondire il tema della previdenza complementare, non mancare la lettura della nostra introduzione.

Generali pensa anche ai dipendenti pubblici

 La compagnia assicurativa Generali ha in serbo numerosi prodotti per tutte le categorie di clienti. Da tempo, almeno dal 2005, le assicurazioni offrono tra le opzioni anche i fondi pensione che garantiscono il cosiddetto assegno integrativo. Ma chi può usufruire di questa opportunità?

Praticamente tutti, ma per ognuno esiste una soluzione personalizzata, utile a fornire la giusta integrazione alla pensione pubblica con il consueto risparmio fiscale. Se sei un commerciante, ecco la soluzione pensata per te da Generali, se invece vuoi capire qualcosa in più sulla previdenza complementare, ecco una piccola introduzione alla normativa.

Passiamo adesso alla presentazione dell’offerta Generali per i dipendenti pubblici. Il caso è quello di una trentenne che abbia da poco ottenuto un impiego come dipendente pubblico e che abbia fatto un rapido calcolo della sua pensione pubblica che sarà grosso modo il 77 per cento dell’ultimo stipendio percepito.

Come ridurre la scopertura previdenziale e a che prezzo? Con l’adesione ad un fondo pensionistico di Generali che, a fronte di un versamento mensile di 150 euro e con il possibile sconto fiscale di 40 euro al mese, fa sì che la pensione sia al 77 per cento quella pubblica e al 23% quella integrativa, così da annullare la scopertura previdenziale.

Sul sito Generali si trovano tutte le altre informazioni necessarie.