Petrolio, il taglio dei pezzi fa soffrire i big

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Il drastico taglio del prezzo del petrolio fa soffrire i giganti mondiali del comparto.

In Cina si discute già da molto di un’ondata di fusioni per aumentare i margini di guadagno. Nel frattempo il risultato netto di gruppo a valori correnti di British Petroleum per il trimo trimestre del 2015 si è attestato a 2,1 miliardi di dollari, in netto calo rispetto ai 3,48 miliardi di un anno prima.

I ricavi sono scesi a 54,9 miliardi di dollari dai 75,1 nel primo trimestre del 2014. La produzione nel trimestre è invece salita dell’8,3%. Quest’ultima, stando alle previsioni del gruppo, dovrebbe invece calare nel secondo trimestre  del 2015.

Non è andata meglio al gruppo petrolifero francese Total, che ha registrato nel primo trimestre un utile netto in forte calo (-20%) a 2,66 miliardi di dollari rispetto ai 3,34 dello stesso periodo dell’anno precedente. Il valore invece adjusted, pulito dalle voci non ricorrenti, è stato di 2,6 miliardi di dollari (3,33 miliardi nel primo trimestre 2014). Gli analisti sentiti da FactSet si attendevano un utile netto adjusted di 2,14 miliardi di dollari.

Ponderato sulla singola azione, l’utile netto adjusted è calato a 1,13 dollari rispetto ai precedenti 1,46 dollari. Dopo aver registrato una perdita massiccia di 5,66 miliardi di dollari nel quarto trimestre del 2014, Total ha avviato un piano di ristrutturazione che prevede di portare i costi di estrazione al di sotto del prezzo del mercato. Il che significa tagliare investimenti, vendere asset e aumentare la produzione.

Il titolo Total ha avviato questa mattina positivo e guadagna ora l’1,49% a 49,9 euro. BP, quotato a New York, ha chiuso ieri a 43,25 dollari con un miglioramento dello 0,25%.

Nel frattempo giunge la notizia che il gruppo petrolifero cinese Cnooc ha avviato il collocamento di bond in dollari con durata quinquennale, decennale e trentennale con l’obiettivo di raccogliere risorse.  La società cinese intende sfruttare l’apertura di una finestra favorevole sul mercato obbligazionario per titoli di debito denominati nella valuta americana.

Ha iniziato l’emissione di un bond a 5 anni con rendimento superiore di 1,5 punti percentuali rispetto al Treasury di riferimento, a 10 anni con rendimento di 1,8 punti sopra il Treasury e a 30 anni con rendimento di 1,7 punti sopra il Treasury.

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