Le proposte del governo per il rilancio dell’occupazione giovanile

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 Giovani italiani sempre meno inclusi nel mondo del lavoro: la disoccupazione giovanile in Italia è alle stelle e il governo ha posto la sua risoluzione come priorità.

A doversene occupare in prima persona è il nuovo ministero del Lavoro Enrico Giovannini che, nella relazione che ha presentato al premier, punta molto in alto: 100 mila nuovi posti di lavoro per i giovani entro la fine del 2013. Ma non solo, nella sua relazione il ministro parla anche di incentivi alle assunzioni, credito di imposta per i salari bassi, politiche più efficaci per il mercato del lavoro e la creazione di un circolo virtuoso tra flessibilità e occupazione.

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E’ possibile realizzare un piano così ambizioso in un paese, come l’Italia, che sta affrontando tutta una serie di problemi molto gravi?

Secondo il ministro Giovannini è possibile. Lo si può fare lavorando contemporaneamente su due fronti: da un lato sul fronte europeo e, dall’altro, sul fronte interno con le parti sociali.

Lavorare sul fronte europeo è necessario per ottenere il primo risultato, quello più importante, ossia il reperimento delle risorse necessarie per riuscire a mettere in piedi un progetto realistico per l’occupazione. Il momento cruciale sarà il prossimo Consiglio europeo, quando il governo italiano chiederà all’Unione di non conteggiare le risorse interne che dovranno essere utilizzate per le misure occupazionali nel rapporto deficit/pil che deve rimanere entro il 3%.

Se questo accadrà sarà possibile mettere in campo circa 7 miliardi di euro.

Il ministro Giovannini punta anche ad ottenere la collaborazione degli altri paesi europei che si trovano nelle stesse condizioni: Spagna e Francia. I due paesi, insieme all’Italia, inoltre, mireranno anche ad ottenere una parte del fondo Youth Guarentee –  6 miliardi in tutto da spalmare tra tutti i Paesi Ue dal 2014 al 2020 – con precedenza per quei paesi che hanno un tasso di disoccupazione giovanile pari o superiore al 25%.

Poi si guarda al paese, in cerca di una più proficua collaborazione tra il governo e le parti sociali per rimettere mano alla riforma Fornero. Le prime modifiche che si dovranno fare riguarderanno i contratti a termine e l’apprendistato, poi si dovrà necessariamente intervenire anche sulle pensioni.

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In questo caso sarà il requisito anagrafico l’oggetto della discussione: la proposta sul tavolo, al momento, è di lasciarlo invariato ma flessibile. I lavoratori che vorranno andare in pensione potranno farlo anche prima, con penalizzazioni sull’ammontare del rateo mensile, oppure i lavoratori più vecchi potranno passare al part time e rimanere in azienda come tutor o, ultima strada, la possibilità di due assunzioni con contratti atipici per ogni pensionamento di un occupato anziano.

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