Rimborso pensioni, la fotografia della Cgia di Mestre

La faccenda dei rimborsi ai pensionati che avevano sofferto il blocco dell’adeguamento degli assegni ha riaperto le discussioni sulla giustizia generazionale e sul differente trattamento garantito a chi ha toccato il ritiro dal lavoro con le vecchie regole, molto più generose di quanto non sia l’impianto attuale e la prospettiva per i giovani.

16 miliardi di tasse in più il prossimo anno?

La Cgia di Mestre lancia l’allarme tramite il suo segretario Giuseppe Bortolussi. Nel prossimo anno, per quanto concerne il pagamento delle tasse, i contribuenti potrebbero trovarsi a pagare 16 miliardi di euro in più in virtù dello scattare dell’aumento dell’Iva e del taglio delle deduzioni e delle detrazioni fiscali.

Allarme Cgia su fondi comunitari non spesi

L’Italia ha speso 35,4 dei 47,3 miliardi di euro messi a disposizione dai Fondi strutturali. Per tale ragione, è necessario utilizzare ancora miliardi di euro. Questi soldi andranno spesi entro la fine del 2015.

Per la Cgia di Mestre il taglio dell’Irpef vale 500 euro di carico fiscale in meno

 Il Consiglio dei Ministri ha trovato le coperture nel Documento di economia e finanza (Def) per garantire il rispetto della proposta di aumento di 80 euro nette in busta paga per i lavoratori con reddito minore a 1.500 euro al mese. L’aumento i basa sulle maggiori detrazioni Irpef che rientrano nel taglio del cuneo fiscale.

L’operazione del governo Renzi ha portato a ristabilire la pressione fiscale. La Cgia di Mestre ha calcolato che per i redditi da lavoro dipendente minori di 50 mila euro lordi l’anno, questi 80 euro in più, e cioè l’incremento delle detrazioni Irpef, consentirà di abbassare il carico fiscale, in riferimento allo scorso anno, di 1000 euro per le famiglie bireddito e di 500 euro per le famiglie monoreddito. Il calcolo della Cgia di Mestre si basa quindi sul confronto del carico fiscale delle due tipologie di famiglie relativo a quest’anno e l’anno scorso.

 

Renzi lancia la campagna “E voi cosa tagliereste?”

 

Da più parti si temeva che il governa non fosse in grado di rispettare il suo impegno per problemi di copertura economica. Ora la copertura è stata trovata e quindi dalla fine di maggio l’aumento degli stipendi per i lavoratori dipendenti del settore sia pubblico sia privato è sicuro. I sindacati hanno espresso soddisfazione, ma temono che si tratti di un aumento circoscritto e non di una procedura stabile. Il segretario della Cisl Bonanni si espresso proprio in questi termini, affermando che questa quattordicesima per i lavoratori italiani deve essere strutturale e non periodica. Dalla Cisl è arrivata approvazione per l’impegno mantenuto dal governo Renzi dopo la promessa del mese scorso.

Dal pagamento dei debiti della Pa 5 Mld di entrate per lo Stato

 La Cgia di Mestre ha stimato in 5 miliardi di euro il gettito fiscale dell’Iva che deriverebbe dal pagamento di tutti i debiti accumulati in questi anni dalla pubblica amministrazione. La questione del pagamento del debito alle aziende darebbe quindi un ritorno di entrate per lo Stato.

Qualche giorno fa, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva affermato che la procedura si sarebbe conclusa entro settembre. Renzi aveva anche detto che i debiti della pubblica amministrazione ammontano a 68 miliardi di euro. Su queste basi, la Cgia di Mestre ha calcolato le entrate per lo Stato di 5 miliardi di euro e ha affermato che si tratterebbe di una “boccata di ossigeno” sia per le aziende sia per lo Stato.

 

La Pa paga debiti per 21,6 miliardi

 

L’Associazione degli artigiani ha calcolato però che i debiti della pubblica amministrazione verso le aziende ammontano a un totale più alto. La Cgia di Mestre parla di quasi 100 miliardi di euro e quindi il gettito dell’Iva per lo Stato potrebbe essere di 8,5 miliardi di euro. Intanto le imprese aspettano questi soldi che gli potrebbero permettere anche nuovi investimenti nel senso di rilancio in un mercato difficile in questo periodo.

Intanto, per i debiti della pubblica amministrazione l’Italia rischia due infrazioni. Una doppia procedura per il ritardo nel pagamento come ha precisato il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani. Per Tajani emergono dubbi sull’applicazione e sul corretto recepimento della direttiva Ue in materia da parte dell’Italia e quindi se non si risolve rapidamente la situazione c’è il rischio di entrare nella procedura di infrazione che potrebbe costare di più.

Chiuse per la crisi 134.000 imprese in sei anni

 La crisi ha spazzato via 134.000 piccole imprese, in particolare nel settore dell’artigianato. Ne pagano le conseguenze anche i commercianti. In sostanza, chi ne risente è il lavoratore della categoria a partita Iva.

I dati provengono dall Cgia di Mestre, e sono stati ricavati calcolando il saldo nel periodo che va dal 2008 allo scorso anno, tra aziende nuove nate e quelle che hanno terminato la propria attività. Se tra i piccoli commercianti la “moria” sfiora le 64mila unità, tra gli artigiani supera quota 70 mila.

In calo i prestiti alle Pmi e in aumento quelli ai grossi gruppi

 L’accesso al credito per le piccole e medie imprese (Pmi) è letteralmente crollato nell’ultimo anno. I prestiti delle banche alle Pmi sono scesi del 5,2% e le cosiddette sofferenze sono cresciute del 24,9%. Questi sono i dati della Cgia di Mestre, che sottolinea come il credito che è stato fornito ai grossi gruppi industriali, non sempre affidabili, sia invece cresciuto.
Il calo del 5,2% dei prestiti delle banche alle piccole e medie imprese equivale a 50,2 miliardi di euro come mostra la Cgia di Mestre. Per le Pmi, quindi, continuano le difficoltà visto che si trovano un mercato sempre più globale e competitivo, da una parte, e con le difficoltà ad accedere al credito, dall’altra.
Le sofferenze bancarie sono aumentate del 24,9%. Queste cosiddette sofferenze, cioè i rapporti per cassa con soggetti insolventi o in situazione simile, corrispondono a 22,7 miliardi di euro.
Più che le sofferenze bancarie, per spiegare la questione dello scarso finanziamento delle banche alle Pmi va affrontato lo sbilanciamento del credito, che in maggioranza è rivolto ai grossi gruppi. La Cgia di Mestre ha mostrato che l’81,8% dei finanziamenti va al 10% dei richiedenti. Il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi ha affermato: “Questi soggetti non sono costituiti da piccoli imprenditori, da famiglie o da titolari di partite Iva, bensì quasi esclusivamente da grandi gruppi o società industriali”.
La cosa che fa riflettere è che questi grandi gruppi che ottengono l’81,8% dei finanziamenti bancari, che sono il 10%,  occupa il 78,8% delle sofferenze bancarie.

 

La Cgia di Mestre esprime preoccupazioni per la Tasi al 3,5 per mille

 La Cgia di Mestre commenta le nuove regole sulla Tasi inserite nella Legge di Stabilità che è stata approvata. La Tasi può arrivare a un’aliquota del 3,5 per mille sulla prima casa è c’è il rischio che ci siano aumenti nel 2014 per le famiglie.
La Cgia di Mestre lancia un allarme è si rivolge ai sindaci chiedendo loro di fare attenzione alle famiglie numerose e di salvaguardarli dagli eccessivi aumenti.
Dalle simulazioni emerge che le detrazioni, che arrivano a 1,3 miliardi di euro, porteranno a un risparmio medio delle famiglie che è di 66 euro, mentre con l’Imu nel 2012 era di 200 euro più 50 euro per ogni figlio.
La base imponibile della Tasi è la stessa dell’Imu e quindi gli aumenti potrebbero essere molti pesanti per le famiglie numerose. La Cgia di Mestre ha fatto degli esempi che rendono meglio le difficoltà che potrebbero appesantire la situazione di alcune famiglie. Una famiglia con tre figli che ha una casa di tipo A2 con rendita catastale di 620 euro con l’aliquota del 2 per mille avrà un aumento di 69 euro, mentre con l’aliquota al 3,5 per mille l’aumento rispetto all’Imu sarà di 186 euro. Le famiglie che hanno un’abitazione A3, di minore pregio rispetto alla A2, con l’aliquota al 3,5 per mille avranno un aumento di 182 euro.
Il segretario Cgia Giuseppe Bortolussi ha affermato “Certo i sindaci avranno la possibilità di regolare con ampia autonomia il sistema delle detrazioni. Per questo li invitiamo a intervenire in difesa delle famiglie più numerose e nei confronti dei proprietari delle abitazioni con le rendite catastali più basse. Se ciò non avverrà, saranno proprio questi soggetti a pagare il conto più salato”.