Come si spiega la crisi dell’Euro rispetto al Dollaro

In tanti si chiedono a cosa sia dovuta l’attuale crisi dell’Euro rispetto al Dollaro. La moneta europea ha poco più di 20 anni ma la sua storia è già turbolenta. Dalla sua creazione nel 1999, la moneta unica ha avuto alti e bassi. Dopo aver superato una certa fragilità iniziale (nell’ottobre 2000 l’euro valeva solo 0,85 dollari), l’euro ha iniziato una solida fase di ripresa che nell’estate del 2008 ha portato a quota 1,60. Con la crisi finanziaria del 2008, che ha trasformato, nella zona euro , in una crisi del debito sovrano, la moneta unica è caduta, ma la politica della Banca Centrale Europea (BCE) e gli sforzi di bilancio dei paesi membri hanno contribuito a stabilizzarla. Nel 2022, invece, il calo accelera e porta la moneta unica a scendere sotto la parità con il dollaro.

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Cosa comporta il pareggio tra Euro e Dollaro degli ultimi giorni

In tanti si chiedono cosa comporti il pareggio di quotazione tra Euro e Dollaro registrato in questi giorni. Per la prima volta in 20 anni, il tasso di cambio tra l’euro (EUU) e il dollaro USA ha raggiunto la parità, il che significa che le due valute valgono lo stesso. Martedì l’Euro ha toccato $ 1 , in calo di circa il 12% dall’inizio dell’anno. I timori di una recessione nel continente abbondano, alimentati dall’elevata inflazione e dall’incertezza dell’approvvigionamento energetico causata dall’invasione russa dell’Ucraina.

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Considerazioni a margine sul pareggio tra Euro e Dollaro

L’Unione Europea, che prima della guerra riceveva circa il 40% del suo gas attraverso gli oleodotti russi, sta tentando di ridurre la sua dipendenza dal petrolio e dal gas russi. Allo stesso tempo, la Russia ha ridotto le forniture di gas ad alcuni paesi dell’UE e ha recentemente ridotto del 60% il flusso del gasdotto Nord Stream verso la Germania.

Ora quel pezzo critico dell’infrastruttura di importazione del gas in Europa è stato chiuso per manutenzione programmata a causa degli ultimi 10 giorni. I funzionari tedeschi temono che potrebbe non essere riattivato. La crisi energetica si accompagna a un rallentamento economico, che ha messo in dubbio se la Banca centrale europea possa inasprire adeguatamente la politica per ridurre l’inflazione. La BCE ha annunciato che aumenterà i tassi di interesse questo mese per la prima volta dal 2011, poiché il tasso di inflazione dell’eurozona si attesta all’8,6%.

Alcuni dicono che la BCE sia molto indietro rispetto alla curva e che un atterraggio duro è quasi inevitabile. La Germania ha registrato il suo primo deficit commerciale di beni dal 1991 la scorsa settimana, poiché i prezzi del carburante e il caos generale della catena di approvvigionamento hanno aumentato significativamente il prezzo delle importazioni.

Una serie di rialzi aggressivi dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, inclusa la Fed, insieme al rallentamento della crescita economica manterranno la pressione sull’euro spingendo gli investitori verso il dollaro USA come porto sicuro, affermano gli analisti. La Federal Reserve statunitense è molto più avanti dell’Europa in termini di inasprimento, avendo aumentato i tassi di interesse di 75 punti base, indicando che questo mese arriveranno ulteriori aumenti dei tassi.Questo rifugio sicuro nel dollaro USA potrebbe diventare ancora più estremo se l’Europa e gli Stati Uniti entrassero in recessione, ha avvertito George Saravelos, Head of FX Research di Deutsche Global, in una nota la scorsa settimana. Occhi aperti.

Buone notizie dall’economia cinese

Le Borse europee sono in lieve calo da due giorni, per via dei timori relativi all’eventuale rialzo dei tassi di interesse negli States. La notizia pone in bilico i mercati del Vecchio Continente con Londra che lascia sul terreno lo 0,5%.

Borse e quotazioni del petrolio su

Un leggero rialzo per le Borse europee in apertura di mattinata. Milano si è collocata di poco sopra la parità. Bene anche Parigi, Francoforte e Londra. La Federal Reserve, complici i dati deludenti relativi al rapporto sull’occupazione statunitense, ha rinviato la stretta sul rialzo dei tassi.

Grecia, l’ala radicale di Syriza vuole uscire dall’Euro

L’ala radicale di Syriza ha un piano per uscire dall’euro. L’obiettivo sarebbe quello di ritornare ad una valuta nazionale. A capo di questa mossa c’è Panagiotis Lafazanis, leader della Piattaforma di sinistra, formazione che rappresenta circa il 30% del Comitato centrale, il quale ha esposto il suo progetto ai militanti.

Ue, le strategie per salvare l’euro

Sarà una settimana cruciale per il futuro della moneta unica europea. In questi giorni, infatti, capi di Stato e di governo si riuniranno per discutere della moneta e dei cittadini dell’Eurozona.