Oro in frenata secondo Goldman Sachs

 Anche un investitore disattento si sarebbe accorto di questo particolare: nonostante si vociferi da tempo della corsa all’oro delle nazioni e degli investitori e nonostante si giustifichi con la crisi il rialzo delle valutazioni del metallo giallo, il prezzo di questa materia prima resta pressoché stabile con lievissime oscillazioni.

Ecco allora che il sentimento espresso da Goldman Sachs sembra nelle corde di tale percezione. La banca d’affari americana, infatti, ha iniziato ad abbassare le previsioni sul prezzo futuro dell’oro. Mediamente ci saranno dei piccoli rialzi ma l’ascesa non sarà vertiginosa come si pensava un po’ di mesi fa.

Anzi, chi sta cercando di capire quel che succederà l’anno prossimo, deve tener conto del fatto che nel 2013 il trend rialzista del metallo finirà e nel 2014 il prezzo medio dell’oro si assesterà sui 1750 dollari l’oncia.

Goldman Sachs è sostenuta nella sua idea sull’oro anche dalle considerazioni di altre banche, per esempio il gruppo BNP Paribas che dal 2014 si aspetta che ci sia un calo dei prezzi come non si vedeva da 14 anni a questa parte.

Sull’altro fronte, di quelli che sperano e credono nei rialzi del prezzo dell’oro, ci sono l’Union Bancaire Privée e la Mps Capital Service. Entrambe vedono l’oro raggiungere il picco massimo di 2000 dollari l’oncia nel giro di due o tre anni.

La volatilità del mercato aureo

In un periodo di crisi l’oro acquista un valore molto alto, sia per il fatto che sul mercato finanziario è considerato un bene rifugio, sia per il fatto che i cittadini scambiano i gioielli di famiglia con un po’ di liquidità attraverso i famosi “Compro Oro”.

 Il numero di questi negozi sul territorio italiano è cresciuto in maniera esponenziale, basta pensare che erano 28 mila a luglio ed oggi si contano già 35 mila negozi sparsi per il Paese. Il loro volume d’affare è nell’ordine di 12 miliardi di euro e dà un’idea del perché le quotazioni auree continuino l’ascesa verso livelli record, parzialmente indisturbate.

Il prezzo dell’oro, infatti, dall’inizio della crisi ad oggi è aumentato del 200 per cento, fino alla recente iniezione di volatilità legata ai controlli più serrati sull’attività dei Compro Oro. La Guardia di Finanza, infatti, ha rilevato che molti negozi abusivi svolgono un’attività dubbia, comprando e vendendo oro allo scopo di riciclare denaro sporco e gioielli rubati.

Quali sono allora i consigli per chi vuole vendere o comprare oro? Il Sole 24 Ore ne enuclea ben cinque. Il primo è quello di consentire al negozio di registrare gli estremi del documento d’identità senza farne una fotocopia. Se si vuole massimizzare il profitto è sempre meglio avere più di una valutazione.

Il terzo consiglio è di distinguere i Compro Oro dal Monte dei Pegni. Nel primo caso l’oro venduto non può essere richiesto indietro dopo un certo periodo di tempo. Infine si consiglia di diffidare dei pagamenti in contanti che superano i 1000 euro e fare in modo che il negozio tenga la bilancia per pesare l’oro bene in vista.

Calo repentino dell’Arabica

 E’ un momento topico per il mercato delle materie prime e si osserva quel che sta accadendo alla miscela arabica, si capisce bene anche il perché.

Le quotazioni del caffé arabica sono in fatti scese all’improvviso nella giornata di ieri. Tendenzialmente è un po’ di tempo che le quotazioni di questa materia si flettono, ma la scorsa settimana c’era stato un tentativo di ripresa che avrebbe portato un po’ di respiro alle prospettive economiche dei paesi che sono i maggiori produttori di miscela arabica.

Invece all’ICE anche la seduta del 4 dicembre si è chiusa con un ribasso del 3,1 per cento che ha portato il prezzo dell’arabica a 137,35 cents per libbra. Si tratta della quotazione minima da due anni e mezzo a questa parte. Molto è stato fatto però nel 2012.

Dall’inizio dell’anno che sta per concludersi, infatti, il prezzo dell’arabica è diminuito di oltre un terzo del suo valore e tra le materie prime si tratta della peggiore performance. Rispetto al 2011 c’è stato addirittura un calo del 50% del valore delle quotazioni che nel maggio del 2011, per esempio, avevano raggiunto i 3 dollari per libbra.

Un record positivo, in quel caso, che non si registrava da 34 anni. Tutto si spiega con la vendita dei chicchi di caffé che sono molto più a buon mercato che in passato.

Commodities: a volte ritornano

 Siete alla ricerca di un investimento sicuro, di quelli che vi garantiscano un bel gruzzoletto nel breve periodo? Allora dovete puntare tutto sulle commodities. Partendo dal presupposto che anche Jim Rogers, che di recente si è espresso sulle tendenza del 2013, ha parlato di aumento dei prezzi, prendiamo ora in esame i vaticini della Goldman Sachs.

Jim Rogers sarà contento che grazie a Goldman Sachs si torna a parlare delle materie prime e si sottolinea il trend di aumento dei prezzi, lui lo ripete da diversi mesi ed ha addirittura emanato degli ETF a suo nome legati alle commodities.

Gli esperti di Goldman Sachs ritengono che nel breve periodo i consumi di materie prime subiranno una forte impennata, ma il fatto che molte materie prime scarseggino, determinerà nel breve periodo un aumento importante dei prezzi delle commodities.

Il dato di partenza è la presa di coscienza dell’aumento della popolazione che si lega ad un’altra constatazione, quella per cui quanto c’è di coltivato nel mondo non basta a sfamare tutti, visto che anche l’attività agricola è in declino ed è esercitata da persone sempre più anziane. Goldman Sachs inserisce tra le variabili anche gli eventi atmosferici e i disordini civili che ci sono in alcune parti del mondo.

Nella nota pubblicata si valutano tutti questi elementi e si prevede che nel 2013 ci sarà un aumento dei prezzi delle materie prime del 7 per cento. 

L’oro perde 25 dollari in un minuto

 L’oro è da sempre considerato il bene rifugio per eccellenza e in un periodo di crisi con ancora maggiore vigore si prende atto dell’importanza di questo materiale, anche a livello di quotazioni. Eppure dopo mesi in cui gli analisti si sono rincorsi rilanciando sui prezzi del metallo giallo, ieri c’è stato il primo stop.

Da diversi mesi gli analisti spiegano che data la crisi è facile che ci sia una corsa all’oro incentivata dagli acquisti fatti dai paesi in via di sviluppo come Cina ed India. L’oro raggiungerebbe, secondo le previsioni, quote record già nel primo semestre del prossimo anno.

Invece il 2012 sembra concludersi in calo per questo materiale. Lancia infatti un campanello d’allarme la situazione di ieri in borsa.

In pratica si parte dall’idea che in un anno dalle miniere del Canada possono essere estratti circa 3 milioni e mezzo di once d’oro. Ieri, in borsa, è stata venduta la stessa quantità d’oro, di carta naturalmente, nel senso che sono state emesse 35 mila future sull’oro del valore che hanno 3 milioni e mezzo di once d’oro. 

Questa situazione ha determinato un calo repentino nelle quotazioni dell’oro che in poco più di un minuto ha perso circa 25 dollari. Per un’ora consecutiva ci sono stati dei ribassi fino al raggiungimento dei 1705,50 dollari l’oncia. Secondo Cme Group non è un errore ma una liquidazione guidata dal mercato.

 

ConocoPhillips: una mossa strategica?

 ConocoPhillips ha deciso di compiere un’operazione che ai più appare strana ma in realtà potrebbe essere soltanto strategica. L’azienda citata è una major statunitense attiva nel settore petrolifero. Diverso tempo fa aveva sancito un accordo commerciale per l’avvio della produzione di petrolio a Kashagan.

L’operazione e l’avvio del business sarebbe dovuto esserci tra otto anni ma con un grande anticipo sui tempi tutto sarebbe partito a marzo dell’anno prossimo. La ConocoPhillips però, ha detto addio al progetto su cui lavorava dal 1998 insieme ad altre compagnie petrolifere tra cui figurano anche Eni, ExxonMobil e Royal Dutch Shell.

Nonostante l’anticipo sui tempi, dunque, l’abbandono del progetto. L’azienda, però, ha già pronta “un’alternativa”. In questo periodo, infatti, ha siglato un accordo con la società statale indiana Oil and Natural Gas Corp, la ONGC alla quale ha deciso di cedere per ben 5 miliardi di dollari, una quota dell’8,4% della North Caspian Operating Company.

Quest’ultima sta lavorando allo sviluppo di un giacimento petrolifero in Kazakhstan. L’operazione porterà nuova liquidità nelle tasche della ConocoPhillips, ma allo stesso tempo soddisferà la sete di espansione della ONGC che, considerato l’incremento del consumo di petrolio in India e considerato che il paese importa l’80 per cento del petrolio che usa, potrebbe ricavarne un buon indotto.

 

Eccellenze agricole all’asta

 Prodotti agricoli di pregio saranno oggetto di un’asta di Christie’s che ha deciso di far confluire il ricavato di questa particolare vendita nella costruzione di un asilo nell’Emilia Romagna sconvolta dal terremoto.

In genere siamo abituati a sentire cifre da capogiro nelle aste di Christie’s, ma soltanto in relazione ad opere d’arte, quasi o anche gioielli. Niente di tutto questo nella prossima asta che invece vedrà protagonisti i prodotti agricoli di pregio.

Il progetto è stato promosso da Confagricoltura che ha pensato di contribuire alla promozione del patrimonio agricolo nostrano e allo stesso tempo alla ricostruzione di un territorio che deve ancora affrontare tutti i problemi legati al sisma prima e alla crisi economica dopo.

L’iniziativa si chiama “Ripartiamo dal nido” – perché i soldi saranno proprio usati per la costruzione di un asilo – ed è stata presentata a Roma nella sede della Confederazione agricola.

Cosa ci sarà dunque all’asta? In primo luogo i prodotti tipici del comparto agroalimentare, quindi forme di Parmigiano Reggiano, Prosciutti con il marchio DOP ma anche dei pacchetti vacanze negli agriturismi di questa zona.

I soldi hanno già una destinazione: la ricostruzione dell’asilo parrocchiale di Mortizzuolo, una frazione di Mirandola, in provincia di Modena. Un impegno diretto che piacerà sicuramente anche agli astanti.

Il salvataggio del Reggiano

 Il Parmigiano Reggiano, in seguito al sisma che ha sconvolto in maggio l’Emilia Romagna, si è trovato a fare i conti con una crisi degli acquisti e con una serie di forme del prodotto, rovinate, quindi difficili da piazzare sul mercato.

Un salvataggio in extremis di questa eccellenza italiana, è stato possibile attraverso la corsa all’acquisto degli italiani che riconoscendo la bontà del prodotto nostrano e riscoprendo una solidarietà ante litteram, hanno salvato diversi caseifici.

In pericolo nel periodo post sisma ben 37 caseifici di Modena, Reggio Emilia, Mantova e Bologna, più di 600 allevamenti e qualcosa come 60o mila forme di parmigiano danneggiate. I numeri arrivano direttamente da un’indagine della Coldiretti.

L’associazione, a sei mesi dal sisma, ha ricordato che il 10 per cento del PIL agricolo dell’Italia parte proprio dall’indotto emiliano e prodotti quali il Parmigiano Reggiano o il Grana Padano, ma anche l’aceto balsamico di Modena, il prosciutto di Parma a il Lambrusco, ce li invidiano – e talvolta ce li copiano, in tutto il mondo.

Le vendite solidali hanno arginato la crisi. Coldiretti si è spesa molto in questa iniziativa solidale insieme a Campagna Amica e al Consorzio di Tutela che hanno organizzato una rete distributiva su base locale, nazionale ed internazionale.

L’oro difeso in momenti di crisi

 Chi investe in opzioni binarie e soprattutto nel particolare settore delle opzioni binarie legato alle materie prime, ha sicuramente osservato la tendenza dell’ultimo periodo che mira a proteggere le risorse e i risparmi aurei. Tutto dipende dalle condizioni globali dell’economia.

Il panorama economico. La premessa è tutte nelle condizioni economiche mondiali dove molti paesi del Vecchio Continente sono alle prese con piani d’austerity impopolari, tra tagli della spesa pubblica ed aumento delle tasse. La Grecia, poi, sembra davvero troppo lontana dalla rinascita. Sul versante opposto l’America sembra aver trovato la soluzione al fiscal cliff ma i dati positivi sono ancora troppo timidi.

Si capisce che sul fronte finanziario ci potrà essere molta incertezza e qualche oscillazione di troppo per l’anno prossimo. La soluzione è affidarsi a quei beni che anche sul lungo periodo possono garantire un buon rendimento. Chi ha almeno 44 mila euro da parte può acquistare degli ottimi lingotti d’oro, gli altri dovranno accontentarsi di fondi legati al metallo giallo, opzioni binarie e altri bene inseriti nei cosiddetti portafogli aurei.

Anche le banche propongono ai loro clienti di mettere al sicuro i risparmi investendo nell’Oro. Il responsabile del Servizio Oro della Banca dell’Etruria, per esempio, difende con sicurezza l’idea dell’oro in crescita anche per il 2013 senza dare dettagli sulla quota raggiunta ($ per oncia).

Offerta e prezzi dello zucchero

 Lo zucchero, anche per questa stagione, si avvia verso un deprezzamento che non ha precedenti, non tanto per le oscillazioni del mercato, quanto piuttosto per l’abbondanza del raccolto. Le grandi quantità di zucchero disponibili, eserciteranno delle pressioni al ribasso sui prezzi del prodotto in questione.

Nella scorsa settimana di contrattazioni sono già stati registrati i livelli minimi che non si riscontravano da due anni a questa parte, ma si va verso ribassi ancora più consistenti. La settimana scorsa lo zucchero grezzo ha raggiunto i 18,84 cents per libbra, mentre lo zucchero raffinato costa oggi 525,9 dollari per tonnellata.

In Europa, il prezzo dello zucchero resta alle stelle, basta pensare che una tonnellata di “dolcificante” arriva ad essere pagato anche 800 dollari. Questo dipende dal fatto che le scorte di zucchero nell’UE sono troppo poche. Per gli investitori appaiono cruciali le previsioni dell’ISO, l’International Sugar Organization che spiega come tra il 2012 e il 2013 ci sarà un’offerta eccessiva di zucchero, 6,2 milioni di tonnellate più del necessario.

A fronte di un incremento dell’1,4 per cento della produzione di zucchero da parte del Brasile che è il primo produttore mondiale di questo prodotto, ci sarà un aumento dei consumi previsto del 2 per cento. Nonostante ciò il periodo delle cosiddette scorte basse che ha caratterizzato il periodo dal 2008 al 2009 e dal 2011 al 2012 sembra sia stato archiviato.