Il Parlamento Europeo approva l’Imu per la Chiesa

Ora che gli italiani sono in regola con il pagamento dell’Imu, il cui termine ultimo era fissato allo scorso 17 dicembre, il Parlamento Europeo prepara il ‘Si’ per la Chiesa.

Nella giornata di domani, da Bruxelles, potrebbero giungere importantissime novità in merito.

Di cosa si tratta?

La Commissione Europea è pronta a chiudere definitivamente la prassi di infrazione contro il nostro Paese circa le’senzione della vecchia Ici, la quale è stata fino ad ora garantita alla Chiesa.

Lo scenario sta per cambiare, dunque. Da domani, secondo fonti molto ben informate, la Commissione di Bruxelles dovrebbe e potrebbe cambiare le carte in tavola. Come? Le nuove norme approvate dal Governo Monti per il momento non violano le norme europee circa gli aiuti di Stato. Sarebbe stato così nel 2006, anzi dal 2006 in poi.

Ora, Bruxelles potrebbe sostenere un altro cammino: quello che si perpetua nel chiudere la via che porta al recupero delle somme dovute in precedenza. La motivazione? Si tratterebbe di un’operazione poco fattibile.

Il rischio c’è. Se la Chiesa pagasse l’Imu molte scuole cattoliche e molti centri no profit potrebbero decidere di chiudere, come sostiene Radio Vaticana, che ha lanciato una campagna (contro lo Stato e contro Bruxelles) al fine di proteggere le attività di settore.

Alitalia spaventata dai Tav, la guerra economica tra cielo e terra

Che il mondo vada veloce non è una novità. La novità è che una compagnia aerea è preoccupata dei treni ad alta velocità, al punto da ritirare dai cieli un modello storico della propria aviazione.

Alitalia manda ‘in pensione’ il Mad Dog, insieme alle Frecce Tricolori. Il motivo? L’alta velocità ‘terrestre’ rende difficile la vita del Mc Donnel Douglas-80.

Difficile per il Mad Dog rimanere in gara e restare competitivo. Così la compagnia aerea italiana manda in pensione il modello dopo un ultimo volo commemorativo da Roma a Trieste.

Un volo sicuramente emozionante, l’ultimo del Mad Dog, che segna la fine di un epoca. L’addio al velivolo ha provocato forti emozioni negli appassionati di aviazione.

Sembra quasi che un altro scenario economico stia decollando, nel momento stesso in cui l’aeroplano nato trent’anni fa sta compiendo il suo ultimo atterraggio.

Con ogni probabilità, per Alitalia, il 2013 sarà un anno difficile. L’Amministratore Delegato Andrea Ragnetti è pronto ad accettare la sfida. Una sfida tra gli aerei e i treni ad alta velocità.

La guerra è tra due tratte, tra cielo e terra. Gli aeromobili contro i Treni Fsi e Ntv.

Alitalia spera nell’aiuto dei contribuenti per cambiare passo.

Il portafogli scarseggia e i piccoli azionisti vogliono garanzie. Da qui al 2016 la sfida è, e sarà, apertissima.

 

Banche in difficoltà

Cresce la sofferenza degli istituti bancari. L’Abi ha reso noto all’interno dell’outlook del mese di ottobre che i danni sfiorano quota 120 miliardi. Si tratta in termini tecnici di sofferenze ‘lorde’. Se le consideriamo escludendo le svalutazioni si tratta di sofferenze pari a circa 120 miliardi di euro. Un conto che è salito di 2,2 miliardi in più rispetto al mese di settembre. Ma il dato più eclatante è che le sofferenze lorde sono aumentate di 17 miliardi in più rispetto all’ottobre del 2011.

L’incremento annuo in percentuale è del 16,6%. L’Abi fa un confronto con gli impieghi e considera che le sofferenze sono pari al 6,1% nel mese di ottobre 2012. L’anno prima erano pari al 5,2%.

Lo studio Abi del Monthly Outlook parla delle sofferenze al netto delle svalutazioni. In questi termini le sofferenze del mese di ottobre 2012 sono pari a 68,1 miliardi di euro. Si tratta di quasi un miliardo in più rispetto al mese di settembre e di quasi 13 miliardi in più rispetto allo stesso mese di ottobre ma dello scorso anno.

In altri termini si è verificato un + 22% rispetto al 2010. Complessivamente il rapporto tra impieghi totali e sofferenze nette è aumentato fino al 3,53% da un anno ad oggi.

Conseguenze delle difficoltà delle banche

In una situazione così descritta, inevitabilmente, calano i finanziamenti alle imprese. A fine ottobre fanno registrare un -3,9%. Tutto è ovviamente ben spiegato nel rapporto mensile dell’Abi. Al suo interno si parla anche di un calo di prestiti alle famiglie. Aumentano i depositi e, inoltre, rimangono stabili i mutui per l’acquisto di un immobile.

 

 

Lo slittamento della Tares è stato richiesto dal Governo

L’emendamento alla Legge di Stabilità rilasciato di recente dal Governo ha fatto si che la prima rata della nuova tassa sui rifiuti, la Tares, dovrà essere pagata ad aprile 2013 e non più a gennaio del prossimo anno. Nello specifico la Tares è il nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi.

La decisione è stata presa dal Governo, è in qualche modo si tratta anche un modo per far ‘respirare’ un po’ di più gli italiani (e le loro tasche), recentemente reduci del salasso IMU. Dopo il pagamento dell’Imu, la cui scadenza era il 17 dicembre, pagare anche la Tares a gennaio sarebbe stato un brutto colpo.

Il Governo ha dunque richiesto lo slittamento della Tares, così da far stare più tranquilli per un po’ i contribuenti del Nostro Paese. Ciò non toglie che costoro ad aprile dovranno fare i conti con un’imposta molto salata, per la quale si prevede un gettito di quasi un miliardo ogni anno, che entrerà nelle casse dello Stato.

Ricordiamo che la Tares prenderà il posto di Tarsu e Tia. Le due imposte, chiamate con due nomi diversi in base al tipo di prelievo effettuato dagli stessi Comuni, vanno in ‘pensione’.

La nuova tassa sui rifiuti è dilazionata in 4 rate, ma si potrà pagare in una unica soluzione nel mese di giugno del 2013, secondo quanto disposto dal Governo in seguito alla presentazione dell’emendamento alla Legge di Stabilità. La Tares è destinata ai cittadinini, nonché ai proprietari di immobili. In particolar modo è destinata a quei cittadini che (come dice l’emendamento) “Occupano o detengono locali oppure aree scoperte”.

Rispetto a Tarsu e Tia, l’importo della Tares sarà maggiorato.

Oltre quattro milioni di stranieri in Italia

Aumenta la popolazione italiana, ma diminuiscono gli italiani. Nel Nostro Paese, infatti, l’ultimo decennio è stato caratterizzato da una forte affluenza di cittadini stranieri. Dal 2002 al 2012 sono passati dall’essere 1.334.889 milioni all’essere 4.029.145 milioni.

Si tratta di una crescita pari al 201,8 per cento e di un dato di tutto rispetto. Dato che è stato fornito dall’Istat. Secondo il censimento dell’Ente, in Italia (il dato è aggiornato al 9 ottobre scorso) ci sono 28.745.507 uomini e  30.688.237 donne. In media ci sono dunque  93,7 uomini ogni 100 donne.

Il dato più eclatante emerso dal quindicesimo censimento Istat è che rispetto a dieci anni fa la componente straniera è triplicata. Nel contempo è diminuita di oltre 250.000 individui la popolazione che ha cittadinanza italiana. Si segnala, dunque, un aumento di  2.694.256 stranieri nel nostro Paese.

Soffermandoci ancora sul censimento, noteremo, che l’età media dei cittadini è di 43 anni. L’età media è scesa al Sud, in particolar modo in Calabria, Puglia e Sicilia. Sottolineiamo inoltre che in  Trentino-Alto Adige l’età media è di 42 anni. La regione più ‘giovane’ da questo punto di vista è la Campania, dove l’età media scende al livello minimo di 40 anni. Questa è la soglia minima italiana.

Tutto sta nel vedere come cambierà la situazione tra 10 anni. La notizia dell’aumento della popolazione straniera nel Nostro Paese è senza dubbio positiva.

La Grecia tra aiuti e segnali di speranza

Il peggio, forse, è passato. I primi segnali di speranza sembrano essere finalmente nell’orbita del cielo che gravita sul Partenone di Atene.

Standard&Poor’s ha aumentato a sorpresa il rating della Grecia. Non più ‘Selective default’ ma ‘B-‘.

Pesa il grande successo dell’operazione buyback sul debito greco, nonché la grande determinazione dei Paesi membri dell’Unione Europea, convinti di voler mantenere Atene e il suo Governo all’interno dell’eurozona.

Così, qualcuno inizia ad accennare un timido sorriso dopo aver letto il comunicato della famosissima agenzia di rating internazionale (Al suo interno si legge che “La revisione al rialzo riflette l’ opinione dell’Agenzia circa la forte determinazione degli stati membri dell’Unione Economica e Monetaria europea (eurozona) a tutelare la presenza della Grecia nell’Eurozona“.

Una buonissima valutazione quella di S&P, che farà passare probabilmente un Natale più sereno al Paese, o perlomeno ai suoi economisti, impegnati a fare conti quasi sempre in rosso.

Il debito però, potrebbe essere presto estinto. Atene ha già incassato ben 7 miliardi di euro, ai quali si aggiungono i 34,3 miliardi incassati oggi in seguito al saldo della nuova tranche di aiuti provenienti da tutti i Paesi dell’Unione Europea. Aiuti che, seppur faticosamente, la Grecia è riuscita ad ottenere negli scorsi giorni.

Un funzionario del governo ellenico ha spiegato come verranno ripartiti i suddetti fondi. 11,3 miliardi serviranno a finanziare l’operazione di riacquisto dei Titoli di Stato. Altri 16 miliardi invece serviranno per effettuare la ricapitalizzazione delle banche.

 

Incasso record per l’Imu, allo Stato sono arrivati 24 miliardi di euro

 Scaduto il termine ultimo per il pagamento dell’Imu – per chi non lo ha fatto vale la pena affettarsi per poter usufruire degli sconti sulle multe con il ravvedimento operoso – le casse dello Stato traboccano di euro. Il gettito totale dell’imposta sulla casa è stato di 24 miliardi di euro, tre in più rispetto a quanto previsto dall’esecutivo.

Si tratta ancora di un bilancio provvisorio, i dati reali arriveranno solo il prossimo anno, ma, come detto anche dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli, è possibile che il dato sia destinato a salire, proprio in virtù di tutti coloro che non hanno completato il pagamento della terza rata e che lo faranno in futuro aggiungendo all’importo base la penale per il ritardo.

Non si sa quanti saranno i soldi che entreranno nelle casse dello stato grazie ai ritardatari, ma, sempre nel’opinione di Grilli “le entrate superiori alle attese potrebbero essere salutari per i nostri conti“.

Secondo le stime del Sole 24 Ore il gettito totale dell’Imu è di 23,2 miliardi, dei quali 11,8 miliardi (quindi circa il 50% del totale) arrivano dalle regioni del Nord, 4,91 miliardi sono quelli derivati dal super saldo, cioè la terza rata la cui aliquota è stata decisa dai comuni, molti dei quali hanno optato per quella massima, e 980 milioni di euro arrivano dall’Imu sulle prime case.

 

 

 

Bloomberg sconfessa le agenzie di rating

 A pronunciare una sorta di veto sulla libertà di azione delle grandi agenzie di rating è stata per prima l’Unione Europea che, solo pochi giorni fa, ha raggiunto un accordo sulle nuove regole che queste dovranno seguire nella pubblicazione delle loro valutazioni. L’UE ha posto il limite massimo di tre valutazioni annue e l’entrata in gioco anche delle agenzie più piccole.

All’accordo europeo segue la dichiarazione di Bloomberg, la maggiore agenzia economica americana, che ha pubblicato un giudizio impietoso sull’operato di Moody’s e di Standard&Poor’s le quali, nel corso dell’ultimo anno, avrebbero sbagliato la metà delle loro previsioni, come dimostra l’andamento del mercato sui titoli presi in considerazione.

32 i casi esaminati e una percentuale di errore del 53%, la peggiore dall’inizio del controllo dei report di valutazione da parte di Bloomberg che se ne occupa dal 1947. Tutti casi i cui i mercati non hanno preso in considerazione le indicazioni delle agenzie sul credit outlook e sono andati nella direzione opposta. Il caso più eclatante è quello del taglio del rating della Francia i cui titoli di stato sono immediatamente saliti.

Sono in molti, quindi, a voler ridimensionare il ruolo delle agenzie di rating: Europa, Stati Uniti e anche la Cina che ha aperto una sua agenzia nazionale sulla quale fare affidamento.

 

Obama negozia ancora sul Fiscal Cliff

 Barack Obama ha dovuto rivedere i suoi programmi per evitare il Fiscal Cliff. Le sue proposte iniziali non sono piaciute ai repubblicani che hanno fatto muro, costringendo il presidente a rivedere la soglia minima di tassazione sui gradi capitali.

Un piccolo passo, forse ancora troppo piccolo per essere sicuri che l’accordo verrà raggiunto, nella migliore delle ipotesi entro Natale o comunque entro la fine dell’anno, ma i quarantacinque minuti che Obama ha passato con lo speaker repubblicano della Camera dei rappresentanti, John Boehner, vanno nella giusta direzione, almeno nell’idea del Congresso.

Il nuovo programma presentato da Obama, infatti, abbassa il tiro e porta la soglia minima per la tassazione dai 250 mila dollari iniziali a 400 mila. Un bel salto che, però, secondo i repubblicani non è ancora abbastanza, ma che è il minimo per poter arrivare ad un aumento delle entrate dello stato di circa 1.200 miliardi di dollari in dieci anni e ad un taglio delle spese per lo stesso ammontare.

l’intesa si fa quindi più vicina e potrebbe passare al vaglio del Senato degli Stati Uniti il prossimo 26 dicembre, quando ormai i giorni rimanenti per scongiurare il Fiscal Cliff – che entrerà automaticamente in vigore e comporterà l’aumento delle tasse per il 98% degli americani – saranno davvero pochi.

La crisi arriva in Svezia

 La Svezia corre al riparo prima che sia troppo tardi. La Riksbank, la banca centrale svedese, ha deciso di tagliare il tasso di riferimento per il costo del denaro di di 25 punti base portandolo all’1%, il più basso dall’ottobre del 2010. Era una mossa attesa già da qualche tempo, per portare il paese in linea con le attese del mercato.

Gli analisti, poi, prevedono che questo sarà il tasso di riferimento anche per tutto il prossimo anno. Una decisione che mira a dare un po’ di respiro all’economia del paese che, pur restando tra le più solide dell’area Euro, risente della crisi che ha colpito gli altri paesi:

E’ proprio dal quartier generale della Riskbank che fanno sapere che

I negativi sviluppi in Eurozona hanno chiaramente impattato l’economia svedese, che ora risulta in rallentamento. I consumi delle famiglie sono diminuiti, la disoccupazione è aumentata e le pressioni inflazionistiche sono scarse.

Il taglio del costo del denaro mira a riportare il target dei prezzi al consumo attorno al 2% e dare i primi risultati per quanto riguarda la ripresa dell’economia del paese già nell’immediato, anche grazie agli anti-crisi adottate nell’Area Euro, al miglioramento della congiuntura globale e alla politica di tassi bassi applicata dalle autorità monetarie.