Fiat 500 alla conquista degli Usa

Un pezzo di storia dell’automobile italiana sbarca negli Usa, per far breccia nel cuore degli americani. Non stiamo parlando di un’utilitaria qualsiasi, ma della Fiato 500, che arriva otreoceano. Fiat scommette sulla 500, un’auto dalle dimensioni piccole che però è adatta al mercato americano.

La storica vettura, un vero e proprio marchio di fabbrica per il Lingotto, approfittando della crisi e delle nuove tendenze, sbanca i botteghini statunitensi, nella versione ‘standard’ e nella versione decappottabile.

La crescita delle vendite del brand Fiat negli Usa è esponenziale. In novembre ha toccato il +123%.

Si segnalano in particolar modo le vendite della Fiat 500 Berlina, aumentate del 143%. Fiat 500 Cabrio, invece, ha fatto registrare un incremento del 41% delle vendite.

Per il nono mese consecutivo Fiat tocca dunque livelli record. Tra i marchi interni al Chrysler Group è il brand che più sta ottenendo successo.

Reid Bigland, amministratore delegato del marchio Dodge e responsabile delle vendite Usa ha sottolineato:

“Nonostante tutte le incertezze derivanti dall’imminente fiscal cliff, Chrysler group è ben posizionato per concludere l’anno in forte crescita. Occorre evidenziare che l’industria dell’auto prosegue nella sua ripresa a seguito dell’uragano Sandy e i clienti stanno rispondendo in modo favorevole alle nostre offerte di fine anno, fattori che ci rendono fiduciosi di potere registrare vendite elevate anche in dicembre”.

Bigland ha fornito anche importanti dati relativi alle vendite generali del Gruppo Chrysler:

“Il colosso di Detroit, controllato da Fiat, ha registrato un rialzo delle immatricolazioni pari al 14% a 122.565 unità, facendo segnare il miglior novembre dal 2007 e il 32esimo mese consecutivo di aumenti delle vendite. Buona performance per i marchi Chrysler, Dodge, Ram truck e Fiat che hanno registrato aumenti delle vendite su base annuale. Il mese scorso sono appunto state vendute 122.565 vetture, contro le 107.172 Dello stesso periodo del 2011, mentre nei primi 11 mesi dell’anno sono stati acquistati 1,499 milioni di vetture, il 22% in più rispetto agli 1,231 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso. Vari modelli hanno registrato vendite eccellenti: sono state immatricolate 3.603 Fiat, aumento del 77% per la Dodge journey, un record per novembre, +42% per la Dodge Grand Caravan, il miglior novembre dal 2007, e rialzo del 17% per la Chrysler 300”.

Tobin Tax, lobby cercano esenzione sul trading

Uscita dalla Camera nella forma contemplata nel Ddl sulla Stabilità, la Tobin Tax non convince l’opinione pubblica.

Su questa tassa si è scatenato un putiferio nelle ultime settimane. Segnaliamo, nello specifico, una forte azione di lobbyng. Le banche voglio ottenere l’esenzione in relazione ad alcune fonti di entrata. Si tratta delle commissioni sull’attività quotidiana di trading. Parliamo dei trader che utilizzano le loro piattaforme per le operazioni on line. Le banche richiedono inoltre l’esenzione su:

obbligazioni (in questo contesto le banche svolgono il ruolo di intermediari e di emittenti)

derivati delle obbligazioni.

Nel contempo il Ministro dell’Economia è d’accordo con il ragionamento delle banche.

L’ipotesi è che si arriverà a pochi minuti prima dalla scadenza dei termini per evitare discussioni superflue. Con ogni probabilità il Governo (sulla base delle politiche francesi) farà pagare l’iposta soltanto sul saldo unico, evitando day trading e fast trading, lasciando esenti obbligazioni e derivati (quasi tutti).

Nel contempo il governo potrebbe aumentare la tassazione sugli scambi azionari per preservare il gettito.

Se le cose dovessero andare così, il ddl sulla Stabilità arriverà alla Camera dopo essere stato modificato. I tempi però sono molto stretti e si prevede un ricorso alla fiducia.

Fabbisogno pubblico dimezzato rispetto al 2011

 A parlare sono i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze che confermano il trend di quest’anno per quanto riguarda i conti pubblici: nei primi 11 mesi del 2012 il fabbisogno pubblico scende a 62,9 miliardi di euro, contro i 69,4 miliardi di euro necessari per il 2011.

Questi i dati annuali, che sono ribaditi anche da quelli mensili. A novembre del 2012 i dati mostrano un fabbisogno dimezzato rispetto a quello dello stesso mese dell’anno precedente: il fabbisogno statale di questo mese si è attestato, infatti, a circa 4,3 miliardi, poco più della metà del novembre 2011, quando il disavanzo ammontò a 8,5 miliardi di euro.

Nella nota del Ministero dell’Economia e della Finanza si legge:

il risultato del mese di novembre, rispetto allo stesso mese del 2011, registra un ulteriore miglioramento complessivo delle entrate fiscali. Il fabbisogno del mese tiene conto del riversamento in tesoreria unica delle risorse detenute dalle istituzioni scolastiche ed educative statali.

Si tratta di un ottimo risultato che è coerente con il trend ipotizzato per il raggiungimento dell’obiettivo annuo.

 

Mercato dell’auto in picchiata

 La contrazione del mercato dell’automobile in Italia che si è verificato in questo 2012 è il più pesante dal dopoguerra: si è tornati a livelli analoghi a quelli del 1979 con un calo del 44% rispetto al periodo prima della crisi.

La caduta delle immatricolazioni e delle consegne è stata costante per tutto l’anno: le immatricolazioni, a novembre, sono state 106.491, con una flessione del 20,1%. Il 2012 si chiuderà con sole 1,4 milioni di auto immatricolate.

Tra i primi rinunciatari all’acquisto di una nuova autovettura sono le famiglie, che, dopo cinque anni di contrazione continua del potere d’acquisto, non solo non possono permettersi di fare un nuovo acquisto, ma hanno delle difficoltà anche a sostenere i sempre crescenti costi di gestione dell’automobile (assicurazioni, bollo, carburante, etc).

Sul mercato regge bene il Lingotto: il gruppo Fiat a novembre ha consegnato 31.666 vetture riuscendo a contener la flessione al 16,60%, con Fiat e Jeep che perdono meno del mercato, mentre Lancia-Chrysler, Alfa Romeo e Ferrari registrano flessioni superiori al 20% e la Maserati arriva fino ad un -83%.

Le stime per il prossimo anno non lasciano ben sperare: infatti,  a meno di interventi mirati e concreti a sostegno della capacità di spesa delle famiglie e del rilancio dei consumi, le immatricolazioni rischiano di scendere sotto i valori di quest’anno (circa 1.360.000).

Il FMI dice addio alla libera circolazione dei capitali?

 Christine Lagarde, pur mantenendo blandi i termini della sua dichiarazione, ha dato il via a quella che potrebbe essere la svolta epocale per il Fondo Monetario Internazionale:

Non è scontato che una liberalizzazione totale sia un obiettivo appropriato per tutti i paesi e in tutti i tempi. I flussi di capitale possono avere benefici importanti per singole nazioni tra i membri del Fondo e nell’economia globale, ma comportano anche rischi, perché possono essere volatili e vasti in rapporto alle dimensioni dei mercati domestici.

Con queste parole il Fondo Monetario Internazionale si dota di una nuova arma: il capital controls al fine di difendere la stabilità di economia e mercati globali. Il documento che è stato presentato ieri ha fatto scalpore nel mondo dell’economia, soprattutto perché segna il passaggio del FMI da un liberismo spinto a posizioni meno aperte, sullo spunto di ciò che si verifica nelle economie emergenti, paesi come il Brasile, l’Islanda, la Corea Sud etc, in cui i governi hanno adottato misure che limitano i movimenti di capitali.

Nel documento, infatti, si sottolinea come la libera circolazione dei capitali più di una volta è stata seguita da destabilizzazioni finanziarie (il Messico nel 1994-95, la Turchia nel 1994 …) e come, per contro, economie “meno aperte” hanno reagito meglio alla crisi attuale.

Eurogruppo dice sì al prestito per la Spagna

 Dopo che la Commissione Europea ha approvato la legge per la ristrutturazione delle banche spagnole, si è giunti piuttosto in fretta alla decisione sulle modalità del prestito: 39,5 miliardi di euro che saranno erogati a partire dalla prossima settimana.

I quattro istituti di credito coinvolti nella ricapitalizzazione sono Bankia, Novagalicia, Catalunyacaixa e Banco de Valencia, alle quali si è aggiunta Sareb, la bad bank spagnola a cui andrà un finanziamento con 2,5 miliardi di euro. Questa operazione dovrebbe portare ad una riduzione del 60% del bilancio entro il 2017, attraverso il ricollocamento delle attività sul business al dettaglio e i prestiti alle Pmi.

Nonostante questa manovre e queste iniezioni di fiducia e di denaro la situazione del paese iberico resta particolarmente difficile: il numero dei disoccupati è continuato ad aumentare per tutto il mese di novembre, toccando i 4,91 milioni di unità, ossia un aumento dell’1,54% rispetto al mese precedente.

Ma non solo Spagna in questa riunione dell’Eurogruppo. I rappresentanti hanno anche parlato di Grecia, dopo l’avvio ieri del buy back dei titoli di stato, e di Cipro, altro paese in cui la situazione è difficile, per il quale le decisioni sono rimandate al 13 dicembre.

La trappola del bollettino Imu

Il saldo dell’Imu continua a tenere visibilmente banco. La decisione dei comuni di aumentare le aliquote fa si che l’Imposta municipale unica costerà agli italiani 5 miliardi in più. A dirlo è il Sole 24 ore, il quale afferma:

“Il conto finale della nuova imposta, il cui saldo dovrà essere versato entro il 17 dicembre, sale a 23 miliardi rispetto ai 18 previsti se si fossero applicate le aliquote nazionali utilizzate per l’acconto. Nel passaggio dall’acconto al saldo  i rincari più pesanti riguardano le città del Centro e del Sud dove per 100 euro sborsati a giugno se ne dovranno sborsare 160 al saldo. La fetta più grossa del gettito arriverà comunque dal Nord dove si trova il maggior numero di immobili e di contribuenti”.

Ecco come si è svolta l’Analisi del quotidiano:

“L’elaborazione del Sole 24 Ore è stata effettuata partendo dai dati dell’Agenzia del Territorio e di quelli del dipartimento delle Finanze. Se i comuni avessero lasciato le aliquote invariate il totale dell’Imu sui fabbricati sarebbe arrivato a poco piu’ di 18 miliardi, il doppio dell’acconto. La realtà, però, è che quasi tutte le città hanno alzato l’asticella del prelievo portandola ben al di sopra dello 0,4% previsto per l’abitazione principale e dello 0,76% per gli altri immobili. Ed è proprio partendo dalle aliquote medie decise dai comuni e applicandole agli edifici che risultano iscritti in catasto che si puo’ ricostruire la stime totale del gettito”.

Cosa ne viene fuori?

“Dalla tabella del Sole 24 Ore emerge che dalle abitazioni principali e dalle pertinenze l’acconto ha fruttato 1.680 milioni mentre il saldo richiedera’ 2.660 milioni, 980 in piu’ (+58,3%). Il conto sulle seconde case e’ ancora piu’ salato: si passa dai 2.330 milioni dell’acconto ai 3.860 del saldo, con un incremento di 1.530 milioni (+65,7%)”.

 

 

A Gennaio la riforma delle pensioni

Sarà attiva tra un mese la riforma delle pensioni. Chiesta dall’Unione europea nel 2011, la riforma entrerà in vigore all’inizio del prossimo anno, sulla base dei miglioramenti già avvenuti negli ultimi mesi.

In virtù della riforma lo Stato italiano risparmierà una cifra che si aggira intorno ai 22 miliardi di Euro dal 2013 al 2020. Un ottimo presupposto per alleggerire la crisi.

Gli esperti spiegano così le principali modifiche in seno alla legge:

“Alla base della riforma, che porta quindi molti soldi allo Stato, ci sono l’allungamento dell’età pensionabile e il passaggio al sistema contributivo, mentre prima c’era quello retributivo. Dal 2013, quindi, i lavoratori andranno in pensione con le nuove regole, a parte gli autonomi che hanno aspettato 18 mesi per la finestra mobile. Dal 2013 si andrà in pensione a 66 anni e 3 mesi per gli uomini e a 63 anni e 3 mesi per le donne, che diventano 63 anni e 9 mesi nel caso di lavoratrici donne. Per la pensione anticipata ci vogliono 42 anni e 5 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 5 mesi per le donne”.

Lo Stato tira dunque un sospiro di sollievo, gli  italiani no, come si legge dall’analisi degli esperti:

“Per le donne l’età pensionabile crescerà fino al 2018 per arrivare a essere uguale a quella degli uomini. Per il futuro è previsto anche l’adeguamento della pensione alle statistiche della vita media”.

Gas e Luce, bollette sempre più care

Il trend negativo italiano in merito al carovita delle bollette di luce è gas prosegue. L’Italia è prima in Europa per quanto concerne il costo pro-capite dell’energia. La tassazione elevata contribuisce a mettere in scacco aziende e famiglie.

Gli imprenditori italiani, infatti, pagano a un prezzo salato l’elettricità: intorno al 36,4% in più rispetto alla media dell’Ue. Sborsano inoltre 5,8% in più rispetto ai colleghi europei. Le famiglie spendono tra carburanti, luce e gas, il 5,6% rispetto alla media del resto dell’Eurozona.

I dati provengono da Confartigianato. Il costo dell’energia elettrica per uso industriale è cresciuto del 12,7% per gli imprenditori tra l’anno scorso e l’anno in corso. Rispetto ai rincari del 5,2% registrati nell’Eurozona, l’intensità è più che doppia.

Le tariffe energetiche a carico delle imprese hanno subito negli ultimi dodici mesi un aumento del 30,4%. Nella zona dell’Ue, invece, l’aumento si è fermato a 12 punti di percentuale. Per quanto concerne le imprese il rincaro complessivo tra l’ottobre dello scorso anno e quello in corso è del 13,6%. Nel resto d’Europa si è fermato all’otto per cento.

Rileva Confartigianato:

“Nell’ultimo anno, la bolletta dell’elettricità per usi domestici è cresciuta del 15,9% (a fronte di un rincaro del 5,9% nell’Eurozona), il gas utilizzato dalle famiglie è rincarato del 9,1% (+6,4% nella Ue) e i prezzi dei carburanti sono aumentati del 16,1% (+8,7% nell’Eurozona)”.

 

Monti vuole la riduzione delle Tasse

 Mario Monti vuole ridurre le tasse. Lo ha detto intervenendo presso la riunione degli Stati Generali del Centro-Nord a Verona:

“Non c’è dubbio che occorrerà ridurre la pressione fiscale ma ci sono dei limiti e una dinamica temporale attraverso cui questa cosa sarà possibile. La lotta all’evasione va affinata, migliorata vanno evitati eccessi ma è una guerra che deve proseguire e vorrei che la classe politica avesse un senso di urgenza in questo senso così come per la legge elettorale”.

Monti si è soffermato sulle prospettive economiche e sull’occupazione. Argomento caldo, visto che in Italia c’è una grossa zona di disagio che contempla 8 milioni e mezzo di italiani con il futuro incerto:

“Il mio desiderio è che il 2013 possa essere l’anno di uno straordinario investimento in capitale umano, da parte di tutte le forze del paese, soprattutto per sostenere i giovani. Se lo Stato da solo non ce la fa, non vuol dire che non ce la facciano gli italiani insieme. Proprio sul tema dell’occupazione Monti ha tenuto a precisare che le politiche economiche del governo non sono la causa dei fenomeni negativi che vogliamo rimuovere come la recessione e la disoccupazione. Io sono molto sensibile al problema disoccupazione ma non ritengo che il governo potesse fare diversamente da quello che ha fatto”.