Amazon sotto accusa: concorrenza sleale per Antitrust UE

Amazon è stato messo sotto accusa dall’Antitrust Europeo: il suo comportamento paleserebbe dei problemi di concorrenza sleale nei confronti di alcuni suoi venditori. Questo è ciò che sostiene la Commissione Europea che ha lanciato accuse formali nei confronti della società.

La Commissione UE esaminerà l’acquisizione sottosoglia di Fincantieri dei cantieri Stx

La Commissione europea esaminerà con attenzione la proposta di acquisizione di Chantiers de l’Atlantique da parte di Fincantieri. È quanto ha comunicato la stessa Commissione con una nota in cui evidenzia di aver accolto la domanda presentata dalla Francia e dalla Germania che la invitavano a esaminare alla luce del regolamento sulle concentrazioni.

Fincantieri ha già siglato l’accordo per l’acquisizione dei cantieri navali, l’intesa era stata siglata il 27 settembre 2017 e suggellata con la firma del 2 febbraio 2018 tra il gruppo navale italiano e lo Stato francese, rappresentato in quella occasione dall’Agence des Participations de l’Etat.

Questo accordo ha consentito a Fincantieri di acquisire di fatto il controllo di Chantiers de l’Atlantique (nuovo nome di Stx), in quanto il gruppo italiano ha ottenuto dallo Stato francese il 50% dei cantieri navali, più in prestito per 12 anni l’1%.

Di fatto Fincantieri stava aspettando le autorizzazioni dell’Antitrust francese e tedesca e non di quella europea, in quanto il progetto di acquisizione, come la stessa Commissione ha reso noto, “non raggiunge le soglie di fatturato previste dal regolamento Ue relativamente alle concentrazioni per le operazioni che devono essere notificate alla Commissione a causa della loro dimensione europea”.

Nonostante questo però la Commissione intende chiedere a Fincantieri di notificare l’operazione in quanto “la Francia ha presentato alla Commissione una domanda di rinvio a norma dell’articolo 22, paragrafo 1, del regolamento UE sulle concentrazioni”.

“Tale disposizione – fa sapere Bruxelles – permette a uno o più Stati membri di chiedere alla Commissione di esaminare una concentrazione che pur non rivestendo una dimensione europea incide sugli scambi all’interno del mercato unico e rischia di incidere in misura significativa sulla concorrenza nei territori degli Stati membri che presentano la richiesta. La Germania si è associata alla richiesta di rinvio trasmessa dalla Francia”.

“Sulla base degli elementi forniti dalla Francia e dalla Germania – dice ancora la Commissione -, e fatti salvi i risultati della sua indagine esaustiva, la Commissione ritiene che l’operazione potrebbe nuocere in misura significativa alla concorrenza nel settore della costruzione navale, in particolare per quanto riguarda il mercato mondiale delle navi da crociera”.

Con questa affermazione la Commissione dimostra di varcare i confini europei e di stabilire, senza che sia legittimata, quali sono le operazioni che possono incidere a livello globale. Anzi la Commissione sostiene “di rappresentare l’autorità più idonea a valutare i potenziali effetti transfrontalieri dell’operazione. Di conseguenza, l’acquisizione di Chantiers de l’Atlantique da parte di Fincantieri sarà esaminata nella sua integralità”. Una volta ricevuti i documenti, Bruxelles avrà 25 giorni lavorativi per esprimersi.

Chantiers de l’Atlantique è un’impresa di costruzione navale francese con sede a Saint-Nazaire, il cui capitale di maggioranza è detenuto dallo Stato francese, attraverso l’Agenzia delle partecipazioni statali.

Fincantieri è un’eccellenza italiana nel comparto navale riconosciuta a livello mondiale, con 230 anni di storia e più di 7.000 navi costruite. Questa azienda ha il suo punto di forza nella sua capacità produttiva, riuscendo ad acquisire il più ampio portafoglio di clienti e di prodotti nel settore delle crociere. Il Gruppo conta oggi 20 stabilimenti in 4 continenti, oltre 19.000 dipendenti ed annovera tra i suoi clienti i maggiori operatori crocieristici al mondo.

la Commissione europea mira a ridurre la dipendenza dell’economia dalle banche

 I fondi pensione, le assicurazioni e i mercati dei capitali dovrebbero essere mobilitati per fornire investimenti a lungo termine dell’economia europea, secondo una nuova strategia della Commissione europea che mira a riequilibrare il calo dei prestiti da parte delle banche causata dalla crisi finanziaria.

Nel presentare la proposta, Michel Barnier, commissario europeo per il mercato interno e i servizi , ha parlato della necessità di diversificare le fonti di finanziamento in Europa e di migliorare l’accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese che sono la spina dorsale dell’economia europea.

 

L’Europa è in ripresa e tornano gli investimenti

 

Il piano della Commissione per il finanziamento a lungo termine dell’economia europea ha delineato una serie di obiettivi, tra cui migliorare il contributo delle banche di investimento nazionali rendendo più facile per le Pmi collocare obbligazioni societarie dando agli investitori una migliore informazione sulle Pmi e sui progetti infrastrutturali.

Il direttore generale di Business Europe Markus Beyrer ha accolto con favore il piano, dicendo che potrebbe contribuire alla re-industrializzazione dell’economia dell’Ue.

In Europa, i due terzi dei finanziamenti per l’economia provengono dalle banche, rispetto a solo un terzo negli Stati Uniti, il che significa che le imprese europee, e in particolare le Pmi, hanno visto il loro finanziamento abbassarsi.
Ladipendenza dell’economia europea dalle banche rischia anche di minare gli investimenti a lungo termine nelle reti delle telecomunicazioni, dei trasporti e dell’energia. L’ Ue stima che deve affrontare un deficit investimento di diversi miliardi di euro nel corso dei prossimi sei anni.

Le donne italiane oberate dalle faccende domestiche

 Dopo i dati della Commissione Europea, che hanno attestato quanto le remunerazioni del lavoro femminile siano arretrate rispetto a quelle degli uomini, l’Ocse certifica ora anche il livello di iniquità nella gestione di un’altra preziosa risorsa personale, il tempo.

Secondo questa indagine infatti, le donne italiane occupano mediamente 90 minuti al giorno in un lavoro retribuito o nello studio, marcando una netta distanza dalla media dei Paesi economicamente più sviluppati, nei quali una donna dedica 158 minuti al giorno ad attività lavorative. Secondo le rilevazioni, le spagnole dedicano il doppio del tempo (187 minuti) alle occupazioni retribuite, meno delle americane (192 minuti), ma più delle tedesche e delle francesi, che sono impegnate nel lavoro rispettivamente per 134 e 116 minuti al giorno.

 

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Discreta la collaborazione alle attività domestiche da parte degli uomini europei: i francesi dedicano 143 minuti al giorno ai “lavori di famiglia non retribuiti”, e in particolare a quelli prettamente domestici (98 minuti). Meglio fanno i danesi, che alle faccende di casa dedicano 107 minuti, superati però dai recordmen norvegesi con 180 minuti.
In questa classifica collaborativa, gli uomini italiani occupano posizioni di coda , riservando meno di un’ora e mezza complessiva ai servizi gratuiti per la famiglia, ed in particolare solo 57 minuti alle attività di manutenzione domestica: di contro le donne italiane dedicano alle “pulizie” 204 minuti al dì, rispetto ad una media Ocse di 168 minuti. In Turchia le donne dedicano addirittura 377 minuti ai lavori di famiglia non remunerati.

Nel settore “tempo libero” primeggiano le donne norvegesi con 367 minuti, mentre le italiane riescono a dedicarvi solo 279 minuti al giorno, contro i 342 minuti dei loro compagni.

Per l’Italia deficit di bilancio entro i limiti e debito pubblico ancora in crescita

 Il deficit di bilancio in Italia per il 2013 è rimasto stabile al 3% del Prodotto interno lordo (Pil), il massimo consentito per rispettare le leggi fiscali dell’Europa, come ha mostrato l’Istat.

Come è noto, i Paesi della zona euro devono mantenere i loro deficit di bilancio al di sotto del 3% del Pil per evitare sanzioni o un calendario di azioni da intraprendere per rientrare nei limiti issati da Bruxelles. L’Italia è uno dei pochi paesi dell’Unione Europea a non essere nella cosiddetta procedura per i disavanzi in eccesso.

 

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Il deficit, pari a 47,3 miliardi di euro, è stato frenato dalla drastica riduzione dei consumi del 2,6%. Le esportazioni sono aumentate dello 0,1% mentre le importazioni sono diminuite del 2,8%, sempre in base ai dati Istat. Le imprese private hanno tagliato gli investimenti di capitale, che sono calate del 4,7%, il doppio del calo del 2,2% del consumo interno complessivo.

Continua crescere il debito pubblico lordo che è salito al 132,6% del Pil dal 127% del 2012 e il 120,7% del 2011. Questo continua a essere un problema importante per l’Italia impegnata nelle misure di spending review.

La Commissione europea ha applaudito ai piani di bilancio proposti dall’Italia, ma ha insistito sul taglio del debito, che è il secondo più alto dopo la Grecia, al fine di beneficiare di una clausola che consenta investimenti pubblici supplementari.

Le entrate fiscali complessive sono diminuite dello 0,3% l’anno scorso dopo un salto del 2,5% nel 2012, il primo anno in cui gli aumenti fiscali che sono arrivati dalle politiche di austerità sono stati pienamente efficaci.
Le entrate da imposte dirette, quali tasse personali e di reddito d’impresa, sono aumentate, mentre le entrate da imposte indirette, quali le imposte sulle vendite, sono diminuite del 3,6% a partire dal 2012. L’Istat ha messo in mostra una caduta più ripida per il consumo interno complessivo.

Il Pil terrà conto di nuove basi

 A partire dal prossimo mese di settembre la Commissione Europea adotterà per gli stati membri un nuovo modello di calcolo dei bilanci nazionali, l’European System of Accounts 2010 che sostituirà il metodo attualmente in uso, risalente al 1995.

Il nuovo metodo, che tiene conto del maggior impatto prodotto sui bilanci dalle nuove tecnologie, dai beni e dai servizi della proprietà intellettuale,dalla globalizzazione del sistema economico, produrrà una interessante maggiorazione media del PIL dell’Unione europea.

► Per la Commissione Europea l’Italia rischia di venir meno al Patto di Stabilità

Per l’Italia l’applicazione del sistema implicherà un rialzo del PIL tra l’1% e il 2%, soprattutto in virtù del fatto che gli oneri finanziari per ricerca e sviluppo saranno trasferiti dalla voce “spese” alla voce “investimenti”.

Analogamente gli esborsi per i nuovi sistemi di difesa, considerati finora “mezzi distruttivi”, saranno catalogati come potenziali ”produttivi di sicurezza”, e transiteranno sotto il capitolo degli investimenti.

Anche altri Paesi extraeuropei, Stati Uniti inclusi, hanno aggiornato o sono in procinto di aggiornare le procedure di calcolo dei propri bilanci col nuovo standard internazionale.

► Le previsioni della Commissione Europea per l’economia italiana nel 2014

Il nuovo metodo, proprio negli Stati Uniti, dal 2010 ad oggi ha prodotto un incremento del PIL del 3,5% , con ricerca e sviluppo che da soli incidono per il 2,5%.

Secondo fonti dell’Unione Europea, l’influenza di tale ( più accurata) metodologia di calcolo potrà determinare un incremento medio del 2,4% dei bilanci continentali: dai 2-3 punti in più per Belgio,Danimarca, Germania, Francia Olanda ai 3-4 per Austria e Gran Bretagna, con punte del 4-5 in paesi quali Finlandia e Svezia che vantano i più alti tassi di spese ed investimenti nel campo della ricerca e sviluppo.

L’Ue propone limitazioni al trading speculativo della grandi banche

 Stop al trading speculativo delle banche.
È questo l’impegno della Commissione europea per evitare che le grandi banche europee possano essere travolte dalle proprie attività speculative, come è successo per alcuni gruppi in questi anni di crisi. Dalle fonti Ue arrivano notizie sul fatto che la Commissione europea dovrebbe presentare una proposta in questo senso tra il 15 e il 22 gennaio.

► Le banche centrali sosterranno la ripresa anche nel 2014

Da quanto si apprende, la proposta dovrebbe prevedere una limitazione per le grandi banche, con proibizioni specifiche per alcuni punti, all’effettuazione di operazioni di trading che non hanno connessione con le attività dei clienti o che risultano non coperte.
Le banche in Europa che potrebbero vedere applicate queste limitazioni sono circa trenta. Queste notizie sono state confermate dalle fonti Ue e sono apparse oggi sul Financial Times.

► Draghi, pronto a varare nuovi aiuti alle banche

La proposta è ancora in fase di definizione e per il momento si conosce la posizione e l’inidirizzo di massima. Ci potrebbe essere qualche cambiamento, ma dovrebbe essere confermato quanto riportato dalle fonti e dai quotidiani. La proposta è simile alla “Volcker rule” con la Commissione che ha aspettato la sua definizione negli Stati Uniti.
Alla base c’è quindi la decisione sulla pericolosità in termini di rischi sistemici di alcune attività di trading. La scelta dovrebbe competere ai supervisori bancari con l’Autoritaà bancaria europea (Eba) che dovrebbe fornire le indicazioni tecniche per la valutazione. Le attività di trading più rischiose vanno quindi diversificate dalle altre attività bancarie.

Al centro dell’interesse c’è l’attività di “market making” che riguarda l’acquisto e la vendita di derivati. Queste sarebbero da separare dalle altre attività della banca e dovrebbero prevedere un patrimonio a parte. La vendita di derivati potrà quindi continuare, ma l’esposizione sarà limitata da criteri stabiliti dalla Commissione europea.

Standard and Poor’s declassa il rating dell’Unione europea

 L’agenzia di rating Standard and Poor’s boccia l’Europa. Un taglio del rating che di certo non fa bene agli sforzi che l’Europa sta facendo per riprendere a crescere e per convincere gli  investitori internazionali a tornare a scommettere sulla propria economia. L’agenzia di valutazione del debito americana ha abbassato il rating di lungo termine dell’Europa da AAA ad AA+.
Standard and Poor’s parla di prospettive stabili e di giudizio sul debito di breve e medio periodo ad A-1+. In una nota, l’agenzia di rating spiega che il downgrade si basa sulla debolezza del credito nell’Unione europea a 28.
L’Europa perde quindi la tripla A dopo anni in cui la stessa era minacciata dal downgrade. Nel gennaio del 2012 Standard and Poor’s aveva portato l’outlook dell’Europa a negativo e parlato di un possibile declassamento. Ora questo si è realizzato visto anche che la condizione economica dell’Europa resta di un malato caratterizzato da debolezza seppure in ripresa rispetto al periodo di crisi più profonda vissuto in passato.
Standard and Poor’s, nella nota che spiega il downgrade, afferma che a preoccupare è la scarsa coesione dell’Europa. La controversia sempre più persistente nei negoziati sul bilancio in Europa è un elemento negativo. L’agenzia di rating precisa che il downgrade dell’Europa non influenza il rating dei singoli Paesi.
La Commissione europea esprime il suo parere contrario alla scelta di Standard and Poor’s affermando di essere in disaccordo e che il rating dell’Unione europea “dovrebbe essere valutato in base ai meriti, alla luce dello status speciale basato su Trattati del bilancio Ue”.

Una multa record per le banche che hanno manipolato i tassi Euribor e Libor

 La Commissione Europea ha comminato una multa record a sei istituti bancari per lo scandalo legato ai tassi Euribor e Libor. Una multa da 1,7 miliardi di euro decisa contro i gruppi bancari considerati colpevoli della manipolazione dei due tassi interbancari fatta due anni fa. Una multa senza precedenti a carico degli istituti bancari tutti europei a parte uno americano.

La parte più alta dovrà essere pagata dalla Deutsche bank che è stata giudicata in entrambe le inchieste e dovrà pagare 725 milioni di euro. Con questa decisione, l’antitrust europea vuole anche avvertire tutte le banche e la finanza europea. Le regole vanno rispettate e che le viola dovrà renderne conto.

In crescita la fiducia economica in Europa e maggiormente in Italia

 I servizi finanziari della Commissione Europea hanno comunicato la crescita anche a novembre della fiducia economica dei Paesi dell’Europa. Una crescita minore rispetto a quella che si è registrata nei mesi precedenti come mostra l’indicatore. Leggendo i dati si nota come in Italia si sia registrata la crescita più alta della fiducia economica a confronto con i dati dei cinque Paesi europei con la maggiore economia. Infatti, il cosiddetto superindicatore considera il livello di fiducia dei manager industriali, degli addetti al commercio, ai servizi e alle costruzioni e dei consumatori.