Assegni dormienti: un tesoro che vale quasi 650 milioni di euro

Gli assegni dormienti dimenticati dagli italiani ammontano, secondo la Corte dei Conti, a 634 milioni di euro, e si parla solo degli ultimi 9 anni. Tutti soldi che fanno felice lo Stato, che può incassarli, quando non reclamati, secondo legge. Si tratta di assegni staccati per i motivi più diffusi, come un deposito in una compravendita, e poi dimenticati. Dopo tre anni, lo Stato li può incassare, e così fa.

È quanto emerge dalla relazione della Corte, che nella sua analisi ha evidenziato come lo Stato stia guadagnando molto dalla distrazione dei cittadini, che dimenticano di aver staccato un assegno e non se ne preoccupano solo perché moti non conoscono bene la legge.

Cosa dice la legge sugli assegni dormienti

La legge consente allo Stato di incassare tutti quei rapporti dormienti, che non riguardano solo gli assegni. Tempo fa era stato evidenziato come anche le polizze vita erano parte della legge, che dal 2007 dà questa possibilità allo Stato, così come quei conti corrente che restano inattivi per più di dieci anni.

E alla fine tutto diventa un vero fondo a cui i vari Governi possono attingere, tanto che le casse dello Stato si sono arricchite di più di due miliardi in dieci anni.

I cittadini che si dovessero accorgere di aver perso un piccolo tesoro, hanno comunque altri dieci anni per reclamare i loro averi, ma, secondo i dati, sono veramente pochi quelli che hanno chiesto la restituzione dei loro denari.

La legge era stata pensata per finanziare un fondo che servisse ai risarcimenti per chi era caduto nelle trappole delle frodi finanziarie. Fino al 2017 però, del fondo non vi era traccia, e solo i recenti scandali delle Banche Venete hanno attivato le Istituzioni per la creazione di una “cassa”.

Questo ha portato a molti dubbi su quale sia stata la destinazione dei rapporti dormienti riscossi dallo Stato fino a due anni fa. È la stessa Corte dei Conti ad evidenziarlo.

Gli assegni però, non sono il gruzzolo più congruo, di questi rapporti dormienti. La maggior parte viene, secondo la Corte, da assegni circolari che sono serviti da depositi, cauzioni, ma anche per “abbassare” il proprio conto corrente in caso di controlli. Sono assegni richiesti da chi ha qualcosa da nascondere al fisco, e teme un controllo dei propri conti come comparazione per il proprio reddito.

La Corte dei Conti avrebbe preferito un intervento sull’IVA

La legge di Stabilità ha l’onere di regolamentare tutti i settori dell’economia italiana. La Corte dei Conti, rispetto all’ultima legge, spiega che si aspettava un intervento più deciso sull’IVA anche se quel che è stato fatto in direzione dei bambini sulla soglia di povertà, è lodevole. 

La Corte dei Conti italiana spende 313 milioni di euro l’anno

 I cittadini italiani sono da tempo impegnati in un austero meccanismo di spending review e di contenimento della spesa pubblica, che sta inevitabilmente influenzando l’economia del paese. Da alcuni mesi a questa parte, poi, l’Italia ha acquisto anche una nuova figura istituzionale, il Commissario straordinario per la Spending Review, che, nella persona di Carlo Cottarelli, che arriva dall’FMI, avrà il compito di far risparmiare lo stato il più possibile. 

Il Fondo per la competitività e lo sviluppo imprenditoriale non funziona

 Forse non tutti sanno che il sistema imprenditoriale italiano può beneficiare dell’aiuto di un apposito Fondo per la competitività e lo sviluppo, all’interno del quale vengono raccolte risorse che dovrebbero essere poi ridistribuite a chi ne fa richiesta. Sembra però che questo strumento di così grande importanza in un momento in cui la morsa del credito ancora aggredisce il mondo imprenditoriale italiano da più parti non funzioni ancora alla perfezione. 

Diminuiscono gli incassi di Equitalia relativi al 2012

 La Corte dei Conti, suprema magistratura dello Stato, ha recentemente analizzato la situazione finanziaria di Equitalia Spa, la società di recupero credito che lavora in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate da anni e si occupa di far tornare nelle casse dello Stato quanto dovuto dai contribuenti. 

Per la Corte dei Conti il debito pubblico e il fisco limitano la crescita

 La Corte dei Conti lancia un monito al governo su debito pubblico e tasse che non permettono la crescita economica del Paese. Il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri nel discoso sul suo insediamento ha prlato dell’eccessivo peso del fisco che è arrivato al 45% del Pil. Un aspetto che limita la crescita economica soprattutto se le risorse sempre più alte del prelievo fiscale non saranno spese meglio. Il presidente Raffaele Squitieri ha affermato: “Poiché ormai nella nostra economia il prelievo fiscale ammonta a circa il 45% del prodotto non si potrà avere un consistente miglioramento nell’allocazione delle risorse, e con esso un rilevante accrescimento della produttività totale e, dunque, una sensibile accelerazione della crescita economica, se non sapremo spendere, meglio di quanto ora facciamo, le ingentissime risorse derivanti dal prelievo fiscale”.
La Corte dei Conti sottolinea l’importanza del debito pubblico che in Italia è a un livello che non ha pari nel mondo. Il debito pubblico è quindi tra i principali responsabili della scarsa crescita, in quanto tiene l’Italia in una sorta di circolo vizioso da quale è sempre più difficile uscire.
Il presidente Squitieri sul debito pubblico del nostro Paese ha detto: “può essere lieve da portare, e può essere più agevolmente ridotto, nel contesto di una economia che cresce. Perchè nelle espansioni economiche la domanda di interventi pubblici che sostengano i redditi si fa meno pressante e perchè l’espansione economica genera, di per sè, aumenti delle entrate fiscali”.
Tra gli aspetti più importanti per superare questa condizione i magistrati contabili indicano la battaglia contro la corruzione. Viene rilevata la leggera ripresa economica, ma anche sottolineato il rischio di deflazione che potrebbero portare a recessione e all’aumento del debito.

La Corte dei Conti lancia l’allarme pensioni e si stringe sull’invalidità civile

 La Corte dei Conti parla di misure immediate per mettere a posto la situazione economica dell’Inps, l’Istituto nazionale della previdenza sociale. Operazione da fare presto controllando le pensioni legate al metodo contributivo e riformando le modalità di riconoscimento dell’invalidità civile, sono queste le considerazioni che emergono dall’analisi della Corte dei Conti del bilancio 2012 dell’Inps. Nel report della Corte dei Conti si legge un disavanzo finanziario e l’aumento del deficit che sono conseguenza dei più grandi fondi amministrati. Il risanamento è quindi improrogabile e bisogna riflettere in maniera responsabile sull’invalidità civile.

Ocse, nuovo allarme per le pensioni e i precari

La Corte dei Conti critica le procedure utilizzate per il riconoscimento dell’invalidità civile basate soprattutto sul ricorso a medici esterni convenzionati che non garantiscono all’Inps una governo efficace.

Bonus pensione dicembre 2013, beneficiari e requisiti

Un’altra critica riguarda l’adeguatezza delle pensioni che si riferiscono al metodo contributivo. Si dice che è necessario “un costante monitoraggio degli effetti delle riforme del lavoro e della previdenza obbligatoria sulla spesa pensionistica e di una crescente attenzione al profilo dell’adeguatezza delle prestazioni collegate al metodo contributivo e degli eccessivi divari nei trattamenti connessi a quello retributivo, unitamente all’urgenza di rilanciare la previdenza complementare”.

Le perdite registrate sono ripagate dai parasubordinati e dalle prestazioni temporanee. Sono loro che mantengono le perdite economiche totali e permettono la copertura. Il bilancio è quindi attivo ma ci sono preoccupazioni per la tenuta legate all’aumento delle prestazioni non bilanciato dal flusso dei contributi. In effetti, il lavoro autonomo e i parasubordinati non aggiustano lo squilibrio e non ci sono apporti statali adeguati a livello qualitativo e quantitativo. I saldi vanno verso il negativo quindi e c’è l’indebitamento anche per il dissesto crescente del fondo di nuova acquisizione dei dipendenti pubblici.