La crisi di liquidità alle imprese sembra in fase di miglioramento

 Dopo il nuovo taglio dei tassi di interesse effettuato dalla Bce lo scorso giugno, qualcosa potrebbe modificarsi e potrebbero esserci nuove misure a contrastare la bassa inflazione, che dovrebbe portare tassi di interesse con rendimenti più alti principalmente per Btp, soprattutto quelli legati all’inflazione, e conti deposito.

Prestiti personali, rimane sempre difficile ottenere liquidità

 Non c’è ancora nessun segnale positivo di rimbalzo del credito per le famiglie e – particolarmente – per le imprese. Stando  ai dati diffusi da Bankitalia, i prestiti al settore privato, corretti per tener conto delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bilanci bancari, hanno avuto una contrazione su base annua pari al 3,2 per cento (-3,1 per cento ad aprile).

Diminuiscono i depositi overnight presso la Banca Centrale Europea

 I depositi overnight presso l’istituto di Francoforte, da parte di quelle banche commerciali che hanno a disposizione liquidità in eccesso al fine della giornata, sono diminuiti in maniera sensibile se paragonati a quando essi non erano remunerati, ma nemmeno costava nulla usufruire di questo parcheggio temporaneo ma sicuro di liquidità, così come sono diminuite le richieste di prestito a tassi dello 0.40%, sempre rispetto alla media storica (ultimo dato rispettivamente 17 miliardi e 16 milioni contro un pre-cambio di tassi pari a 39 miliardi e 442 milioni,).

Conviene più investire o parcheggiare la liquidità in attesa di tempi migliori?

 La situazione ideale in cui sperano di trovarsi investitori e risparmiatori di tutto il mondo è quella secondo cui si hanno tutte le proprie risorse investite nel mercato azionario quando gli indici di borsa subiscono un incremento e tutte le proprie risorse investite in titoli monetari e liquidità quando i mercati crollano.

Conti deposito in alternativa ai Bot

 Il rendimento dei Bot annuali, il parametro nazionale per calcolare la remunerazione della liquidità , scende sempre di più. La loro rendita è pari a 0,676% lordo. All’asta di metà gennaio rendevano lo 0,735%.

Gli italiani sono di nuovo risparmiatori

 Negli ultimi 12 mesi, gli italiani hanno ripreso il gusto di risparmiare che si era affievolito a partire dal 2009. Negli anni della crisi, una delle virtù degli italiani, che in un certo senso teneva in piedi l’economia, era la capacità di risparmiare che sembrava essere andata persa.

Secondo uno studio di Acri-Ipsos nel 2013 la percentuale di nostri connazionali che è riuscita ad accantonare un’aliquota del proprio reddito è salita al 29% dal 28% del 2012.

Simmetricamente, le famiglie  con un saldo finanziario negativo sono diminuite dal 31% al 30%, mentre la maggioranza dei nuclei familiari (40%) ha continuato a consumare per intero il proprio reddito, per necessità o per scelta.

 

Calo dei consumi e meno risparmi per le famiglie italiane

 

La crisi  incide sensibilmente anche sulle abitudini e sulle forme del risparmio: se nel 2006 il 70% delle famiglie riteneva che l’investimento più solido e sicuro fosse  il “mattone”, oggi solo il 29% del campione è rimasto dello stesso parere (contro il 35% del 2012).

Tra le cause di questo “divorzio”, il campione indica la stretta sulla concessione di mutui, la tassazione crescente e mutevole, i costi di gestione immobiliare.

Il periodo di difficoltà economico- finanziarie  induce un numero crescente di famiglie (ben il 34%, massimo storico per l’Italia) a puntare su forme di accantonamento ritenute più  sicure e garantite come il risparmio postale, i bond ed i titoli di stato (anche se questi ultimi segnano un lieve calo dal  9% al 7%).

La scelta azionaria, anch’essa in lieve discesa interessa oggi il 7% della famiglie contro l’8% del 2012, mentre la prassi di tenere i risparmi in liquidità prevale, come sempre, su tutte le altre forme di accantonamento e riguarda il 66% delle famiglie.