Banca Sistema avvia Ipo

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Banca Sistema si prepara all’entrata in Piazza Affari. Parte oggi l’offerta pubblica di vendita e sottoscrizione dei titoli dell’istituto specializzato nei crediti commerciali vantati verso la Pa che ha ricevuto ieri l’approvazione Consob del prospetto informativo.

Sul mercato verrà collocato fino al 48,47% del capitale (non considerando la greenshoe).

L’offerta delle 38,9 milioni di azioni si concluderà il 29 giugno. Per un quarto (10 milioni di titoli) si tratti di azioni in sottoscrizione per l’aumento di capitale e per la parte restante (28,9 milioni) sono in vendita da parte dell’azionista venditore Sof Luxco. La forchetta indicativa di prezzo tra 3,5 e 4,35 euro per azione valorizza la società in caso anche di piena sottoscrizione della parte in aumento di capitale tra 281,5 milioni e 349,8 milioni.

Dalla quotazione sul segmento Star di Borsa italiana, Banca Sistema incasserà, a seconda del prezzo che verrà fissato al termine dell’offerta, tra un minimo di 33,86 e un massimo di 42,08 milioni di euro. Risorse che, è stato spiegato, andranno a patrimonio di vigilanza, ovvero per garantire la copertura dei rischi, in linea quindi con i coefficienti di capitale previsti da Basilea 3. Quanto ai proventi dell’azionista venditore, il fondo di private equity lussemburghese Sof, questo incasserà dai 98,12 ai 121,96 milioni.

“L’uscita del fondo – ha precisato il Ceo Gianluca Garbi – era nei piani sin dal loro ingresso. Al tempo stesso però gli altri soci di riferimento hanno siglato un patto parasociale sul 45,3% del capitale post-quotazione”. L’accordo ha una durata di tre anni e lega Sgbs, società che fa riferimento al management dell’emittente titolare del 26,38% di Banca Sistema, e le Fondazioni Sicilia, Pisa e Cari Alessandria (ciascuna titolare di un 8,45%). Il patto, si legge nel prospetto, disporrà “di voti sufficienti per esercitare un’influenza dominante nell’assemblea ordinaria della società”.

Garbi ha poi spiegato che Banca Sistema “intende andare avanti con l’espansione delle proprie attività di factoring, che rappresentano il 90% dei ricavi (il resto è soprattutto cessione del quinto, ndr), sia attraverso partnership, che joint venture o acquisizioni in Italia o all’estero. Al momento però – ha sottolineato – non ci sono dossier sul tavolo” anche se “non posso escludere che possa arrivare qualcosa già nel corso dell’anno”. Nel mirino potrebbero finire le attività di factoring in via di dismissione di qualche gruppo bancario italiano o straniero.

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