Bollicine, le bevande bio battono i soft drink

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Bio batte soft drink. Oltre alle crociate dei salutisti, per via della crisi che ha ristretto il carrello della spesa le scelte dei consumatori sono sempre più biologiche.

Il crollo delle bevande gassate, iniziato pian piano a inizio millennio, ha oggi i contorni di una vera e propria disfatta: dal 2007 ad oggi le vendite negli Usa sono calate del 20%. In Italia (dove ne beviamo 41 litri l’anno contro i 150 oltre atlantico) siamo a-17% dal 2009.

I giganti del settore – Coca, Pepsi e Dr. Pepper – hanno provato in tutti i modi a riconquistare i frigoriferi inondando gli scaffali di versioni diet o zero calories, di bottiglie grandi come damigiane o di pezzature mignon. Niente da fare. Il boom dei beveroni energetici e la svolta “naturale” dei consumatori ha pensionato una lattina alla volta le vecchie glorie del mondo delle soda. E lo schiaffo finale è previsto nel 2017, quando per la prima volta nella storia dell’economia a stelle e strisce perderanno la leadership del comparto, sorpassate – segno dei tempi – dall’acqua minerale.

La lenta eutanasia delle bollicine zuccherate, però, non è bastata a placare la bufera di polemiche che ha da sempre accompagnato il loro successo mondiale. Sono o no il nemico pubblico numero uno della bilancia? Sono davvero il primo responsabile di due piaghe – l’obesità e il diabete – che da sole costano qualcosa come una sessantina di miliardi l’anno alla sanità statunitense? La battaglia di autorevoli studi scientifici, molti finanziati dalle tasche profonde di Pepsi & C, continua. La Coca sarà riuscita a tenere segreti per decenni i suoi ingredienti. Ma in una lattina da 33 cl., come è stampato con trasparenza bianco su rosso, ci sono 35 grammi di zucchero.

 

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