Cosa rischiano i risparmiatori con il crac delle banche e come venirne fuori

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Il crac delle banche c’interessa perché nella banca che fallisce potrebbero essere custoditi i nostri risparmi. Ecco allora spiegato per filo e per segno cosa rischiano i risparmiatori e come venire fuori alla grande da questo momento di crisi. 

Dopo  le perdite ingenti da parte degli azionisti e degli obbligazionisti delle banche fallite, l’UE ha sottolineato che ci sono degli istituti di credito che vendono prodotti inadatti.  Come si possono evitare i rischi? Parla delle opportunità dei consumatori il presidente dell’Adusbef Elio Lanutti che spiega alle famiglie una serie di questioni importanti:

Intanto, suggerisce, è importante “andare a vedere nel proprio portafoglio titoli”. E sottolinea che, anche se “tutti oggi parlano di educazione finanziaria e di andare a informarsi”, questo non sarebbe necessario “se In Italia le autorità di vigilanza avessero fatto il loro dovere”.

Nel nostro Paese “ci sono 61 miliardi di obbligazioni subordinate, di cui 32 miliardi alla clientela retail, ovvero alle famiglie” e, sottolinea, “non dovevano essere proposte” perché – si chiede Lannutti – “come fa la clientela comune come a sapere di cosa si trattava?”. Il presidente dell’associazione a difesa di consumatori e utenti bancari, finanziari e assicurativi suggerisce peraltro di “allarmarsi se, alle attuali condizioni di mercato, con i bot che hanno emissioni in perdita, una banca offre rendimenti al 3-4%”.

Ad ogni modo, chi ha sul proprio conto meno di 100mila euro “dovrebbe essere garantito dal fondo di tutela dei depositi” afferma il presidente Adusbef, che però aggiunge: “Ma se fallisce una banca di medie dimensioni, dubito che sia così”.

E ancora. Se si cointesta un conto in due, sempre che non ci siano accordi contrari, nel caso in cui ci siano 150mila euro la norma attribuisce 75mila a ciascuno dei cointestatari. Quindi, valore sotto la soglia dei 100mila tutelata.

Per quanto riguarda le obbligazioni, inoltre, per conoscerne la natura si può ricorrere al’ISIN, ‘International Securities Identification Number’: codice riconosciuto internazionalmente per identificare gli strumenti finanziari sui mercati e nelle transazioni. Per l’Italia il servizio di codifica ISIN è svolto dalla Banca d’Italia.

Ed è proprio a Bankitalia che Lannutti rivolge la maggiore critica: “Farei una riforma della Banca d’Italia e, se fossi Renzi,rottamerei i dirigenti di Bankitalia e Consob che non hanno vigilato”. Inoltre, “rimborserei integralmente i correntisti” coinvolti nel crac, perché “Bankitalia potrebbe farlo, per evidente omessa vigilanza”.

“Se vogliono riacquistare la fiducia compromessa – afferma ancora il presidente Adusbef – farebbero bene a restituire tutto a tutti, anche agli azionisti, costretti a diventarlo per poter ottenere un mutuo” dagli istituti di credito. Altrimenti, conclude, “la sfiducia al sistema bancario costerà molto di più in Italia, Paese fatto di formichine dove la Costituzione, con l’articolo 47, tutela il risparmio”.

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