Def, l’Upb chiede nuove riforme per la flessibilità

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La settimana si è aperta con le audizioni dei massimi organismi economici italiani circa la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, con la quale il governo ha elevato la crescita del 2015 allo 0,9% e chiesto circa 17 miliardi di flessibilità all’Unione europea.

Oggi è toccato all’Upb. L’estensione della clausola delle riforme implica secondo l’Organismo l’indicazione di ‘nuove’ riforme rispetto alla primavera scorsa. Riforme che nella Nota di aggiornamento non sono esplicitate. A dirlo esplicitamente è il presidente dell’Ufficio parlamentare bilancio, Giuseppe Pisauro, durante un’audizione al Senato:

Probabilmente lo saranno, ma ad oggi non è possibile fare una valutazione perché abbiamo bisogno di ulteriori informazioni. Per quanto riguarda la clausola degli investimenti, i requisiti sono rispettati dal punto di vista dell’eleggibilità a richiedere clausola, ma quello che bisogna vedere è se gli investimenti previsti sono realmente aggiuntivi. Che succede se un Paese chiede e ottiene la clausola e poi si verificasse ex post che non sono stati realizzati gli investimenti? Questa è una domanda a cui non abbiamo una risposta, ma è una valutazione che vale la pena di fare.

Per l’Upb ci sono da precisare alcuni aspetti sulle clausole di salvaguardia. “L’unica ipotesi di misura compensativa riguarda la clausola di salvaguardia, per la quale si dice che è ‘disattivata per il 2016’: si potrebbe immaginare che non venga disattivata completamente negli anni successivi ma lo vedremo”, nota Pisauro. Il ragionamento parte dalla constatazione che la nota prevede una “spending review più graduale e una serie di misure aggiuntive permanenti che comportano un peggioramento dei saldi” e “si dice che nel 2016 si farà ricorso ai margini di flessibilità della Ue, tuttavia questi margine di flessibilità non sono permanenti e a loro volta saranno ridotti”.

 

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