Il business del porno è arrivato fino in borsa ma le finanze vanno male

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Ci sono giornalisti che non stanno mai fermi e vanno a mettere le mani in affari molto intriganti. Il Wall Street Journal per esempio, è andato a vedere cosa succede all’unico titolo in borsa che è legato all’intrattenimento per adulti, ovvero al mercato del porno, un business considerato intramontabile. 

Sarà anche un’industria che non conosce crisi quella del porno ma in borsa le cose vanno diversamente. Gli affari sono affari e quelli del porno non vanno poi tanto bene. O almeno così spiega il Wall Street Journal che è andato all’assemblea degli azionisti a Flensburg in Germania, laddove ha stabilito il suo quartier generale Beate Uhse, una delle società produttrici d’intrattenimento per adulti che ha deciso di fare un salto nel vuoto quotandosi in borsa.

Beate Uhse fu creata dalla donna pilota ausiliaria dell’aviazione nazista nel 1946. All’inizio la società vendeva manuali di educazione sessuale e contraccettivi, poi ha aperto il primo sexy shop della storia. Non le sono mancati guai con la polizia e con la giustizia ma ha sempre evitato il crack e anzi nel 1999 ha deciso di quotarsi in borsa mettendo una donna nuda sui certificati di possesso delle azioni.

In linea con l’azienda ma anche molto singolare come scelta. Peccato che da questa creatività al saper essere al passo con i tempi, ci sia un gap incolmabile. Beate Uhse non ha saputo fronteggiare la rivoluzione di internet e della pornografia gratuita e così ha perso in poco più di 10 anni, circa il 97% del suo valore azionario. Il problema è che forse nei mercati emergenti che potrebbero risanare le finanze di quest’azienda, si parla ancora con troppo pudore del sesso.

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