La CEI torna a parlare di lavoro e stavolta al centro c’è il reddito minimo

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La Commissione Episcopale, in occasione del primo maggio era intervenuta su temi legati al mondo del lavoro e della giustizia sociale. Adesso un nuovo intervento che s’inserisce nel dibattito sempre fresco legato al reddito minimo, considerato dalla Chiesa una forma di assistenzialismo da non “approvare”. 

Rispetto al tema del lavoro, la CEI lega l’occupazione alla possibilità di metter su famiglia spiegando che

Senza lavoro, infatti, non c’è famiglia e non c’è dignità umana. Ma sono ancora molti nel nostro Paese i fratelli e le sorelle, specie giovani, che mancano della dignità del lavoro. In tante famiglie, le reti sono e restano vuote.

Poi insiste sul tema della precarietà che allontana i giovani soprattutto dal messaggio evangelico. Ma non è questo che c’interessa ovviamente. Mentre è degno di attenzione il nuovo messaggio legato al reddito minimo inviato ai fedeli tramite le parole dell’arcivescovo Giancarlo Bregantini che per la CEI è andato in audizione in Parlamento.

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Bregantini boccia ogni forma di assistenzialismo e di conseguenza anche il reddito minimo promuovendo invece quei percorsi lavorativi e formativi che accompagnano i cittadini disoccupati verso una nuova occupazione. In questo riporta l’invito e le parole del Papa:

Accompagnare è la parola che il Papa ha detto a noi vescovi, la diciamo alla società. Il reddito minimo ma anche la cassa integrazione non deve essere mai finalizzata a fare niente. Bisogna fare in modo che ci siano iniziative di sostegno per chi perde il lavoro, ma sempre finalizzate ad accompagnare, in modo che non si precipiti nel buco nero della povertà.

Accompagnare alla formazione, ad un lavoro, evitando progetti di assistenzialismo.

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