La rivoluzione di Edf

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In atto c’è cambiamento epocale. Ci riuscirà? Edf, la maggiore società in Europa per quanto riguarda la produzione di energia elettrica, ha tutte le carte in regola proprie di un ministero malgrado sia una azienda quotata alla Borsa di Parigi.

Ma Jean-Bernard Levy, il manager chiamato a rilanciare il gruppo, dopo aver studiato il dossier per qualche mese si presenterà martedì mattina alla prima linea dei suoi manager per spiegare come dovrà diventare Electricité de France nei prossimi anni, per non farsi travolgere dalla rivoluzione in atto nel settore energetico. Un piano che ha come orizzonte il 2030.

Sempre più rinnovabili, efficienza e reti intelligenti e diventare il prima possibile una società totalmente “carbon free”. Un risultato che in Francia è chiaramente facilitato dal fatto che – in questo momento – più del 90 per cento dell’energia è prodotta dalle 54 centrali nucleari di cui dispone il paese. Quota che non potrà essere mantenuta anche in futuro, perché nei prossimi anni inizierà il processo di dismissione degli impianti, partendo quelli la cui attività è iniziata negli anni Sessanta.

Da qui la necessità di incrementare il prima possibile il parco delle centrali eoliche lungo la costa dell’Atlantico, dove il vento soffia con più intensità. Del resto, gli ultimi dati rivelano che sarà questa una fonte di energia fondamentale per garantire la produzione di energia in tutta Europa nel prossimo futuro: l’eolico potrà arrivare a soddisfare al 2030 circa un quarto della domanda elettrica nella Ue, il 24,4% per la precisione, e tra 15 anni la potenza installata nei 28 membri sarà di 320 GW, 254 in terraferma e 66 in mare.

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