Le Google elusioni e il capitalismo responsabile

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 Google è senz’altro l’azienda in cui si lavora meglio nel mondo ma questo non vuol dire che siano impeccabili nella gestione dei conti e da qualche tempo continuano a piovere sull’azienda di Mountain View delle accuse di elusione fiscale.

Il problema dell’elusione fiscale che comporta lo spostamento di rami di business dell’azienda nei cosiddetti paradisi fiscali, accomuna diverse importanti aziende. Come Google anche Apple si è dovuta difendere da accuse del genere.

Lavorare per Google

Del problema s’è parlato anche nell’evento annuale organizzato da Google nel Regno Unito nel Hertfordshire ed è intervenuto per l’occasione anche il segretario del partito laburista britannico Ed Miliband. Questo politico inglese ha approfittato per parlare dell’elusione fiscale e del capitalismo responsabile.

L’elusione fiscale è considerato un metodo legale per non pagare le tasse sui ricavi che si ottengono in paesi diversi da quello d’origine dove ha sede l’azienda. Cosa c’è allora di strano? Secondo Miliband è necessario operare una scelta e decidere: non essere cattivi, oppure, approfittare delle condizioni del mercato.

Google ci riprova con la rete delle vendite

Il sito di Europa ha riportato integralmente il discorso di Miliband, ve ne proponiamo un paragrafo, quello che ci sembra più indicativo per gli investitori che devono scegliere se insistere sui titoli Google.

Vi dico come la penso io: fuori posto è mio padre [nelle 4 foto presentate all’inizio del discorso]. Lui è l’unico tra questi ad aver pensato che la strada verso una società giusta non passasse per il capitalismo, ma attraverso un socialismo fondato sulla proprietà pubblica dei mezzi di produzione. Non era il solo a pensarla così, ovviamente. Fino al 1995 questa idea andava insieme con la tessera del partito che ora guido. Tony Blair la cancellò, e fece bene, perché nazionalizzare la grande industria non è la strada giusta verso una società più equa.

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