Si torna a parlare di prelievo coatto

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 Non è solo per il fallimento di una banca che i cittadini corrono il rischio di vedere sfumare i propri risparmi e una percentuale del proprio patrimonio. In America Europa e Giappone, le famiglie potrebbero trovarsi a dare una somma più alta anche di quella da pagare in caso di un crollo dei mercati.

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Secondo Romain Hatchuel, editorialista del Wall Street Journal, i governi più indebitati del mondo stanno considerando una patrimoniale globale una tantum sui beni di capitale.  Anche il Fmi, ha lanciato un appello di tale genere. A supporto di questo argomento ci sono le attese del Fmi per un rapporto tra debito pubblico e Pil al 110% di media nelle economie industrializzate per il 2014.

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Quella che viene spiegata dal Fmi “tassa sui redditi più alti per massimizzare le entrate” è un buon esempio di quanto lontano potrebbero spingersi gli incrementi di peso del carico fiscale per i più ricchi. Stando alle stime e ai calcoli che si basano sulla teoria della curva di Laffer, almeno al 63% e ancora più in alto. Il tasso che consente di massimizzare le entrate tramite l’imposizione fiscale per i Paesi Ocse è al 60%, di molto sopra i livelli esistenti in Usa.

Alzandolo al 70% gli Stati Uniti sarebbero lo Stato in grado di ottenere i maggiori risultati, con un gettito di entrate fiscali aggiuntivo di circa l’1,25% del Pil.  In un report che ha fatto molto scalpore, il Fmi chiarisce che una tassa del 10% sui patrimoni delle famiglie dei paesi industrializzati permetterebbe di portare indietro il debito su livelli ante crisi.

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