Anticipo dividendi Usa, le aziende temono la supertassa

 Una delle prime preoccupazioni di Barack Obama dopo la sua rielezione è stata quella, ovviamente, di provare a porre un freno alla crisi economica degli Stati Uniti. Tutta, fin dal’inizio, ha ruotato intorno al Fiscal Cliff, e ancora gli Stati Uniti non sono totalmente esenti da questo pericoli, tanto che parecchie aziende americane hanno deciso di iniziare i pagamenti dei dividendi ai loro maggiori azionisti prima che possa aumentare la tassa sui guadagni in conto capitale.

Sono state cinquantanove le imprese quotate nell’indice Russell 3000, che da settembre a novembre hanno annunciato pagamenti extra rispetto a quanto era accaduto nello stesso periodo dell’anno precedente. La paura, condivisa sia dalle aziende che da Wall Street, è che le aliquote sulle rendite finanziarie possano passare, dall’inizio del 2013, dal 15% previsto dalla precedente amministrazione Bush, al circa il 40%.E’ dall’inizio della campagna elettorale che Barack Obama ha annunciato la possibilità di una revisione al rialzo delle aliquote sui dividendi e sui guadagni in conto capitale. Una mossa strategica utilizzata proprio contro il suo diretto avversario. Mitt Romney, infatti, ha potuto accumulare una fortuna equivalente a circa 250 milioni di dollari proprio grazie alle precedenti aliquote di imposta sul reddito.

Se il Congresso degli Stati Uniti n on interverrà in tal senso, la tassa sui guadagni e i profitti in conto capitale potrebbe diventare,  automaticamente, del 39,6 per cento.

 

L’economia secondo Romney

 Le elezioni americane sono state vinte da Barack Obama che è stato riconfermato alla Casa Bianca dai Grandi Elettori ed è dato in vantaggio anche nelle consultazioni cittadine. I mercati, adesso cercano d’interpretare i trend del mercato americano legati alle scelte dei democratici.

Chi investe in opzioni binarie, in genere, tiene d’occhio questi cambiamenti alla guida dei paesi. Per capire come orientarsi negli investimenti, vi proponiamo un percorso interpretativo inverso, ovvero immaginiamo la nuova politica economica e monetaria degli Stati Uniti nel caso di vittoria di Romney.

Il candidato repubblicano alla Casa Bianca, dal punto di vista economico e monetario, è assimilato molto a Bush Jr. Romney, usando il grimaldello dei risultati occupazionali degli States, ha provato a battere Obama sul fronte dell’economia interna.

La proposta era quella di una semplificazione burocratica, di un mantenimento delle tasse ai livelli attuali, ma di una riapertura dei tagli fiscali che si tradurrebbe in un alleggerimento fiscale per i cittadini.

Romney, una volta eletto, avrebbe anche rinverdito il settore creditizio con un sostegno più consistente alle banche e il settore energetico, con una politica espansiva nella commercializzazione del petrolio.

Dal punto di vista monetario, le scelte dei repubblicani vertono su un controllo più ferreo dell’inflazione al fine di gestire un nuovo periodo di crescita economica.

La Borsa trema e attende esito delle presidenziali Usa

 Sono giorni cruciali per l’economia. È sempre così quando un presidente degli Stati Uniti sta per essere eletto, poiché dal Paese a stelle e strisce dipendono in parte le sorti e le trame economiche di molte zone del mondo. Ivi compresa l’Europa. Il vecchio continente è alla finestra, in attesa di conoscere l’esito delle Elezioni Presidenziali Usa. Chi la spunterà tra Obama e Romney? Rimangono poco meno di 24 ore prima di saperlo.

Nel frattempo i mercati europei sono in bilico. Le principali piazze di affari sono concentrate sulla sfida tra i due candidati e il “nervosismo” delle azioni si fa sentire. In Grecia la tensione è a mille. Il pacchetto dei tagli al bilancio che Samaras ha inviato sotto forma di proposta all’UE è prossimo all’approvazione.

In mattinata, molte delle borse che hanno aperto in deficit la giornata stanno continuando a perdere. Il trend negativo ha colpito Londra, che a metà mattina sta cedendo lo 0,65%, Parigi, meno 0,8%, e Milano (che ha ceduto lo 0,7%, complice la situazione bancaria). Le perdite più gravi, però, si attestano a Madrid, dove la Borsa spagnola ha ceduto l’1,44%.

In Italia la situazione del giorno è la seguente:

Unicredit: -0,9%;

Intesa Sanpaolo: – 1,26%;

Mediobanca: – 1,28%;

Generali: – 1,18%.