Tangenti Saipem, Scaroni prosciolto dalle accuse

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Il manager Scaroni è stato prosciolto per la vicenda delle tangenti in Algeria connesse alla Saipem. La decisione è stata presa dal gup di Milano, Alessandra Clemente successivamente all’udienza preliminare.

L’ex presidente dell’Eni era accusato di concorso in corruzione internazionale, appalti per 8 miliardi di euro per lo sfruttamento di giacimenti e costruzione di gasdotti in Algeria, su cui sarebbero state versate mazzette per 197 milioni di euro.

Soldi in parte versati a politici del regime magrebino, ma che in parte – secondo l’accusa dei pm milanesi De Pasquale, Palma, Spadaro -sarebbero rientrati nella disponibilità di conti esteri di manager della Saipem. Il gup di Milano, per la vicenda algerina ha escluso responsabilità di Eni. Oltre a Scaroni è stato prosciolto anche il manager Antonio Vella, ex responsabile Eni per il Sud Africa, e la stessa società per la legge 231. A giudizio, invece, gli altri sette imputati, in gran parte manager Saipem e due intermediari locali: sono l’ex direttore operativo di Saipem, Pietro Varone, l’ex direttore finanziario prima di Saipem e poi di Eni, Alessandro Bernini, l’ex presidente ed ex ad di Saipem, Pietro Tali, e poi Farid Noureddine Bedjaoui, il fiduciario di Khelil ritenuto l’intermediario tra i pubblici ufficiali in Algeria e i manager della controllata di Eni. E, infine, Samyr Ouraied, uomo di fiducia dello stesso Bedjaoui (entrambi latitanti).

Nel fascicolo della procura erano finite anche alcune intercettazioni imbarazzanti tra Scaroni stesso e l’allora ministro dello Sviluppo Corrado Passera che chiedeva chiarimenti sulla vicenda. Quando il 7 febbraio di due anni fa Scaroni riceve l’avviso di garanzia, Passera, chiede spiegazioni. E Scaroni, secondo la procura di Milano, forse involontariamente ammette il versamento di mazzette in Algeria. L’allora membro del governo Monti vuole chiarimenti e spinge perché si tranquillizzi il mercato sulla trasparenza di Saipem ed Eni. Tra i brogliacci dell’inchiesta, emergono anche le conversazioni prive di interesse per l’inchiesta tra Scaroni e l’allora premier, il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli e altri politici

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