Al via il decreto governativo, il quale prevede che entro diciotto mesi le banche popolari italiane dovrebbero trasformarsi in societร per azioni con il benestare dei mercati. Questi ultimi hanno accolto in maniera molto positiva la manovra di Renzi e del Governo.
Nonostante ciรฒ, c’รจ chi ritiene che tale riforma sia un errore e che durante i prossimi sessanta giorni andrร cambiata in meglio. Come? In primo luogo ascoltando le stesse banche popolari. Uno dei principali avversari della riforma รจ Maurizio Lupi, Ministro delle Infrastrutture:
Noi siamo sostenitori convinti di questo governo e del cambiamento di cui si รจ fatto promotore. Sostenitori leali. Proprio questa lealtร ci ha portato a manifestare subito la nostra contrarietร al provvedimento sulle Popolari nel metodo e nel merito. Nel metodo, perchรฉ andava semmai approvato un disegno di legge, per aprire il confronto con il mondo del credito. E soprattutto nel merito, perchรฉ le Popolari sono lโossatura portante del credito e della finanza a livello locale. Fortemente radicate nei territori ed essenziali per lo sviluppo dei distretti. Assieme alle Bcc, sono stati gli unici istituti a non far mancare il credito alle imprese e alle famiglie in questi anni di crisi. Basta un dato per capirlo: nel 2014 hanno erogato 148 miliardi di euro di prestiti alle imprese, pari al 66% dei loro impieghi, contro una media del sistema bancario del 33%. Ora non si puรฒ penalizzare questa realtร sussidiaria, esempio di economia sociale di mercato, calando dallโalto lโimposizione di cambiare forma societaria. Riprenderemo perciรฒ in Parlamento la battaglia, sempre con lealtร nei confronti del governo.
Stando al Ministro delle Infrastrutture, il rischio รจ quello di snaturare le Popolari e consegnarle magari alla finanza internazionale.