Alitalia: più vicino il matrimonio con Etihad

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 Il sodalizio tra Alitalia e Etihad è più vicino. Le negoziazioni con la compagnia degli Emirati arabi procedono e quest’ultima completerà entro un mese la valutaizone dei conti. Dalla sede fanno sapere che il ruolo di Luca di Montezemolo è “benvenuto”, in quanto la sua mediazione con gli investitori del Golfo Persico è ottima. Tuttavia, il presidente resta Roberto Colaninno.

Inoltre, l’amministratore delegato di Alitalia, Gabriele Del Torchio, si dice «ottimista» circa l’esito del matrimonio con l’Arabo dal momento che l’unione sarebbe da stringere secondo un principio di mutua convenienza tra le due compagnie. Stando a Del Torchio, Montezemolo potrebbe agire in qualità di facilitatore nei contatti tra il nostro governo e quello degli Emirati, dal momento che sta avendo un ruolo positivo.

Da più parti rimane accreditata la pista che porta l’ex presidente di Fiat e Confindustria alla presidenza della “nuova” Alitalia. A margine della presentazione del nuovo mensile di bordo, “Ulisse”, il manager ha aggiunto di voler continuare a essere partner leali di Air France con c’è un accordo per altri tre anni.

È dunque confermato che le trattative potranno essere a tre e che il puzzle è complicato, ma il sodalizio si configurerebbe come una cosa buona per entrambi: per Alitalia che sta cercando un partner industriale da molti anni e per Etihad che avrebbe una presenza solida in una compagnia storica in Europa.

Molto si fonda proprio sulla ricerca del socio, a cominciare dal piano di riduzione dei costi richiesto da qualsiasi pretendente e che procede con questo bilancio: circa 80 milioni su base annua si risparmiano con cassa integrazione a rotazione e solidarietà, che iniziano in marzo, mentre altri 40 milioni dovrebbero arrivare con la riduzione degli stipendi, partendo da quelli più elevati.

La negoziazione con i sindacati è in corso ed è dura, ma alla fine si chiuderà, perché riuscire a tagliare i costi senza perdere posti di lavoro va bene a tutti. Forse meno a chi vuole entrare con forza nel capitale e che comunque sta ponendo richieste specifiche. Lo fa intuire il Ceo di Intesa SanPaolo, primo azionista della compagnia con il 20,5%: «Chiunque stia valutando acquisizioni in generale pensa a ristrutturare i debiti e a lavorare sulla capacità produttiva dell’azienda: sono elementi parte della negoziazione», spiega Carlo Messina.

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