Aumento tassazione sulle rendite finanziarie, le conseguenze per i grandi e i piccoli risparmiatori

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 Matteo Renzi ha bisogno di 10 miliardi di euro per la copertura dell’abbassamento dell’aliquota dell’Irpef, una delle misure contenute nel suo piano che ha lo scopo di riportare un po’ di liquidità nelle tasche degli italiani e dare una spinta alla ripresa dei consumi.

Una parte di queste coperture, circa 2,6 milioni di euro, arriveranno al Governo attraverso l’aumento dell’aliquota sulla tassazione delle rendite finanziarie. Oltre a recuperare risorse, in questo modo si cercherà anche di ridistribuire equamente la tassazione, ma i risultati di questa operazione potrebbero non essere quelli attesi, vediamo perché.

► Aumento tassazione delle rendite finanziarie, quali e quanto

I rischi dell’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie

Diminuzione dei volumi delle contrattazioni

L’aliquota che si applica alle rendite finanziarie verrà portata dall’attuale 20 al 26%, ma solo per alcuni prodotti di investimento, nello specifico azioni, bond societari, pronti contro termine, fondi comuni d’investimento, polizze e depositi di liquidità vincolati; mentre tutti i titoli di Stato (Bot, Btp, Ctz, CCT e BTP) rimarranno con la tassazione al 12.5%.

Questo potrebbe portare gli investitori a scegliere altri tipi di investimento o su altri mercati, il che vorrebbe dire che il gettito previsto sarebbe molto meno. Si corre anche il rischio, poi, che vi sia una concentrazione delle risorse sui titoli di Stato il che, anche se positivo a breve termine, potrebbe comportare delle conseguenze negative a lungo termine.

Penalizzazione dei piccoli investitori

Anche se la misura dovrebbe ottenere una ridistribuzione della tassazione più equa, a conti fatti potrebbero essere i piccoli investitori a pagare di più, soprattutto coloro che hanno investito in azioni.

Avendo infatti una quota azionaria non qualificata, ovvero inferiore al 2% del capitale dell’impresa su cui si è investito, si pagherà il 26% di tassazione sulle rendite (più la Tobin Tax e l’imposta di bollo). Se, invece, la quota di partecipazione è qualificata, le rendite non dovranno essere dichiarate in toto al Fisco, ma solo nella misura del 49.7% in quanto considerate al pari dell’utile delle imprese e già soggette a tassazione, per cui l’incidenza sull’effettiva rendita sarà minore.

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