Bce: il giorno della verità sul QE

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Il giorno della Bce. Per l’Europa, per la Bce e per il suo governatore. Il giorno dell’annuncio del QE, a quanto pare.

Mario Draghi è senza dubbio giunto al momento clou. Il momento fondamentale da quando, dall’inizio di novembre del 2011, riveste il ruolo di governatre della Banca centrale europea. Salvo sorprese dell’ultima ora, oggi alle 14,30 annuncerà da Francoforte ciò che i mercati in tutto il mondo aspettano: il “quantitative easing ” (QE), l’allentamento “quantitativo” delle condizioni monetarie nei 19 Paesi dell’area euro.

Il termine “Quantitative Easing” è entrato vigorosamente nella discussione pubblica nel 2009, quando la Federal Reserve varò il primo programma di acquisto di titoli del Tesoro e di titoli immobiliari americani dopo il fallimento di Lehman Brothers nel settembre del 2008. QE significa esattamente questo: creazione da parte di una banca centrale di moneta il cui valore è basato sulla fiducia nell’assetto istituzionale e nei fondamentali economici alle sue spalle; questa moneta viene creata con il QE per comprare sul mercato titoli pubblici o privati, immettendo così liquidità nell’economia.

Cosa succederà oggi?

Il compito primario della Bce è garantire la stabilità dei prezzi: né troppa inflazione né una caduta nel fenomeno opposto, la deflazione. È ben noto infatti che con la deflazione cadono i consumi e gli investimenti, l’economia ristagna e il peso del debito aumenta. L’obiettivo statutario della Bce è un carovita nella zona euro “vicino ma sotto al 2%”, ma oggi lo sta mancando. Il tasso d’inflazione nell’area è in frenata dall’inizio del 2012 e dall’ottobre del 2013 ha improvvisamente rallentato sotto l’1%. Da allora è calato ancora di più, fino a diventare negativo in dicembre (-0,2%), segnalando una contrazione dei prezzi. La Bce deve riportarlo all’obiettivo, ma non può più farlo con la tecnica convenzionale di ridurre i tassi d’interesse richiesti sui prestiti che pratica alle banche. Dopo vari tagli, quei tassi sono infatti già a zero. Non resta che la via “quantitativa”, cioè la creazione di moneta: il QE.

 

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