Borse in frenata a causa della Banca Centrale Americana

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 La Federal Reserve: l’incertezza dei tempi preoccupa gli investitori. Ma i dati positivi sulla disoccupazione rianimano Wall Street. Il Giappone conferma la sua politica ultraespansiva e la Borsa vola con i titoli dell’export favoriti dal deprezzamento della valuta. Lo spread in area 230 punti
La Federal Reserve continua a non escludere una riduzione degli stimoli monetari all’economia americana nei prossimi mesi spiazzando i mercati, che speravano in più chiarezza sulle prossime mosse Fed. Nell’ultima riunione del Fomc i governatori hanno parlato di una possibile ripresa dell’economia statunitense ma sono rimasti sul vago.

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Unica certezza è che il costo del denaro non salirà prima che il tasso di disoccupazione sia sceso sotto il 6,5% e l’inflazione non sia salita oltre il 2,5%. È stato anche detto che dopo il primo rialzo dei tassi “il comitato intende tenere i tassi sotto la media di lungo periodo per un pò, visto che i venti contrari all’economia probabilmente diminuiranno solo lentamente”.
Nessuna novità sul tapering, la riduzione progressiva dell’acquisto di bond da 85 miliardi di dollari al mese. Potrebbe iniziare nei prossimi mesi, ma senza un tempo definito. Bernanke, ha precisato che il tapering non coincide con l’inizio di una stretta monetaria, e la Fed sta valutando misure alternative di sostegno all’economia.

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Sul piano macroeconomico, in Cina, l’indice Pmi preliminare elaborato dagli economisti di Hsbc ha visto a novembre un leggero calo attestandosi a 50,4 dal 50,9 di ottobre. Ma il dato di novembre è il secondo miglior risultato degli ultimi sette mesi. Secondo gli economisti di Hsbc, “il ritmo di crescita ha rallentato leggermente a novembre a causa della debolezza dei nuovi ordini per le esportazioni e per le attività di approvvigionamento più lente”. L’indice ufficiale Pmi sarà diffuso il prossimo 1 dicembre.

Negli Stati Uniti i sussidi settimanali di disoccupazione sono scesi di 21 mila unità a 323 mila unità. A livello periodico i sussidi salgono da 2,810 a 2,876 milioni di unità. I prezzi alla produzione sono scesi dello 0,2%, in linea con le attese degli analisti. Scende oltre le attese l’indice della Fed di Philadelphia, misuratore dell’attività manifatturiera: a novembre si è attestato a quota 6,5, dai 19,8 di ottobre.

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