All’interno delย suo Rapporto semestrale sulla stabilitร finanziaria, la Banca centrale europeaย considera la crescita nominale dell’Eurozona “bassa secondo gli standard internazionali”, anche se in accelerazione.
Il rischio sistemico, si legge, รจ attualmente ridotto, per viaย delle azioni di politica monetaria adottate da Francoforte al fine diย contrastare la bassa inflazione e le conseguenti minacce alla stabilitร finanziaria e dei prezzi.
Malgradoย il sentimento suiย mercati finanziari sia positivo, non sono assentiย momenti di tensione e le banche sistemiche sarebbero oggi meno fiduciose della loro capacitร di reagire a situazioni di stress. Ciรฒ nondimeno, il circolo vizioso tra la crisi del debito sovrano e quella delle grandi banche dovrebbe essersi spezzato, grazie alle azioni della BCE di questi ultimi anni.
Tuttavia, il Rapporto si mostra molto critico verso l’evoluzione della situazione in Grecia, sottolineando come iย rischi sovrani siano cresciuti negli ultimi 6 mesi, a causa dell’incertezza politica esistente nel paese del Mediterraneo, in cui le banche hanno registrato ingenti deflussi di depositi, un peggioramento della qualitร degli assets e un mancato accesso al funding.
Sempre secondo la BCE, le altre grandi economie piรน vulnerabili, in primis, Italia e Spagna, il cui debito pubblico รจ elevato, potrebbero presto subire gli effetti negativi perchรฉ i mercati finanziari, che sinora sono rimasti sereni, potrebbero iniziare a pretendere rendimenti piรน alti sui loro bond sovrani.
Al contempo, l’istituto rileva un miglioramento dei conti pubblici in diversi paesi dell’Eurozona, sia tra quelli in precedenza sottoposti a un programma di assistenza finanziaria, sia in Germania e Olanda, cosรฌ come in Francia e Italia. E stima al 2% il rapporto medio tra deficit e pil nell’Eurozona quest’anno e all’1,7% nel 2016, essenzialmente grazie alla migliore congiuntura dell’economia.
La prudenza che caratterizza le analisi e il linguaggio della BCE ci spinge a ritenere, quindi, che nel caso in cui la Grecia non fosse in grado di raggiungere presto un compromesso sulle riforme strutturali con i partner dell’Eurozona, effettivamente i rendimenti dei titoli di stato italiani e spagnoli potrebbero salire ulteriormente. Oggi, i decennali del nostro paese rendono l’1,87%, quelli spagnoli l’1,82%. Lo spread BTp-Bund รจ di quasi 134 bp contro i 128 della Spagna.