Carige completerà l’aumento di capitale

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 Giungono buone e cattive notizie da Carige. Non è servita un’assemblea straordinaria degli azionisti in merito alla richiesta di procrastinare a fine giugno il termine del ciclo di aumento di capitale da 800 milioni di euro. I vertici di Bankitalia, dopo aver accolto ieri presidente e a.d. della Fondazione (Castelbarco e Montani), hanno dato il ‘via libera’ sulla possibilità di completare la prassi.

L’unica raccomandazione? Rispettare la scadenza del 31 del mese prossimo al fine di permettere al Consiglio d’amministrazione di esercitare la delega dell’assemblea e lanciare l’aumento di capitale. In giornata Castelbarco ha informato il gruppo dell’incontro con Bankitalia di ieri, per poi riunirsi con l’amministratore Montani e continuare a disputare le due gare che dovranno essere la chiave di volta per l’aumento: piano industriale e approvazione del bilancio 2013.

L’operazione messa a fuoco dai nuovi vertici della banca sta dunque per materializzarsi e, per l’entità dell’aumento, avrà inevitabilmente effetti devastanti sui vecchi assetti del capitale. Proprio ciò che più teme la Fondazione, l’ente che oggi controlla il 46,5 per cento del capitale. Non è certo passato di mente al presidente Paolo Momigliano e ai consiglieri che è semplicemente impossibile (oltre che non più tollerabile dagli organi di vigilanza) tenere in conto una simile quota.

Ma da qui a terminare ai margini del capitale della banca, ce ne vuole. Per tale ragione le due strategie, quella della Banca e quella della Fondazione, rischiano di non collidere. Invece dello scontro, tuttavia, Momigliano e suoi consulenti hanno scelto la strada del dialogo.

In confronto alla delibera di qualche settimana fa, che chiedeva di posticipare l’aumento alle dismissioni, lasciando al primo solo la parte residuale dell’operazione da 800 milioni, la Fondazione ha rilanciato lunedì con un nuovo schema in cui si chiede di dilazionare i tempi dell’aumento sino alla fine del mese di giugno. Un arco di tempo più lungo che potrebbe anche indurre a un cambiamento di scenario, almeno nelle intenzioni della Fondazione.

 

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