677 milioni di euro per ENI

 Ancora una notizia positiva per i bilanci dell’Eni. L’azienda infatti ha chiuso l’accelerated bookbuilding ed ha ceduto il 6,7 per cento di Galp portando nei forzieri aziendali ben 677 milioni di euro. Il titolo, dopo questa operazione, ha dimostrato di tenersi bene a galla nei mercati.

Eni vuole un risarcimento da Report

Il pacchetto di azioni Galp nelle mani di Eni è stato finalmente ceduto. L’incasso oggi nelle mani del Cane a sei zampe è stato di 677,6 milioni di euro. L’operazione è stata conclusa con successo. Si è trattato di un accelerated bookbuilding indirizzato soprattutto agli investitori istituzionali qualificati.

Alla fine dell’operazione di è scoperto che il prezzo finale per le singole azioni Galp è stato di 12,22 euro. L’operazione, per essere regolata, dovrà attendere ancora qualche giorno. Mercoledì, infatti, ci sarà la consegna dei titoli agli investitori e ad ENI verrà pagato il corrispettivo dell’operazione.

Aumenta la cedola ENI

Questo tipo di accordo rientra in un progetto più ampio annunciato dall’ENI che desidera rimettere sul mercato tutte le quote di partecipazioni azionarie non considerate strategiche al fine di concentrare un maggior numero di risorse su attività ad ogni modo più remunerative.

Scaroni aveva già detto lo scorso anno, per esempio, che la compagnia portoghese Galp non era nelle mire dell’ENI.

Il lusso contro i falsari

 L’economia del lusso tiene in piedi i listini italiani. In più di un’occasione s’è visto che i marchi legati ai beni di lusso, hanno sopravvissuto meglio alla crisi anche per il fatto che sono più esposti e più attivi sui listini internazionali. Oggi, quindi, sembra più che mai necessario che le imprese del lusso s’impegnino direttamente nella lotta contro i falsari.

Lotta all’evasione fiscale ancora in alto mare

I  primi a scendere in campo sono i giudici del tribunale di New York che hanno puntato il dito contro alcuni falsari cinesi che hanno sfruttato la potenza del web per costruire una vera e propria roccaforte in grado di custodire e commercializzare beni falsi.

I falsari cinesi in questione si occupavano soprattutto della contraffazione di orologi di lusso. I primi ad indignarsi per questo “traffico alternativo” sono stati i manager del gruppo svizzero Richemont che hanno ricorso al tribunale americano per mettere al sicuro il loro business. I due personaggi incriminati sono Tony Chen e Fan Bao Dian che commerciavano prodotti dei marchi Cartier, Baume&Mercier e Jaeger-LeCoultre.

Ferragamo vede bene anche il 2013

Il commercio di questi falsi beni veniva effettuato su 2700 siti internet diversi di cui è stata disposta la chiusura.

Tutto in vendita sul mercato

 Tutto, ancora una volta, è dovuto al rallentamento dell’economia cinese che oltre ad influire sulle quotazioni europee ed americane, incide profondamente anche sui listini azionari giapponesi. La borsa di Tokyo ha guadagnato parecchio nell’ultimo semestre e soltanto a maggio ha chiuso le contrattazioni in rosso.

Borse positive mentre Tokyo precipita

Si sono scatenate le vendite che in qualche modo influenzano anche l’andamento dei mercati europei. Per esempio lo spread tra Btp e Bund si è fermato a 265 punti, mentre sul fronte delle materie prime è in calo il prezzo del petrolio dopo le decisioni rese note dall’OPEC.

I mercati rischiano la bolla finanziaria?

Per quanto riguarda l’indice PMI del Vecchio Continente, siamo in una fase di ripresa, l’indice è in ascesa anche se l’economia resta comunque nel recinto della contrazione. Molti analisti hanno pensato che questo cambio di fronte nelle quotazioni fosse dovuto al cambio del mese.

Giugno, infatti, potrebbe essere un mese all’insegna della volatilità con una serie di correzioni su tutti i mercati. La borsa di Tokyo, in più, sembra davvero oscillare sotto il peso della politica espansionista a livello monetario, decisa da Shinzo Abe.

Il Nikkei è in calo del 3,7 per cento e gli analisti danno la colpa  sia all’economia cinese sia, sotto il profilo monetario, al rafforzamento dello yen rispetto al dollaro americano.

10 miliardi per il duo Fiat-Chrysler

 La fusione tra Fiat e Chrysler, ormai, è il grande tormentone del mercato finanziario ma adesso sembra di essere arrivati davvero agli sgoccioli. La scadenza per la fusione di queste realtà industriali, infatti, è stata procrastinata al massimo fino all’estate, sempre che riesca il coinvolgimento delle banche necessarie a concludere l’operazione a livello finanziario.

Poi, entro la fine dell’anno, ci dovrà essere il completamento della fusione anche dal punto di vista amministrativo. Insomma, il futuro di Chrysler e Fiat è unico. Adesso la parola sull’operazione spetta al Ministro dello sviluppo economico che ha già dichiarato di voler approfondire che impatto ha questa operazione sull’Italia.

Fiat-Chrysler, un affaire da venti miliardi di dollari

La Fiat ha gli obiettivi chiari, nel senso che punta a scalare Chrysler fino al 100 per cento ma per farlo ha bisogno delle banche e in particolare di un finanziamento di 10 miliardi di dollari. Dove sono questi soldi? Secondo gli analisti di Bloomberg, potrebbero presto entrare in campo la Bank of America, la Deutsche Bank e poi anche BNP Paribas e Goldman Sachs. Con questi aiuti la Fiat dovrebbe riuscire a rilevare il 41,5 per cento della Chrysler.

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I 10 miliardi menzionati servono in parte per finanziare l’acquisto di questa quota Chrysler da parte della Fiat, circa 4 miliardi, il resto serve poi per assottigliare il debito in scadenza.

Lo scorporo della rete Telecom

 Il consiglio di amministrazione di Telecom Italia, l’ultimo che si è svolto in questi giorni, è stato molto operativo nel senso che ha avviato le pratiche per scorporare la rete aziendale. Il cda è stato molto veloce ma non si è escluso il via alla cosiddetta societarizzazione della rete d’accesso. Entro una settimana, cioè entro il 5 giugno, ci sarà una nuova riunione concentrata sul documento legato all’affare 3 Italia.

Tagliato il rating di Telecom

In pratica, due mesi fa, l’11 aprile, il consiglio d’amministrazione di Telecom aveva dato al management Telecom l’incarico di definire il percorso di fattibilità per la separazione della rete di accesso di Telecom Italia. E’ stato dunque approvato un percorso che avrebbe dovuto portare alla separazione della rete di accesso di Telecom Italia. Poi è stato deciso per la societarizzazione della rete di accesso da far rientrare in una OPAC.

Finito il Cda Telecom, panico in borsa

Questa nuova struttura deve fornire dei servizi essenziali: l’Ull, cioè l’Unbundling del Local Loop e il Vula, vale a dire il Virtual Unbundling Local Access per le reti di nuova generazione basate su architetture fibra fino al cabinetto (FttCab) e fibra fino in casa (Ftth).

Nella società della rete d’accesso è probabile che possa entrare anche la Cassa Depositi e Prestiti, almeno per quel che riguarda il capitale.

 

Borse positive mentre Tokyo precipita

 In Giappone, la borsa, si caratterizza per l’eccessiva volatilità anche se c’è da dire che negli ultimi 6 mesi gli scambi di Tokyo sono cresciuti del 10 per cento. Adesso, l’ultima notizia riguarda una correzione positiva legata al rialzo che ha contraddistinto lo yen.

I mercati rischiano la bolla finanziaria?

Piazza Affari, allo stesso modo, ha archiviato le contrattazioni in terreno positivo chiudendo con il +0,6 per cento. Nel caso italiano i rialzi sono dedicati alla collocazione effettuata dal Tesoro dei Btp a cinque e dieci anni. La cedola per questi ultimi prodotti è salita fino al 4,14 per cento, il tutto mentre lo spread cresceva fino a 260 punti.

Visto che le borse sono tutte legate tra loro, dobbiamo anche accennare a quello che sta succedendo in America dove è noto che nel primo trimestre d’analisi, il Prodotto interno lordo è cresciuto del 2,4 per cento, con il progressivo aumento dei sussidi di disoccupazione.

Come evitare il rischio nei mercati volatili

Tutti questi scenari appena descritti fanno sì che si deduca che l’irrazionalità guida l’andamento del mercato visto che i dati macroeconomici danno l’idea di essere in una fase crescente, mentre i listini proseguono sì in salita, ma in modo molto cauto.

Certo, almeno per il versante americano, sono state provvidenziali le parole di Bernanke che ha detto di non escludere una prosecuzione del piano QE.

I mercati rischiano la bolla finanziaria?

 In un momento molto delicato a livello economico e finanziario ci si chiede se le oscillazioni dei prezzi e dei valori delle azioni, non siano da mettere nella cornice di una bolla finanziaria. Certo è che nonostante i risultati dell’OCSE sono da considerarsi in rallentamento sia Wall Street che Tokyo.

Da cosa dipendono i record di Wall Street

Quello che molti analisti, quindi, cercano di suggerire è che i mercati finanziari hanno iniziato a vacillare dietro le continue oscillazioni delle quotazioni che vanno avanti dal 2009 in modo molto insistente. La liquidità che si è mossa negli scambi delle borse ha determinato un aumento del valore di Wall Street che ha raggiunto i record storici. Una considerazione analoga riguarda Francoforte e Tokyo. La borsa giapponese, per esempio, in sei mesi ha guadagnato addirittura l’80 per cento, per via degli stimoli monetari della BoJ.

Il FMI sulla crescita cinese

A questa situazione, specie all’incremento del valore del mercato giapponese, sta provando ad opporsi la Fed che ha deciso in prima battuta di mettere fine al piano di QE entro la fine dell’anno. In un secondo momento è tornata sui suoi passi dicendo di voler ridurre il piano di QE che oggi prevede l’iniezione di 85 miliardi di dollari al mese nel mercato.

Il risultato di questo batti e ribatti è stato un calo del Dow Jones e dello S&P500 e l’aumento della volatilità sul mercato giapponese.

Cosa sta succedendo in Asia?

 I mercati asiatici, a metà del pomeriggio, si sono svegliati malamente dal torpore dei rialzi delle ultime settimane per scoprire che i dati che arrivano dalla Cina non sono affatto positivi e che c’è molta tensione sui titoli di stato, nonostante le banche centrali continuino ad iniettare liquidità sui mercati.

La Cina zavorra la borsa giapponese

Ma cosa sta succedendo veramente? Scoprirlo è importante per diversificare gli investimenti. Prima di tutto bisogna fissare tre punti chiave: i rendimenti dei titoli di stato giapponesi sono in calo, l’economia cinese dà segnali di debolezza e lo yen è più forte del previsto. I mercati azionari giapponesi sono quindi stati travolti dal cosiddetto sell-off che ha determinato un effetto a catena su tutti gli altri mercati mondiali.

Squinzi pessimista sull’Italia

Le azioni giapponesi, in generale, hanno ceduto il 7 per cento e dopo Fukushima si tratta del crollo più consistente. Il Nikkey ha chiuso quindi la seduta di oggi con una flession del 7,3 per cento. Secondo un analista della società IG Markets, tale Stan Shamu, si sta procedendo verso la correzione del mercato e gli investitori hanno intenzione di fissare i loro guadagni. Fino a questo momento, gli stessi investitori che chiamiamo in causa, hanno iniettato nel mercato giapponese circa 60 miliardi di dollari da gennaio fino alla fine di aprile.

Tagliato il rating di Telecom

 Le imprese italiane e tutto il settore industriale nostrano, in questo momento, attraversa una crisi che in numerosi report è descritta come allarmante. Nel mese di aprile, per esempio, c’è stato un calo delle importazioni e delle esportazioni.

In più il presidente di Confindustria ha ribadito al premier Letta che il nord del paese è in un momento drammatico per via della fiscalità troppo rigida, del costo del lavoro troppo alto e via discorrendo. La crisi del nord Italia potrebbe portare presto nel baratro l’intero paese.

Squinzi pessimista sull’Italia

Per il momento dobbiamo prendere atto di una condizione: gli italiani non consumano più come un tempo. A marzo, per esempio i consumi alimentari sono cresciuti lievemente per via della Pasqua ma i consumi non alimentari sono letteralmente crollati.

Moody’s taglia il rating di Telecom Italia

C’è qualcuno che si salva in questa baraonda? Sicuramente sì, ma non bisogna riporre troppa fiducia nelle grandi aziende, per esempio Telecom Italia che sta discutendo dell’acquisizione di Tre Italia ma nello stesso tempo ha un debito troppo elevato e si muove goffamente in un mercato sempre più difficile.

Sono queste le considerazioni che hanno portato l’agenzia di rating Standard&Poor’s a tagliare il rating dell’azienda tricolore i cui titoli sono passati da BBB al livello BBB-. Appena un gradino il livello “non investment grade”.