Wall Street, continuano le vendite

 A metà della settima i listini di Wall Street sono finiti molto in basso, la borsa americana ha ceduto due punti percentuali e sembra che il Dow Jones abbia toccato i livelli peggiori dell’anno. In pratica la spinta alla vendita negli States non accenna a diminuire.

E’ vero, è stato rieletto Obama e almeno l’incertezza sul futuro politico dell’America è venuta meno ma gli investitori sono ancora scettici sul solco tracciato nell’entusiasmo della campagna elettorale perché l’inquilino della Casa Bianca, niente può contro la crisi dell’Eurozona.

Rieletto Obama, dunque, gli investitori americani non si danno pace e si chiedono cosa ne sarà dell’Europa dopo che la Grecia ha approvato in Parlamento l’ennesimo piano di austerity, dopo il discorso di Draghi sulla situazione dell’Europa e soprattutto dopo che il Congresso americano ha manifestato il suo scetticismo all’indirizzo del fiscal cliff.

Tutti questi elementi che rendono il panorama economico degli States molto difficile da gestire, potrebbe determinare una nuova ondata di tagli alla spesa e una spinta verso l’alto della tassazione. Se ciò dovesse verificarsi sarebbero a rischio molti investimenti attualmente diretti verso gli Stati Uniti.

I listini, in questi giorni, non hanno fatto altro che manifestare con una serie di ribassi, la perplessità sulla situazione americana.

Chi ha finanziato la campagna di Obama

 Le elezioni presidenziali americane sono state emblematiche per numerosi motivi. Sicuramente è stato cruciale comprendere le prospettive economiche e finanziarie dei due candidati alla Casa Bianca. Obama o Romney? Il destino economico a Stelle e Strisce dipende anche dal potere affidato ai repubblicani o ai democratici.

Adesso, sotto il profilo azionario è molto importante capire quali compagnie hanno sostenuto la candidatura di Obama per prevedere quali titoli a Wall Street e nello scacchiere internazionale potranno vivere una seconda giovinezza.

Secondo il sito Opensecrets, i big della tecnologia hanno sostenuto Obama che si è sempre dimostrato favorevole nell’offrire incentivi alle imprese che usano le tecnologie informatiche statunitensi. Ecco perché, tra l’altro, nel mirino del fisco americano, di recente ci è finito il colosso di Cupertino, la Apple che ha eluso il fisco delocalizzando all’estero la produzione dei suoi dispositivi.

Stando ad Opensecrets, quindi, tra i maggiori sostenitori di Obama ci sono Microsoft e Google che figurano al secondo e al terzo posto tra i maggiori finanziatori di Obama avendo investito nella campagna elettorale capitali pari a 761 (Microsoft) e 737 milioni di dollari (Google).

Hanno investito in Obama anche diverse agenzie di comunicazione. Tra i top donors, comunque, ci sono Goldman Sachs (994 milioni di dollari), Bank of America (921), Morgan Stanley (827) e Credit Suisse (618). 

L’elusione fiscale non premia

 L’elusione fiscale non premia le aziende quotate in borsa. Gli investitori, nell’ultimo periodo, tendono a fidarsi molto poco delle aziende che delocalizzano la produzione all’estero per avere benefit dal punto di vista fiscale. Un caso di questo tipo è rappresentato dalla Apple.

L’azienda di Cupertino è finita di nuovo nel mirino dell’Ente che in America si occupa delle riscossione delle tasse. Il problema sembra legato ad una sorta di elusione fiscale che non è illegale, fa bene ai conti delle aziende che la usano, ma non convince gli investitori.

In pratica la Apple avrebbe dovuto pagare un’imposta del 35 per cento sui profitti ottenuti negli Stati Uniti e così ha pensato di delocalizzare la produzione dell’azienda all’estero e in questo modo ha avuto la possibilità di pagare soltanto le imposte estere che sono ferme al 2 per cento circa.

E’ chiaro che in questo  modo gli introiti della Apple sono cresciuti e si può spiegare facilmente l’impennata del titolo negli anni passati. La strategia della Mela Morsicata è stata adottata in passato anche da Microsoft e da Hewlett-Packard.

Per quanto riguarda la Apple, dalla morte di Jobs in poi, l’elusione fiscale è stata accentuata passando da 74 a 82,6 miliardi di contanti. L’America adesso studia un modo per riportare a casa quel denaro e per ridimensionare la portata del titolo Apple.

La fortuna olandese di Autogrill

Autogrill è importante per il nostro paese perché rappresenta un’eccellenza della nostra industria, legata ad un marchio che porta alto il nome del made in Italy: quello della famiglia Benetton. Oggi Autogrill sembra aver trovato una nuova fortuna in Olanda.

Elezioni USA e l’effetto su Wall Street

Il mercato americano è profondamente intrecciato, in queste ore, con lo sviluppo e l’esito delle elezioni presidenziali americane. Ci sono tuttavia dati ed elementi che stanno avendo un leggero effetto sulle quotazioni di Wall Street, per esempio i dati sull’occupazione.