La crisi è contagiosa. La Germania rischia di ammalarsi

Anche la Germania rischia di essere contagiata dalla crisi economica che oramai da molto tempo affligge l’Europa. Una notizia economica di rilievo che assume molto peso nella giornata di oggi. Stiamo parlando di una nazione rinomata per la sua prezisione, quella guidata da Angela Merkel, cancelliera di ferro. Negli anni la terra tedesca si è sempre distinta per il suo rigore nel far quadrare i conti , dalle “lacrime e sangue” per avere aiuti europei. Oggi la Germania, invece, inizia ad essere interessata dalla crisi.

A dirlo è Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea (BCE), in occasione di un convegno a Francoforte:

Una svolta in negativo che dunque colpisce un paese da sempre al riparo dalle difficoltà che hanno investito sinora diverse aree dell’Eurozona. Ma gli ultimi dati indicano che questi sviluppi stanno iniziando a interessare anche l’economia tedesca.

Cosa succederebbe se la Germania fosse definitivamente colpita dalla crisi? A livello politico ed economico molte cose potrebbero cambiare.

Si sa, la Germania si caratterizza per un’economia aperta e integrata, e in base a ciò non stupisce che un rallentamento nel resto dell’area dell’Unione Europea provochi degli strascichi anche qui.  Gli effetti finanziari in Germania sono lo specchio degli effetti nell’Eurozona. Per questo, è fondamentale anche per la Germania garantire la stabilità dell’Eurozona, per far si che sia nuovamente la prima a beneficiarne.

Fiscal Cliff: Nel frattempo crescono le preoccupazioni di Mario Draghi in merito al Fiscal Cliff. L’effetto – Obama sulle borse è durato poco, per cui anche gli Usa hanno bisogno di trovare nuovi accordi per quanto concerne il debito pubblico.

Arrivano i tagli per la Sanità

 Entro la fine dell’anno le regole applicate decise dal Ministro Balduzzi si potrebbero trasformare in provvedimenti, ma i governatori sono già sul piede di guerra.

I tagli previsti dal Ministero – 18/20 mila posti letto, reparti poco funzionali e, cosa che più di tutte potrebbe essere causa di scontro, il taglio di alcune poltrone importanti – hanno lo scopo di riorganizzare la sanità pubblica e privata italiana, sia per garantire assistenza adeguata a tutti i pazienti del territorio italiano sia per una più fruttuosa gestione delle risorse disponibili.

«Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi dell’assistenza ospedaliera». E’ questo il titolo del programma di revisione proposto dal ministero, che prevede la divisione degli ospedali italiani in tre categorie in base al bacino di utenza, attraverso il quale si dovranno decidere gli standard minimi delle prestazioni.

Dall’analisi delle prestazioni effettuate da ogni ospedale, arriverà poi il programma di dieta per ogni centro – un programma che si baserà su tre punti principali: volume delle prestazioni effettuate, soglie di rischio degli outcome e, ancora, il bacino di utenza – sul quale le regioni avranno comunque la possibilità di intervenire in relazione alle specificità territoriali e di utenza e, come già previsto e successo in diverse parti di Italia, anche in raccordo con la popolazione che sicuramente si mobiliterà per il mantenimento delle strutture che potrebbero essere eliminate.

Telefonica svaluta la quota di Telecom

Si riduce il valore delle sinergie Telecom, per effetto di una svalutazione operata da Telefonica. Ora Telecom vale 542 milioni , che al netto delle tasse diventano 379 milioni. Per la cronaca, Telefonica possiede una partecipazione del 46,2% in Telco, la holding che controlla Telecom Italia.
Nel 2011 i milioni di svalutazione erano 505. Quest’anno, nel trimestre gennaio – marzo eranoo 337.
I risultati comunicati dalla compagnia spagnola, dunque, non sono confortanti. Da gennaio a settembre Telecom è in calo.
Telefonica chiude il terzo trimestre del 2012 con un utile netto di 1,38 miliardi, recuperando i 429 milioni di euro spesi nel 2011 per ristrutturare l’intera azienda.  In Telefonica si pensava fosse positivo per 1,4 miliardi.
C’è da dire, dunque, che nel periodo che va da gennaio a settembre l’utile netto è stato pari a 3,455 miliardi, al punto da far registrare un rialzo del 26,4% sui primi nove mesi dello scorso anno.
Leggera flessione: Dai ricavi di quest’anno da parte di Telefonica, dunque, si evince una  flessione minima: si tratta dello 0,3% a 46,5 miliardi nel periodo gennaio-settembre e dell’1,6% nel trimestre.
Occorre evidenziare anche un altro aspetto. Quest’anno è accaduto per la prima volta che il fatturato realizzato in America Latina supera quello in Europa. Un segnale da tenere sicuramente in considerazione per il futuro e per ottimizzare i bilanci.

Usa, ricerca shock: il Tax day causa incidenti stradali

 Strano da leggere, ma vero. Pagare troppe tasse è un rischio per la propria salute. A dirlo è una ricerca autorevole che dura da trent’anni. A pubblicarla è il Dottor Donald A. Redelmeier sulle colonne del Giornale Americano dell’Associazione dei medici. Due garanzie sulla veridicità delle fonti.

Il dottor Redelmeier non è nuovo a scoperte del genere. Anni fa ha individuato un aumento dell’incidentalità stradale dopo le telecronache dei matches di Super Bowl. Oggi afferma:

“Nel giorno del pagamento delle tasse si registrerebbero sulle strade statunitensi 13 vittime in più rispetto a un qualsiasi giorno dell’anno. Tutto ciò su di un campione di 20mila casi mortali estrapolati nel trentennio preso in esame (1980-2009).”.

L’incolumità fisica dei contribuenti americani è dunque a rischio. I più soggetti al pericolo sono maschi sulla mezza età. Pedoni e donne, però, non possono comunque dormire sonni tranquilli alla luce di quest’analisi. Il giorno in cui si pagano le tasse è critico per coloro che guidano.  I conducenti avvertono la tensione e si distraggono con troppa facilità.

E in Italia? Solitamente il 740 si presenta intorno alla fine di aprile. Il consiglio, pertanto, è quello di lasciare a casa l’automobile e prendere i mezzi pubblici.

Troika a Cipro per salvare l’Isola

 Prosegue il lavoro di Fmi, Ue e Bce. Domani la Troika si recherà a Cipro per tentare di salvare il Paese.

Un’operazione che cade nei giorni della rielezione di Barack Obama, nonché nel momento in cui le borse accennano a una risalita. I media ellenici hanno così commentato il primo dei due grandi avvenimenti di questi giorni, ovvero la conferma alla Casa Bianca:

“La rielezione di Barack Obama è senza dubbio una buona notizia per la Grecia e l’Europa in generale dal momento che il presidente americano ha più volte sostenuto il Paese al contrario di Mitt Romney, che non ha perso un’occasione per additare la Grecia come esempio da evitare”.

Fmi, Ue e Bce, intanto, controllano in continuazione i bilanci dell’Eurozona. Domani i rappresentanti della Troika, per effetto di questo piano, saranno a Cipro. Obiettivo: studiare un progetto atto a salvare l’Isola.
Ad annunciare la presenza del team di rappresentanza è lo stesso governo della capitala cipriota, Nicosia, nella persona del suo portavoce governativo Stefanos Stefanou..
”Venerdì ricominceranno i negoziati con l’obiettivo di assicurare un accordo sul programma di aggiustamento fiscale per un prestito a Cipro”.

Comuni in difficoltà economiche, Governo e maggioranza si scontrano

 Governo e maggioranza ancora contro sul decreto per ridurre gli stipendi dei politici negli enti locali.

La Camera propone il cancellamento di alcuni emendamenti che la Commissione Bilancio aveva approvato in assenza di adeguate coperture finanziarie.

Di contro l’assemblea ha optato per il rinvio del decreto. In commissione, però, non vi è stato alcun accordo. Oggi si ritorna in Aula per riparlarne.

Ordine del giorno: la contesa riprenderà con la richiesta della maggioranza all’indirizzo del Governo di giustificare il suo rifiuto con le relazioni della Ragioneria sugli emendamenti in discussione.

Il Governo è pronto a chiedere la fiducia.

Intanto, magra consolazione, Governo e maggioranza sono in sintonia per quanto concerne il salvataggio dei Comuni le cui sorti finanziarie sono fortemente in bilico. Molti sono i sindaci che hanno chiesto e ottenuto tale norma. Uno su tutti? Il “napoletano” Luigi De Magistris. Il capoluogo campano registra un buco di 850 milioni e il suo primo cittadino non sa dove trovarci. Messina, Catania e Parma versano nelle stesse condizioni di difficoltà.

Governo e maggioranza, pertanto, hanno cancellato le normative appena introdotte con i provvedimenti attuativi del federalismo fiscale che prospettavano, per fronteggiare il disagio, l’arrivo di un commissario, incaricato di agevolare il pagamento dei creditori e, in casi estremi, l’arrivo di nuove tasse per i cittadini, nonché l’ineleggibilità degli amministratori ritenuti responsabili.

L’economia è la prima sfida di Obama

Le prime parole del presidente Obama, dopo la schiacciante vittoria di stanotte sullo sfidante repubblicano alla Casa Bianca, sono state il meglio deve ancora venire.

Forse si stava riferendo proprio a se stesso, dato che ora, impossibilitato dalla legge americana a potersi ricandidare, può davvero fare tutte le riforme che non ha potuto affrontare finora per non perdere il suo favore politico. Le prime ed più importanti riforme del presidente Obama riguarderanno l’economia: si parla di fiscal cliff, di tasse, di mercato del lavoro e di energie rinnovabili.

La ricetta economica di Obama è un mix di ingredienti che potrebbero non piacere a molte fasce della popolazione americana, soprattutto quelle più agiate per le quali il presidente ha già previsto una maggiore pressione fiscale su quella fetta di popolazione dal reddito più alto, entrate che serviranno agli Stati Uniti a ridurre il peso del debito che grava sul rilancio della sua economia.

Riforme fiscali previste anche per risanare il mercato del lavoro: la proposta di Obama è quella di mettere in atto incentivi per quelle imprese, soprattutto multinazionali, che riporteranno la produzione all’interno del paese, strumento con il quale il presidente ritiene sia possibile creare un milione di nuovi posti di lavoro nel settore manifatturiero.

 

 

Esodati, dietrofront Fornero: fondi cancellati

 La Commissione Bilancio della Camera  ha bocciato l’emendamento in favore degli esodati, votato all’unanimità dalla Commissione Lavoro. Il Ministro Fornero, nella giornata di ieri, aveva promesso una copertura finanziaria. Oggi le cose sono cambiate.

Tale copertura avrebbe posto fine in maniera positiva al periodo di disagio vissuto da circa 10.000 lavoratori privati di reddito e pensione. La copertura, in verità, era stata trovata pensando a prelevare il 3% dei redditi su oltre i 150mila euro. Pdl e Udc, tuttavia, hanno risposto con un secco “No”.

Di nuovo punto e a capo: la decisione torna in mano al Parlamento. I relatori della Legge di Stabilità chiedono al Governo numeri ufficiali. Così Renato Brunetta:

“Non possiamo fare miracoli. Fornero ci deve dare dati esatti sulla platea. Solo così infatti si possono poi valutare le risorse necessarie”

Torna dunque in auge la diatriba inerente ai lavoratori che si sono licenziati o che avevano accettato di perdere il posto di lavoro facendo affidamento sulle possibilità di andare in pensione offerte dal Governo. Speravano nella riforma della Fornero, la quale non ha però mantenuto le promesse.

La situazione al momento: il Ministro Fornero è tra l’incudine e il martello. Governo e Parlamento sono al centro di un’accesa discussione. Ne viene fuori che Esecutivo e Ministero del Lavoro non hanno intenzione di accettare la proposta parlamentare di restaurare, riproponendole, le vecchie regole pensionistiche. Con tali norme 130.000 esodati erano stati “sistemati”. Di contro, però, il Parlamento non sa come trovare le risorse. L’emendamento, dunque, è attualmente fermo al palo.

 

La soluzione alla crisi è nelle infrastrutture

 Sono tanti i paesi europei in cui è stata data la precedenza alla produzione di energia elettrica attraverso fonti rinnovabili: partendo da questo fatto non si può che convenire sul fatto che, proprio questo settore, potrebbe essere quello che può portare l’Europa fuori dalla crisi.

Il metodo è semplice: basta investire nella ristrutturazione delle attuali reti elettriche per adeguarle al trasporto dell’energia prodotta dalle fonti rinnovabili. All’assemblea del Go 15 si è parlato di investimenti che dovrebbero aggirarsi intorno ai  700 miliardi di dollari da distribuire su 16 paesi, quelli in cui lo sviluppo delle energie rinnovabili è stato più massiccio, e nei quali, quindi, ha più senso intervenire in modo mirato.

Certo, si tratta di cifre piuttosto impegnative, che però possono portare a dei grandi profitti sul lungo termine. Infatti, la ricchezza prodotta attraverso le fonti di energia rinnovabili rischia di essere di spersa perché le attuali infrastrutture non sono adeguate alla sua distribuzione. Esemplare il caso dell’Italia: l’energia elettrica prodotta attraverso il fotovoltaico in larga parte si disperde a causa della rete troppo sovraccarica nei momenti di maggior produzione.

Interessante anche la proposta dell’Unione Europea che prevede, entro il 2020, la creazione di una rete interconnessa di distribuzione dell’energia, in modo da poter sfruttare al meglio la produzione dell’energia derivante dalle specifiche fonti rinnovabili di ogni paese membro.

Tributi erariali: +3,8%

 E’ il Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia ad annunciare l’aumento delle entrate erariali del periodo gennaio-settembre del 2012, rispetto alle cifre che sono state registrate lo scorso anno, con una percentuale del 3,8%.

In pratica, le entrate da tributi sono passate da 281.899 milioni di euro a 292.526 milioni.

Ad aumentare le imposte dirette (+6.359 milioni di euro), le ritenute dei lavoratori dipendenti pubblici (+0,6%) e dei dipendenti privati (+1,4). Il gettito IRES rimane sostanzialmente invariato (-0,3%).

Anche per le imposte indirette si rileva un sostanziale aumento (+4.268 milioni di euro), a parte per il gettito derivante dall’IVA per il quale si registra una lieve flessione, dovuta in modo particolare al calo delle importazioni e degli scambi nazionali.

Aumentata anche l’imposta di bollo, che registra un incremento record rispetto allo stesso periodo del 2011: un più 136,9%, che si deve alle imposte di bollo introdotte per conti correnti, strumenti di pagamento, titoli e prodotti finanziari a partire dalla seconda metà del 2011 e, soprattutto, all’anticipo dell’acconto sull’imposta, che si è sentito particolarmente sulle attività finanziarie scudate.

A fronte di questi aumenti, va registrata la flessione del gettito sul gas metano (-21,8%), dovuto al calcolo del conguaglio dell’anno precedente, riequilibrato, però, dall’aumento del gettito dell’imposta di fabbricazione sugli oli minerali (+23,5%) e sulle accise, aumenti decisi soprattutto per far fronte all’emergenza terremoto in Emilia Romagna.