Commodity, si spera nella contrazione dell’offerta per superare la crisi

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C’è al momento soltanto una speranza per il mercato delle commodity: una significativa contrazione dell’offerta. Se non si verificasse questa contrazione, in presenza di una domanda vacillante, il momento difficile per le materie prime potrebbe durare ancora a lungo

Durante il mese di settembre le commodity si sono stabilizzate dopo che diverse materie prime, come i metalli industriali, hanno toccato i minimi da inizio millennio. La crescita dell’offerta registrata dalle principali materie prime (metalli, commodity energetiche o agricole) continua a scombussolare l’andamento delle economie emergenti, la cui prosperità deriva proprio da queste esportazioni. L’intonazione estremamente accomodante emersa nella riunione del Federal Open Market Committee di settembre, evidenzia preoccupazioni legate alla situazione dei mercati emergenti. Se il governatore della Federal Reserve, Janet Yellen, è preoccupata dallo scenario di crescita di alcune delle principali determinati della domanda di commodity, allora dovremmo esserlo anche noi.

Nonostante non ci attendiamo un proseguimento del sell-off di materie prime, non riteniamo che nei prossimi mesi possa verificarsi un rimbalzo dei prezzi visto che l’eccesso di offerta su un ampio spettro di commodity si sta riducendo, ma molto lentamente. In vista dell’inizio del quarto trimestre 2015, riteniamo che la luce in fondo al tunnel per le commodity sia visibile solo assumendo una riduzione dell’offerta. Se la domanda non dovesse tornare a crescere, il tunnel è destinato ad allungarsi, lasciando solo un barlume di speranza.

Nonostante le notizie su oro e argento siano state prevalentemente negative, i due metalli rimangono le commodity con la migliore performance relativa. Nel corso dell’ultimo anno, l’indice Bloomberg, che misura l’andamento dei metalli preziosi, segna un calo inferiore al 10%, contro il circa -50% del comparto energetico e il -26% dei metalli industriali. Dal punto di vista dei produttori, le fluttuazioni valutarie hanno probabilmente ridotto il costo di produzione marginale garantendo una maggiore libertà di azione. Su queste basi, l’eventuale ripresa dei prezzi dell’oro, si dovrà basare su un cambio di attitudine tra gli investitori istituzionali come i gestori di fondi e gli Hedge Fund.

 

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