Conto corrente in rosso, le banche non possono applicare le commissioni sullo scoperto

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 Piccola vittoria per AltroConsumo che si è vista dare ragione dal Tribunale di Torino nella class action intentata contro Banca Intesa, rea di aver fatto pagare ai correntisti in rosso la commissione di massimo scoperto, vietata per legge nel 2009.

Banca Intesa, che era riuscita ad aggirare il divieto chiamando la commissione in altro modo, ovvero commissione per scoperto di conto, riuscendo così ad applicarla anche ai conti senza fido, dovrà ora rimborsare una parte dei correntisti che l’hanno pagata.

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Altroconsumo, pur dichiarandosi soddisfatta della vittoria ottenuta, ha voluto evidenziare come siano ancora presenti dei vincoli burocratici che impediscono ai consumatori di far valere i propri diritti.

La class action, infatti, pur essendo stata intentata da più di 100 correntisti che hanno pagato la commissione non dovuta sullo scoperto, ha portato al rimborso dell’importo per solo 6 persone per una questione burocratica: le firme degli altri aderenti non erano state autenticate da un notaio, e quindi, anche se l’autenticazione non è prevista per legge, il Tribunale di Torino non ha riconosciuto il rimborso.

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Il problema, evidenzia Altroconsumo, è che fare questa prassi dal notaio spesso è più costoso delle cifre che i correntisti si vedrebbero rimborsate in caso di vittoria, il che spinge molti a non partecipare.

L’associazione, comunque, sprona i correntisti che si sono visti addebitare cifre non dovute per lo scoperto del conto corrente a presentare l’istanza di rimborso  alla banca che ha applicato la commissione e, nel caso in cui l’istituto non dia risposte o se queste sono insoddisfacenti, a fare ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario.

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