Elezioni Turchia, le reazioni dei mercati

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Le prime reazioni del mercato al risultato delle elezioni in Turchia potrebbero essere non proprio positive a causa delle esperienze del passato.

 Eli Koen, head of Turkish Equities di Union Bancaire Privee puntualizza infatti che il Paese ha assistito a una crescita economica molto volatile, con boom e cali, tra il 1991 e il 2002, quando lo Stato era guidato da un governo di coalizione.

Dall’altro, la crescita economica è stata maggiore nei periodi caratterizzati da governi monocolore. Una coalizione, quindi, non sarebbe ben vista dai mercati in termini di prospettive economiche.

Inoltre, ci sarà incertezza laddove i membri della coalizione dovranno accordarsi su ogni emendamento della Costituzione per cambiare, in futuro, il sistema parlamentare della Turchia in uno presidenziale, fattore che suggerisce un referendum nei prossimi mesi.

Secondo Koen “il rallentamento economico della Turchia è stato uno dei principali motivi alla base del calo dei consensi per il Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp) di Erdogan. Pertanto, entrambi i partner della coalizione andrebbero meglio alle prossime elezioni, se riusciranno a rilanciare l’economia.  Dato che non sono previste elezioni per i prossimi quattro  anni, il governo di coalizione potrebbe avere il tempo, e una grande opportunità, per concentrarsi su riforme importanti che potrebbero risolvere problemi di lunga data, come un’inflazione persistente e un forte disavanzo delle partite correnti. La scelta di un team in grado di gestire l’economia del Paese sarà accolto positivamente dal mercato”.

L’economia turca ha riportato un tasso di crescita annuale composto del pil del 3,2% nei periodi di coalizione, tra il 1991 e il 2002, ma il Cagr è stato del 4,7% durante i governi monocolore, tra il 2003 e il 2014. L’economia turca, quindi, ha mostrato una crescita discreta sebbene volatile, anche nelle fasi di coalizione.

 

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