Cina, inflazione in down e Borse in rosso

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òe Borse asiatiche hanno fatto registrare un netto rosso, nella giornata di oggi. A Tokyo il Nikkei ha concluso la sessione odierna a  20.096,30 punti (-1,76%) colpito dall’indebolimento del dollaro sullo yen (-0,25% in una sola seduta), dopo che ieri il biglietto verde aveva toccato i massimi negli ultimi 13 anni.

E anche la prospettiva che gli Usa stiano pensando di nuovo a un aumento dei tassi a breve ha depresso ulteriormente l’indice nipponico.

Giù anche i listini cinesi, dopo i pessimi dati sull’inflazione, rasoterra,  e i prezzi della produzione alla fabbrica, ancora negativi. Alle ore 8 italiane, l’Hang Seng scambiava a -1,05%, Shanghai era in rosso per lo 0,99%.

La crescita dei prezzi in Cina è rallentata al +1,2% rispetto a un anno prima, era il +1,5% ad aprile, contro una previsione del governo di un +3% quest’anno. Obiettivo piuttosto lontano, tanto che gli economisti si domandano sempre più spesso se la seconda economia del mondo stia per entrare in un periodo di deflazione.

L’indice dei prezzi alla produzione a maggio è crollato del 4,6% anno su anno , copiando esattamente la situazione di aprile e andando oltre le previsioni degli esperti.

I prezzi alla produzione stanno scendendo ormai da 39 mesi consecutivi, cioè dal marzo 2012, a causa di una domanda interna sempre più debole e consumi al rallentatore. Questo, nonostante le continue manovre di intervento a sostegno dell’economia da parte del governo centrale e della Pboc.

In mattinata la Borsa di Tokyo ha perso l’1,76%, ai minimi di giornata scontando la debolezza dei listini europei e americani in scia all’incertezza sul futuro della Grecia nell’Eurozona e sul possibile rialzo dei tassi anticipato negli Usa da parte della Federal Reserve. Sul fronte delle materie prime l’oro è in rialzo sui mercati asiatici: il metallo con consegna immediata cresce dello 0,2%, a 1176,7 dollari l’oncia. Il prezzo del petrolio èin rialzo sulle speranze di maggiori stimoli all’economia in Cina alla luce dei dati sull’inflazione. Alla chiusura dei mercati del Vecchio continente, il Wti torna in area 60 dollari al barile e il Brent in area 65 dollari. L’oro è poco mosso sopra 1.175 dollari l’oncia.

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