Finti maghi e ministri del culto alle prese col Fisco

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 La Commissione tributaria regionale di Trieste è intervenuta sulla tassazione dei redditi non dichiarati dal ministro di un culto religioso che non è riconosciuto dall’ordinamento del paese.

► Gli interessi di mora sono più consistenti

La sentenza numero 66/08/2012 spiega che l’ufficio che, dopo diversi avvisi di accertamento, ha recuperato la tassazione sui redditi non dichiarati dal contribuente in questione, ha operato in modo legittimo. In realtà, il ministro del culto, che potrebbe anche un mago o un chiaroveggente, aveva contestato gli avvisi di accertamento emessi dalla Guardia di Finanza.

Le Fiamme Gialle, infatti, dopo una serie di indagini legate ai conti correnti bancari intestati al contribuente, avevano esaminato una serie di movimenti finanziari, legati a più anni d’imposta, che non corrispondevano al reddito dichiarato al fisco dal contribuente, che, tra l’altro, percepiva il trattamento pensionistico minimo.

► Anche se non c’è il difensore ci si può informare

La Guardia di Finanza ha quindi accusato il ministro del culto di omissione nella presentazione delle dichiarazioni fiscali. per la cronaca, “l’imputato”, era anche risultato proprietario di un terreno e di un fabbricato, usato come luogo di culto. In questo fabbricato, per esempio, erano distribuite bottiglie d’acqua considerata benedetta e ricavata da un pozzo che il contribuente aveva scavato in quella proprietà.

Molto importante, oltre all’analisi dei conti correnti, anche quella del sito internet del luogo di culto, in cui, tra i servizi, s’indicava anche quello di “chiaroveggenza”. La contestazione si è basata sull’indicazione delle somme incriminate come proventi di una libera donazione dei fedeli. La spiegazione non ha convinto la Finanza.

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