I 5 casi in cui non si può pagare in contanti

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L’uso dei contanti è stato ridotto moltissimo e l’obiettivo di passare quasi completamente alla moneta elettronica è dovuto al fatto che c’è un maggiore controllo della ricchezza delle persone e quindi si possono tracciare entrate e uscite dei cittadini stanando gli evasori con maggiore facilità. 

Ci sono oggi almeno 5 casi in cui non è possibile pagare in contanti. Proviamo a ricordarli di seguito:

Pagamenti in contanti, la soglia non vale per gli stranieri

  1. per i trasferimenti di denaro che superano i 1000 euro, non si possono spostare cifre uguali o inferiori a mille euro in qualsiasi valuta; nessuno può farlo, nemmeno se si opera con libretti postali e bancari. C’è anche il divieto di frazionare la spedizione aggirando in modo poco limpido la legge;
  2. per il pagamento delle pensioni che se sono superiori o uguali a 1000 euro non possono più essere ricevute in contanti ma devono essere accreditate su un conto corrente oppure su una carta prepagata;
  3. per il pagamento con gli assegni bancari o postali che a partire dai 1000 euro devono riportare la dicitura “non trasferibile” per essere incassati dall’intestatario dell’assegno, mentre se ci sono assegni trasferibili allora la banca può richiedere il pagamento di un bollo d’imposta di 1,5 euro;
  4. per il pagamento degli affitti visto che i canoni di locazione per immobili ad uso abitativo devono essere documentati da una ricevuta che ne attesti il pagamento e sono proibiti in contanti dai 1000 euro in su;
  5. per i pagamenti extraeuropei che magari interessano i commercianti i quali, possono accettare pagamenti superiori ai 1000 euro e fino a 15.000 euro ma devono darne comunicazione all’Agenzia delle Entrate.

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