I salari aumentano più della produttività in Italia

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La nota 13 del 2015 firmata dal Centro Studi di Confindustria mette in evidenza una particolarità del sistema produttivo italiano dove la produttività, per l’appunto, è cresciuta meno dei salari. Il riferimento è agli ultimi tre anni e ai salari reali

In Italia il potere d’acquisto delle buste paga è migliorato tra il 2000 e il 2014. Le retribuzioni lorde per unità di lavoro sono aumentate del 6,5% più dell’ incremento dei prezzi al consumo, con una variazione media annua dello 0,5%. Nel solo manifatturiero sono salite del 17,6% reale, +1,2% annuo. Incrementi ben superiori a quelli registrati dalla produttività.

Contratti, retribuzioni in lieve aumento

L’ultima tornata contrattuale ha determinando nel settore manifatturiero una crescita delle retribuzioni reali pari al 4,6% nel triennio 2013-15, essendosi basata su previsioni di inflazione che si sono rivelate molto più alte di quella effettiva.

Nei prossimi mesi però si dovrà affrontare un nodo cruciale del mercato del lavoro: l’extra-costo annuo per le imprese che è di 4,1 miliardi e comporta una netta riduzione della competitività, che indebolisce i bilanci aziendali e abbassa il PIL e l’occupazione.

La soluzione è nel recupero dello scostamento tra inflazione prevista e inflazione effettiva e nel legame che deve essere stabilito tra dinamiche retributive e produttività. Dagli inizi degli anni Duemila il sostenuto andamento delle retribuzioni ha spinto in alto la quota del valore aggiunto che va al lavoro. Ciò ha causato una forte erosione dei margini di profitto che scoraggia gli investimenti, il cui minor livello indebolisce la crescita, anche futura.

La questione salariale, come spiega il Centro Studi di Confindustria, cioè una dinamica delle retribuzioni ritenuta insoddisfacente, va ricondotta all’arretramento del reddito prodotto dal Paese e alle maggiori tasse. Non c’è stata, infatti, alcuna penalizzazione del fattore lavoro, che anzi è uscito rafforzato nella distribuzione del valore aggiunto. Il reddito da lavoro è l’unico ad aver tenuto durante la crisi, mentre tutte le altre forme di guadagno hanno subito pesanti diminuzioni.

 

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