Disoccupazione, impennata di richieste: oltre 1 milione nei primi 7 mesi del 2022

Se si osservano i dati sul lavoro registrati dall’INPS negli ultimi mesi, è impossibile non notare come il problema della disoccupazione stia diventando sempre più concreto.

Disoccupazione: numeri in forte crescita

Dai dati dell’Osservatorio Inps è emerso che nei primi sette mesi del 2022 c’è stato un aumento del 21,7% delle richieste di disoccupazione (NASpI e Dis-Coll) rispetto allo stesso periodo del 2021. L’Istituto ha infatti ricevuto 1.174.675 di nuove richieste.

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Black Friday 2021 di Amazon a rischio: possibile sciopero il 26 novembre

Potrebbe essere a rischio il Black Friday 2021 di Amazon, considerando le voci sugli scioperi che si rincorrono in questi giorni. Confezioni di Amazon a rischio blocco nel giorno del Black Friday . Venerdì 26 novembre, in occasione della giornata dei maxi-sconti prima di Natale, i corrieri dipendenti delle aziende iscritte ad Assoespressi che consegnano in Italia per conto del colosso della logistica hanno infatti decretato uno sciopero nazionale.

Black Friday 2021

Lavorare per Amazon in Italia sarà più facile a breve

Il 2021 sarà un anno caldissimo per tutti coloro che ambiscono a lavorare per Amazon qui in Italia, considerando il fatto che il colosso ha deciso di estendere in modo significativo la propria forza lavoro qui da noi nei prossimi mesi. Amazon.com Inc. aggiungerà 3.000 posti di lavoro a tempo indeterminato in Italia entro la fine dell’anno tra i piani per aumentare le sue operazioni nel nord del paese poiché i consumatori si affidano sempre più a Internet per i loro acquisti.

Lavorare per Amazon

Avv. Borrelli: fondamentale rivolgersi ad un legale prima di costituire una startup

L’avvocato esperto e specializzato in startup è una figura fondamentale sia all’inizio sia dopo che la startup ha già preso forma.

Il legale deve fare un’attenta valutazione dei rischi possibili in merito alla situazione, valutare – insieme a chi fonda la società – quali rapporti intrattenere con gli investitori e stabilire quale sia l’occasione migliore per stilare un accordo con loro.

La startup è a tutti gli effetti un’impresa. Per conferirle un’esistenza giuridica deve essere seguita la procedura prevista dal nostro ordinamento per aprire una qualsiasi impresa a partire dalla scelta della forma giuridica.

“La consulenza – spiega l’avvocato Paolo Borrelli, fondatore dello Studio Legale Borrelli – va adattata in base alle esigenze specifiche di ciascuna realtà. Bisogna fornire un’architettura legale ad hoc, ogni realtà è a sé e bisogna aiutarla a costruire il miglior modello societario”.

L’avvocato Borrelli sottolinea che “bisogna rivolgersi a uno studio legale prima ancora di costituire la startup”.

“Il team con un’idea – ha aggiunto – può trovare nel legale un valido aiuto per capire la fattibilità del progetto rispetto all’ordinamento; può identificare la forma societaria più adatta e sopratutto se ci sono già degli investitori, occuparsi della negoziazione con gli stessi”.

Lo Studio legale Borrelli si avvale di un team multidisciplinare di professionisti in grado di affrontare con efficacia situazioni estremamente complesse e risolvere problemi che richiedono un approccio innovativo. Assiste imprese industriali e commerciali, nella strutturazione e nell’attivazione di ogni operazione societaria a carattere straordinario. Si occupa anche di operazioni straordinarie, acquisizioni e startup.

“Consulenza legale e startup – aggiunge Borrelli – sono concetti che costituiscono un binomio che oggi rappresenta un fattore chiave in modo da creare i presupposti per il lancio di un’impresa caratterizzata da innovazione, che per sua natura, si distingue da imprese già affermate”.

Anche per le startup online occorre tuttavia seguire un iter preciso e rispettare determinate norme di legge. Ecco perché anche in questo caso è bene poter contare su un’assistenza legale consolidata.

Piemonte: l’ospedale di Verduno diventa ‘Covid Hospital’

L’ospedale di Verduno, in provincia di Cuneo, è stato un centro di riferimento di tutto il Piemonte per l’emergenza coronavirus.

La struttura era ancora in fase di completamento e l’apertura era in programma a fine maggio, ma in piena emergenza Covid-19 c’è stata una accelerazione dei lavori e il 30 marzo il nuovo ospedale era già in funzione e ha ospitato i primi pazienti positivi.

La Direzione Lavori guidata da AICOM, società di ingegneria privata, ha lavorato intensamente, con il supporto di tutti gli stakeholder interessati, per garantire lo start up operativo dell’Ospedale nel rispetto del progetto e della normativa vigente.

“L’attività – è il commento di AICOM – è stata particolarmente complessa in quanto il progetto è stato adeguato alle nuove norme nazionali ed europee, tra cui adeguamento del lay-out sanitario agli attuali requisiti minimi strutturali; adeguamento alla normativa sismica e alle nuove norme del settore impiantistico”.

Il complesso ospedaliero, di otto piani, è costruito su un’area di 220.000 mq per un totale 3.200 ambienti e 1.020 posti auto ed ha una superficie coperta complessiva di circa 110.000 mq. I posti letto predisposti in fase di emergenza sono stati circa 30 in terapia intensiva e circa 130 in sub-intensiva, con potenzialità di ampliamento.

La Regione Piemonte ha messo in campo tutte le energie e le professionalità per garantire l’apertura in tempi brevissimi dell’Ospedale.

Il nuovo complesso ospedaliero dispone di tutte le più moderne ed innovative soluzioni tecnologiche: è dotato di un sistema di trasporto automatizzato pesante (AGV) a guida laser per la movimentazione di materiale sanitario, pasti, stoviglie, lenzuola dai magazzini centrali ai reparti ospedalieri ubicati ai vari livelli attraverso i montacarichi. Questo consente al personale di trascorrere più tempo con i pazienti.

La struttura è stata realizzata grazie alla grande generosità degli imprenditori e dei cittadini di Langhe e Roero che, attraverso la Fondazione nata per il nuovo ospedale, hanno investito milioni di euro e lavoro perché potesse essere finalmente completata.

Soddisfazione di Fincantieri per il completamento “in sicurezza” del nuovo ponte di Genova

Il completamento del nuovo Ponte di Genova ha riempito di orgoglio tutta l’Italia. Si tratta di un’opera lunga i 1.067 metri e realizzata in un anno. Grazie a questo nuovo viadotto è stato possibile ricongiungere di nuovo i tronconi della A10, interrotti il 14 agosto del 2018 dal disastroso crollo del ponte Morandi.

Le utilizzate 17.400 tonnellate d’acciaio utilizzate per la sua costruzione, sono state forgiate negli stabilimenti Fincantieri di tutta Italia e hanno visto al lavoro più di 800 persone.

In una intervista rilasciata al “Il Secolo XIX”, l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono in merito alla tempistica sostiene: “È vero: fare le cose per bene dovrebbe essere la normalità, e lo è per molti. Guardiamo cosa stanno facendo in questo momento tutti i professionisti della sanità. Certo, curare le persone è la loro responsabilità, ma siamo senza parole per lo spirito di abnegazione e per la cura verso il prossimo con cui lo stanno facendo”.

“Il miracolo – prosegue – non è stato fare bene il ponte, ma farlo rapidamente, senza per questo venir meno agli standard di qualità e di sicurezza. È stato necessario semplificare le procedure ordinarie e affidarsi a una azienda solida come la nostra, che ha un patrimonio di risorse gestionali, ingegneristiche e tecnologiche in grado di sostenere questa e altre responsabilità. La costruzione di navi non lascia spazio a nemmeno un giorno di ritardo”.

Proprio nel settore della cantieristica navale Fincantieri è il più importante e complesso cantiere navale d’Europa e il 4º del mondo. Solo nel 2019, come ha dichiarato l’Amministratore delegato, Fincantieri ha consegnato 26, tra cui 8 tra navi da crociera ed expedition cruise, e 3 navi militari, oltre ad averne varate altrettante per la Marina militare italiana.

“Questi standard operativi traslati nella realizzazione del ponte – dice Bono – hanno fatto gridare al miracolo in un paese abituato ad aspettare anni e anni per il compimento di infrastrutture strategiche”.

“Un’opera simile – aggiunge – è di per sé stessa molto complessa, ma non ci sono stati aspetti che ci hanno messo in difficoltà. Abbiamo fatto fronte a imprevisti e rallentamenti esogeni, dall’attesa delle aree dove è stato demolito quel che rimaneva del Morandi al maltempo, che talvolta ha impedito di effettuare determinate lavorazioni o ha influenzato il ritmo dei trasporti via mare dallo stabilimento di Stabia e, non ultima, l’emergenza pandemica. In ogni caso, ogni giorno, si è lavorato per far sì che nessuno di questi elementi incidesse sui tempi di realizzazione”.

Il ponte di Genova può essere un esempio per far ripartire le opere in Italia e realizzarle in tempi brevi. Su questo Giuseppe Bono precisa: “Le regole, nella maggior parte dei casi, nascono con un buon intento. Tutte devono però confrontarsi con la realtà su cui vanno a incidere. Guardiamo alla disciplina europea sulla concorrenza: quand’è nata era ispirata a principi condivisibili, ora rischia di essere un ostacolo alla nascita dei campioni industriali europei, un handicap sul piano geo-economico per l’intero continente”.

“Quello che stiamo vivendo in queste settimane – aggiunge – ci ha insegnato cosa significa per un paese la mancanza di produzioni strategiche. Il modello Genova è stato testato sul campo, in condizioni straordinarie, e indica la strada da seguire per semplificare, anche in situazioni più ordinarie”.

L’attività di Fincantieri ha dato chiara prova che il Gruppo si sta affermando anche in settori che non fanno parte della navalmeccanica e su questo la risposta di Bono è stata: “Se un gruppo industriale solido come il nostro sviluppa con serietà e competenza nuove tecnologie, ha poi la possibilità di esportarle in altri settori. E’ quello che abbiamo fatto con l’acciaio, dalle navi alle infrastrutture, e anche con le tecnologie del ponte: sensori, robotica per la manutenzione, pannelli fotovoltaici che lo alimentano, tutti sistemi sviluppati a chilometro zero dalle nostre controllate genovesi Seastema e Cetena”.

Coronavirus, le offerte di lavoro più urgenti

In un momento di grande emergenza come quello che si sta vivendo a causa della pandemia di Coronavirus, vi sono delle figure che vengono ricercate con molta veemenza da enti e società: vediamo insieme quali sono le offerte di lavoro più urgenti.

Fincantieri: continua l’impegno per il nuovo ponte di Genova

Varata l’ultima maxi-campata da 100 metri che ha portato il nuovo ponte di Genova a scavalcare la ferrovia.

La costruzione di tutto l’impalcato in acciaio, con lo sviluppo delle sue componenti tecnologiche, è stata affidata a Fincantieri Infrastructure e alle società del gruppo Fincantieri.

In poco più di un mese l’infrastruttura progettata da Renzo Piano ha raggiunto circa 800 metri di lunghezza delle campate, quasi l’80% dell’intera struttura, per 6.000 tonnellate d’acciaio lavorato e modellato negli stabilimenti del gruppo Fincantieri.

Le operazioni per portare quest’ultima imponente campata del peso di 1.800 tonnellate a oltre 40 metri di altezza sono iniziate sabato e, fra attività propedeutiche e sollevamento vero e proprio, hanno richiesto circa 48 ore e il lavoro di una squadra di quasi 50 persone.

Il loro impegno è simboleggiato da una foto con la scritta: “Noi al lavoro per Genova e per l’Italia”, seguita dall’hashtag #VOISTATEACASA.

L’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, dopo il varo della maxi-campata ha dichiarato: “Un risultato importante nel percorso che porta verso il completamento del nuovo ponte e che vogliamo dedicare a tutto il Paese, che oggi fronteggia un’emergenza senza precedenti, seconda solo al periodo post bellico. Fincantieri metterà a disposizione tutte le proprie competenze affinché questo sforzo sia produttivo nel più breve tempo possibile, e nell’immaginare con tutte le persone responsabili il nuovo modello di sviluppo economico che ne dovrà derivare”.

“Una volta ancora dobbiamo ringraziare tutti i nostri tecnici e operai – ha proseguito – che con il loro saper fare e con spirito di abnegazione hanno permesso al cantiere di restare operativo, rispettando gli obiettivi fissati, in un contesto sfidante per la loro salute, che continueremo a tutelare in ogni modo e ad ogni costo, perché prioritaria e imprescindibile”.

Come la precedente maxi-campata, anche questa, per mole e posizione, ha richiesto il coordinamento di attività complesse, che sono state realizzate dai tecnici e dai saldatori di Fincantieri Infrastructure, che hanno adottato ulteriori misure di sicurezza per far fronte alla grave emergenza sanitaria che condiziona il Paese.

In linea con le azioni specifiche messe in campo da Fincantieri in relazione all’emergenza Covid-19: assicurazione sanitaria integrativa ad hoc per tutti i dipendenti e chiusura dei propri stabilimenti, con l’impegno di riprendere le attività solo quando sarà possibile garantirne lo svolgimento nella piena sicurezza dei lavoratori.

Un approccio come sempre sobrio, responsabile, improntato al fare, prima che al dire.

Prosegue quindi lo sforzo del Gruppo, leader mondiale nella navalmeccanica e prima azienda della città, che è impegnato nella costruzione del nuovo Ponte di Genova nel duplice ruolo di socio e affidatario per un valore pari al 70% dell’intera commessa.

Uilm: corretto e coraggioso il comportamento di Fincantieri di fermare attività

Fincantieri aveva deciso di fermare l’attività su tutto il territorio nazionale dal 14 al 29 marzo prima ancora del Decreto ‘Cura Italia’, prima ancora che venisse introdotta la cig per l’emergenza coronavirus. Una decisione condivisa dalla Uilm, che reputa il comportamento di Fincantieri “corretto e coraggioso” nonostante la preoccupazione per la situazione del Paese.

“Chiediamo all’azienda – afferma il segretario generale Uilm Rocco Palombella – di continuare a rappresentare, nonostante la grave crisi, un punto di riferimento nella salvaguardia di migliaia di posti di lavoro e in uno dei settori fondamentali per il nostro Paese”.

“Mentre la situazione del Paese continua ad aggravarsi – osserva il leader dell’Unione italiana lavoratori metalmeccanici -, con oltre quarantamila persone contagiate e oltre tremila morti in un mese, superando perfino i decessi della Cina, e il sistema produttivo al collasso che rischia una fermata generalizzata, non è il momento di polemiche assurde”.

“Fincantieri – aggiunge -, fin dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, è stata immediatamente disponibile a fermare tutti i cantieri italiani dal 14 al 29 marzo, salvaguardando gli oltre 9mila dipendenti e i circa 18mila lavoratori di tutto il complesso sistema degli appalti, senza nemmeno attendere, come hanno fatto molte altre, che il Decreto ‘Cura Italia’ introducesse la cig per Covid-19, che come noto non ha nessun costo per le imprese, essendo a totale carico dell’Inps, e comporta una decurtazione per il salario dei lavoratori pari a circa 200 euro per 15 giorni. Fincantieri, invece, si è fatta carico di anticipare il periodo di fermata con una retribuzione piena chiedendo il piccolo sacrificio di modificare il normale programma delle ferie annuali”.

Secondo Palombella: “La decisione di Fincantieri di fermare le attività fino al 29 marzo era basata sulla speranza di ritorno alla normalità entro quella data e quindi della necessità di non perdere le scadenze degli ordini. Purtroppo la situazione nel frattempo è precipitata e non sappiamo ancora quali saranno le conseguenze sul mercato del turismo, ma anche sulla cantieristica e crocieristica, e sulle migliaia di lavoratori interessati”.

La richiesta che la Uilm avanza a Fincantieri è “di intervenire con tutti gli strumenti che riterrà opportuno per contribuire a risolvere questa drammatica situazione insieme alle organizzazioni che stanno combattendo in prima linea contro l’emergenza, continuando ad avere un approccio costruttivo nel rispetto delle migliaia di lavoratori che rischiano gravi conseguenze”.

“Al contempo – sottolinea in una nota Palombella – riteniamo non solo stucchevole ma addirittura assurda la preoccupazione di qualcuno, che in questi giorni tragici per l’Italia continua a preoccuparsi solo della programmazione delle ferie estive. Diciamo a costoro di tornare alla realtà, perché altri e ben più gravi problemi attanagliano oggi i lavoratori italiani, problemi che come sindacato dobbiamo contribuire a fronteggiare, facendo fronte comune”.

Conad, a rischio 817 posti di lavoro

Una messa in mobilità imponente quella che coinvolge Conad e gli ex punti vendita di Auchan da essi acquisiti: è stato infatti deciso il licenziamento di ben 817 persone. Esuberi che potrebbero crescere con i mesi.